OPERE

 

Parte prima

Le forze dell’elettricità artificiale nel movimento muscolare

Volendo rendere utili le cose che mi capitò di scoprire, dopo molti esperimenti e non lievi fatiche, sui nervi e sui muscoli, affinché le proprietà nascoste dei muscoli e dei nervi fossero, se possibile, chiarite, e noi ne potessimo con più sicurezza curare le malattie, niente mi sembrò più adatto, per realizzare un desiderio di questo genere, che divulgare queste stesse scoperte, di qualunque valore esse fossero.
Infatti gli uomini dotti e saggi potranno, leggendo i nostri scritti, non solo sviluppare queste scoperte con le loro meditazioni e i loro esperimenti, ma anche raggiungere quei risultati che noi tentammo e forse non riuscimmo a raggiungere.
Eppure desideravo pubblicare un´opera, se non perfetta e di valore assoluto, cosa che forse non avrei mai potuto fare, almeno non rozza e incompiuta; ma poiché capivo che né tempo, né studi, ne forze d´ingegno mi soccorrevano per assolvere tale compito, preferii venir meno al mio pur giustissimo desiderio piuttosto che rinunciare all´utilità che avrebbe potuto derivare dalla pubblicazione delle mie osservazioni.
E così mi sembrò che avrei fatto un´opera di un qualche valore se avessi esposto una storia breve ed accurata delle mie scoperte, nell´ordine e nel modo in cui in parte me le offrirono il caso e la fortuna, in parte me le svelarono lo zelo e la scrupolosità, non tanto perché fosse attribuito più merito a me che alla fortuna, o alla fortuna più che a me, ma per fare un po´ di luce a coloro che volessero proseguire per questa via di sperimentazione, o almeno per soddisfare un onesto desiderio dei dotti, che sono soliti dilettarsi dell´origine e del fondamento di quei fenomeni che nascondono in sé qualche novità.
Aggiungerò alla descrizione degli esperimenti alcuni corollari, alcune congetture e alcune ipotesi, con l´intenzione di spianare la strada a chi volesse intraprendere nuovi esperimenti; se non possiamo giungere alla verità, almeno si apra un qualche spiraglio verso di essa.
Tutto cominciò così.

Dissecai una rana e la preparai come nella figura W Tav. 1 e la collocai, avendo in mente tutt´altra cosa, su un tavolo sul quale era posata una macchina elettrica (Fig. I, tav. 1); la rana non era in contatto col conduttore della macchina, anzi, ne era separata da una distanza non piccola. Mentre uno dei miei collaboratori per caso accostava (molto leggermente) la punta di una lancetta ai nervi interni crurali di quella rana (DD) subito si videro contrarsi tutti i muscoli dell´arto, cosicché sembravano essere caduti in violente convulsioni toniche. Ad un altro, che ci aiutava quando facevamo esperimenti sull´elettricità, sembrò che questo accadesse quando scoccava la scintilla dal conduttore della macchina (Fig. 1 B). Mentre io preparavo altri esperimenti e riflettevo tra me, egli, stupito per la novità, mi avvertì della cosa. Allora io fui preso dal vivo desiderio di ripetere l´esperimento e di scoprire la causa nascosta del fenomeno.
Perciò avvicinai io stesso la punta della lancetta all´uno o all´altro nervo crurale, mentre uno dei presenti faceva scoccare la scintilla. Il fenomeno si verificò esattamente nello stesso modo. Esattamente nello stesso momento in cui scoccavano le scintille, si manifestavano contrazioni fortissime in tutti i muscoli degli arti, proprio come se l´animale preparato fosse stato colpito dal tetano.
Ma temendo che quegli stessi movimenti nascessero dal contatto della punta, che poteva agire come stimolo, più che dalla scintilla, toccai di nuovo con lo stesso sistema gli stessi nervi in altre rane, ed anche con più forza, senza che qualcuno in quel momento suscitasse alcuna scintilla: non fu osservato alcun moto. Quindi pensai tra me che forse, per provocare il fenomeno, erano necessari sia il contatto di un qualche corpo sia lo scoccare della scintilla. Per questo accostai di nuovo ai nervi la punta della lancetta, e la tenni ferma, sia quando scoccava la scintilla sia quando la macchina era completamente ferma. Il fenomeno si manifestò solamente allo scoccare della scintilla.
Ripetemmo l´esperimento, usando sempre la stessa lancetta: però, non senza nostra meraviglia, qualche volta, allo scoccare della scintilla, i movimenti che avevamo osservato si manifestavano, qualche volta mancavano.
Colpiti dalla stranezza della cosa, decidemmo di tentare l´esperimento con metodi sempre diversi, continuando ad usare la stessa lancetta, per trovare, se era possibile, la causa di quella inaspettata differenza; e questa nuova fatica non fu inutile; scoprimmo infatti che la cosa era da attribuirsi alla parte per la quale tenevamo la lancetta tra le dita: infatti, avendo la lancetta un manico d´osso, mentre si teneva in mano quel manico, pur scoccando la scintilla, non si verificava alcun movimento; i movimenti invece si verificavano se si appoggiavano le dita o alla lamina metallica o ai chiodini di ferro che fissavano la lamina della lancetta.
E così, poiché le ossa (quando sono asciutte) hanno una natura idioelettrica mentre le lamine metalliche e i chiodi di ferro hanno una natura conduttrice o, come dicono, anelettrica, cominciammo a sospettare che accadesse che quando toccavamo con le dita il manico d´osso fosse chiusa ogni via al fluido elettrico, in qualunque modo esso agisse nella rana, e fosse invece aperta quando toccavamo la lamina o i chiodi che erano a contatto con essa.
Per eliminare ogni dubbio, usammo ora una bacchetta di vetro (H, fig. 2)completamente asciutta e pulita da ogni pulviscolo, ora una bacchetta di ferro G; con la bacchetta di vetro non solo toccavamo i nervi crurali, ma quasi li sfregavamo nel momento in cui scoccava la scintilla: il fenomeno, nonostante il nostro zelo, non si verificò mai, anche se si facevano scoccare dal conduttore della macchina, a poca distanza dall´animale, scintille frequenti e forti; il fenomeno si verificò, invece, quando si usava la bacchetta di ferro, appoggiandola anche leggermente agli stessi nervi, anche se si facevano scoccare scintille di piccola entità.
Risultò quindi evidente che erano vere le cose che avevamo sospettato e che era necessario che, perché si verificasse il fenomeno, venisse a contatto con i nervi un corpo conduttore. Tuttavia, poiché nel nostro esperimento erano implicati sia il corpo conduttore con il quale i nervi erano toccati, sia l´uomo che li toccava, accostammo agli stessi nervi la bacchetta di ferro G, senza però tenerla tra le mani, affinché risultasse evidente, in questo modo, se il fenomeno fosse da ascrivere all´uomo e alla bacchetta di ferro o a questa soltanto. Disposte così le cose, allo scoccare della scintilla, non si verificò alcun moto muscolare. Usammo poi un filo molto lungo (KK, fig. 2) al posto della bacchetta, per vedere se quello suppliva in qualche modo alla mancanza dell´uomo oppure no: ed ecco di nuovo le contrazioni muscolari allo scoccare della scintilla. Osservato ciò ci fu chiaro che il manifestarsi del fenomeno richiedeva non solo che fosse appoggiato ai nervi un corpo conduttore ma anche che esso avesse una certa grandezza ed estensione.
Ci sia concesso chiamare, d´ora in poi, non per brevità ma per chiarezza, "conduttore dei nervi" un conduttore di questo tipo.
Collegavamo poi ad una estremità di questo conduttore una rana, attraverso un piccolo uncino infisso nel midollo spinale di questa (fig. 2) e collocavamo in direzione della macchina ora la rana, ora il conduttore, cosicché la rana fosse ora vicina, ora lontana dalla macchina e soprattutto in modo che ora le zampe ora i nervi preparati fossero rivolti verso la macchina e il conduttore fosse ora davanti ora dietro: nondimeno le contrazioni si manifestavano sempre nello stesso modo.
Indagammo poi se il fenomeno si ottenesse in animali preparati, posti in un luogo lontano dalla macchina, usando a questo scopo lunghissimi conduttori dei nervi. Si dedusse che, usando un filo di ferro lungo cento o più braccia, benché l´animale si trovasse a tanta distanza dalla macchina, tuttavia, allo scoccare della scintilla, le contrazioni muscolari si manifestavano. Facemmo la prova in questo modo. Sospendemmo il filo di Ferro EE (fig. 3) con dei fili di seta e, come dicono i fisici, lo isolammo. Legammo, sempre con fili serici, una delle estremità ad un chiodo F infisso nel muro e portammo l´altra estremità in diverse stanze, lontano dalla macchina per quanto lo consentiva la lunghezza del filo; unimmo a questa estremità, nel punto C, un altro filo di ferro B , all´estremità del quale era appesa la rana; per comodità chiudemmo la rana in un vaso di vetro A, il fondo del quale era riempito con una materia conduttrice, come per esempio acqua o pallini di piombo da caccia (con i quali l´esperimento aveva miglior successo). Fatta poi scoccare la scintilla dal conduttore della macchina, la rana sezionata, pur a così grande distanza, mirabilmente si muoveva e quasi saltava. Lo stesso accadeva se la rana, tirata fuori dal vaso di vetro, veniva appesa nello stesso modo al conduttore EE e lo stesso fenomeno si manifestava più prontamente se si accostava alle zampe della rana un corpo conduttore che toccasse terra.
Condotto l´esperimento con un conduttore isolato, sperimentammo che cosa accadeva con un conduttore non isolato. Per questo legammo lo stesso filo di ferro EE a diversi cardini delle porte delle stanze della nostra casa, che erano sei, avendo allestito le altre cose come prima. Allo scoccare della scintilla si verificarono nella rana preparata delle contrazioni, minori, ma di una certa entità.
Viste queste cose, ci piacque anche sperimentare se la forza di quell´elettricità agisse in tutte le direzioni, e circolarmente, come era probabile credere.
Disposti diversi conduttori dei nervi in circolo intorno al conduttore della macchina, a non poca distanza da quella, appesa una rana preparata a ciascun conduttore e fatta scoccare la scintilla, non di rado, con uno spettacolo davvero divertente, le rane si muovevano tutte nello stesso istante, soprattutto quando un corpo conduttore, come nell´esperimento precedente, era accostato alle zampe di ogni rana e particolarmente se questo corpo conduttore era in contatto con la terra, cosa che si otteneva facilmente se si attaccava alle zampe di ogni rana un lungo filo metallico, o se le rane erano toccate con le dita.
Inoltre, l´avere scoperto la necessità o l´utilità di corpi conduttori che toccassero le zampe delle rane, fece nascere in noi il desiderio di intraprendere altri esperimenti su questo fatto: al termine di questi esperimenti risultò che, per suscitare le contrazioni, corpi conduttori accostati ai muscoli delle rane talvolta bastavano addirittura da soli, senza l´impiego di conduttori dei nervi, e di certo giovavano non poco, e la loro utilità era tanto più grande quanto più essi erano grandi, quanto più potere conduttore avevano, e soprattutto se erano in comunicazione con la terra; avevano però pochissimo potere in confronto ai conduttori che eravamo soliti accostare ai nervi. Chiameremo d´ora in poi questi conduttori "conduttori dei muscoli" per distinguerli facilmente dai conduttori che abbiamo detto "dei nervi".
Vedemmo poi che nessuna contrazione si manifestava allo scoccare della scintilla, benché avessimo collegato il conduttore ai muscoli, se il conduttore dei nervi, portato lontano dalla macchina, era interrotto da un qualche corpo coibente, ad esempio se era appositamente fatto in parte da una sostanza conduttrice, per esempio metallica, in parte da una sostanza coibente, ad esempio vitrea o resinosa, o serica; lo stesso accadeva se il conduttore B (fig. 3) non era unito al conduttore EE nel punto C ma era sospeso al laccio di seta D; prova nuova, certamente e non dubbia, dell´elettricità che scorre attraverso conduttori di questo tipo. Tentammo l´esperimento con il conduttore non solo intercettato ma anche del tutto interrotto, pur avendo collocato le estremità del conduttore interrotto ad una distanza minima fra loro. Il fenomeno fu assolutamente assente. Ma volemmo intercettare con un altro sistema il percorso libero dell´elettricità attraverso un conduttore: ponemmo cioè su un piano coibente un animale preparato; non unimmo, però, il suo conduttore dei nervi con i nervi o con il midollo spinale, come facevamo prima, ma lo disponemmo sullo stesso piano cosicché la sua estremità fosse distante da nervi e midollo un certo numero di linee, talvolta addirittura un pollice; allo scoccare della scintilla le contrazioni si manifestarono, e si manifestarono anche quando gli arti erano posti su un piano conduttore e i nervi invece su un piano coibente alla stessa distanza, o quando questi stessi nervi erano tenuti sospesi tra le mani o infine quando si usava un conduttore dei nervi corto o lungo e di conseguenza l´animale era vicino o lontano dalla macchina; invece le contrazioni mancavano del tutto se i nervi e il loro conduttore (da essi separato, come prima) si trovavano su un piano conduttore.
Né tralasciammo di indagare se questa stessa elettricità, di qualunque natura essa fosse, pervadendo liberamente non la superficie dei conduttori ma soltanto la sostanza, suscitasse ugualmente le contrazioni delle quali abbiamo spesso parlato. Perciò coprimmo e avvolgemmo per bene di materia coibente, ad esempio di cera normale o per sigilli o di pece, un filo di ferro, che faceva da conduttore dei nervi, tralasciando solo le estremità. Allo scoccare della scintilla le contrazioni si manifestarono come in un conduttore libero.
Studiati questi fenomeni con una lunga serie di esperimenti in modo da avere conferma dei risultati, potemmo non solo ascrivere all´elettricità il fenomeno di queste contrazioni, ma potemmo anche determinare le condizioni e quasi le leggi alle quali il fenomeno era legato. Così ci sembrò che le contrazioni muscolari di questo tipo, entro certi limiti, siano direttamente proporzionali da una parte all´intensità della scintilla e alla forza dell´animale, dall´altra all´estensione dei conduttori, soprattutto di quelli dei nervi, e siano invece inversamente proporzionali alla distanza dal conduttore della macchina.
Parimenti le stesse contrazioni ci sembrarono per lo più maggiori quando l´animale era collocato sullo stesso tavolo sul quale si trovava la macchina e quando il tavolo era coperto da una materia oleosa, oppure quando l´animale, lontano dal tavolo, si trovava su una sostanza coibente piuttosto che conduttrice.
Ho detto che mi sembrava che ci fosse nelle contrazioni una proporzionalità diretta, ma entro certi limiti. Infatti, ad esempio, trovata una certa lunghezza del conduttore dei nervi che sia sufficiente ad ottenere le contrazioni, se si diminuisce questa lunghezza, le contrazioni non si affievoliscono ma cessano del tutto; se invece la si aumenta, le contrazioni divengono sì più forti ma [solo] fino a quando non si giunge ad una certa estensione, oltre la quale, per quanto si allunghi il conduttore dei nervi, le contrazioni non aumentano più. Lo stesso può dirsi degli altri elementi del sistema esposto.
Poi, osservata la capacità così grande della scintilla scoccata dal conduttore della macchina di suscitare movimenti muscolari, ci aspettavamo che si sarebbero manifestate contrazioni di gran lunga più intense con l´utilizzo di quella fiamma elettrica che erompe quando si scarica il quadrato magico. L´esperimento, invece, riuscì male; infatti, con nostro grande stupore, nessun movimento si manifestò nell´animale preparato alla solita maniera.
Poi, fatti questi esperimenti con l´elettricità, come dicono, positiva, ci sembrò che ci restasse da tentare esperimenti simili con quella negativa. Dapprima quindi isolammo la macchina elettrica e colui che la faceva girare. Questi teneva in mano una bacchetta di ferro a cui noi avvicinavamo, come era necessario, le rane munite dei loro conduttori; le rane erano poste su un piano di vetro, affinché i corpi vicini non comunicassero ad esse nessuna elettricità. Allora quello che faceva girare la macchina, con la bacchetta di ferro di cui abbiamo parlato faceva scoccare le scintille dai corpi che erano stati appositamente collocati vicino: constatammo che nelle rane preparate si avevano contrazioni come si avevano quando si facevano scoccare le scintille dal conduttore della macchina non isolata.
Inoltre provammo l´elettricità negativa con un altro sistema che fu questo: collocammo il conduttore dei nervi C (fig. 3) ad una certa distanza dalla superficie negativa di una bottiglia di Leida, poi facevamo scoccare la scintilla dalla superficie caricata, come dicono i Fisici, o, per meglio dire, da quella che era caricata di elettricità positiva (fig. 5). Le rane si muovevano come quando si usava elettricità positiva; si muovevano pure, benché il filo di ferro che faceva da conduttore dei nervi fosse ad una certa distanza dalla superficie esterna della bottiglia e benché fosse tutto incluso all´interno di un lungo tubo di vetro (e benché anche la rana stessa fosse chiusa in un vaso di vetro), se l´estremità aperta di quel tubo era posta sulla superficie esterna della bottiglia suddetta. Si ottenevano sempre le stesse contrazioni sia che la scintilla si facesse scoccare dall´uncino della bottiglia di Leida, nel momento in cui la bottiglia stessa si caricava, come dicono, di elettricità, sia che si facesse scoccare poco dopo; sia che la scintilla si facesse scoccare in quello stesso luogo in cui la bottiglia si caricava, sia in un altro luogo, anche se questa era portata lontano dalla macchina.
Queste cose stupefacenti accadevano non solo quando le rane erano fornite dei conduttori dei nervi ma anche quando erano fornite soltanto dei conduttori dei muscoli; in una parola, in questo esperimento della bottiglia tutto accadeva come in quello della macchina, benché l´animale preparato non potesse ricevere elettricità né dalla superficie esterna della bottiglia stessa, né da corpi vicini né da un´altra fonte idonea.
Ma ci piacque anche saggiare con un altro sistema le superfici negativamente elettriche e, suscitando da queste piccole scintille, esaminare le contrazioni che si ottenevano; perciò collocai sulla superficie superiore di un quadrato magico una rana preparata alla quale appositamente affluiva l´elettricità dalla macchina; facevo poi scoccare la scintilla dalla superficie inferiore, ora quando la macchina era ferma, ora quando era in rotazione.
Quando la macchina era ferma le contrazioni si manifestavano raramente, (però qualche volta si manifestavano) ma solo subito dopo l´arrestarsi della macchina, invece, quando la macchina ruotava non si manifestarono mai le contrazioni muscolari.
Fatti questi tentativi con l´aiuto della macchina elettrica, introducemmo nell´esperimento anche l´elettricità dell´elettroforo, per non tralasciare alcun genere di elettricità che produca scintille. Quindi facemmo scoccare la scintilla dallo scudo dell´elettroforo e si presentò il consueto fenomeno delle contrazioni muscolari, ma non a grande distanza, come quando la scintilla era fatta scoccare dal conduttore della macchina, ma a distanze molto piccole: le contrazioni stesse, poi, furono molto deboli.
Benché poi, fatte tante prove circa la forza dell´elettricità, non ci sembrasse di poter dubitare della causa del fenomeno, tuttavia, per comprovare sempre più la cosa, non ci si presentava nulla di più adatto che applicare ai conduttori dell´animale elettrometri molto precisi. Così adattammo ad essi il piccolo elettrometro costruito in base al sistema dell´illustrissimo Volta, le paglie del quale rivestimmo con una sottilissima lamina di stagno, perché fossero più adatte all´esperimento; fatta la prova con i conduttori isolati e la macchina in rotazione, le paglie non di rado si divaricavano alternativamente, ma spesso stavano ferme allo scoccare della scintilla; quando invece i conduttori non erano isolati le paglie non si staccavano le une dalle altre neppure pochissimo quando la macchina girava, invece allo scoccare della scintilla presentavano piccoli sussulti e minime vibrazioni che senza dubbio sembravano indicare un certo scorrere dell´elettricità attraverso i conduttori dell´animale nel momento in cui, scoccata la scintilla, venivano provocate le contrazioni. Poi, per porre la cosa al di fuori di ogni dubbio, ci accingemmo con vari sistemi a ostruire e chiudere ogni strada al fluido elettrico della macchina, in qualunque modo esso agisse nell´animale e nei suoi conduttori. Quindi dapprima io chiusi l´animale in un vaso di vetro, poi, avendo perforato la parete vicino alla quale stava la macchina elettrica e avendo inserito un tubo di vetro nel foro che attraversava tutta la larghezza del muro, adattai , con l´aiuto di un po´ di glutine, l´orifizio del vaso al foro praticato nel muro, cosicché il conduttore dei nervi, passando per il tubo inserito nel muro, pendesse dall´altra parte del muro nella stanza vicina. Fatta scoccare la scintilla dalla macchina, ecco i movimenti muscolari.
Collocai l´animale e il suo conduttore anche nel modo inverso, invertendone le posizioni: cioè il conduttore nel vaso in cui prima era l´animale, e l´animale dove prima pendeva il conduttore; poi disposi tutto nello stesso modo di prima e feci scoccare la scintilla: si manifestarono gli stessi movimenti.
Però, sebbene sembrasse che in questo genere di esperimento fosse chiusa ogni via al fluido elettrico della macchina, nondimeno progettai e costruii una piccola macchina (fig. 6) che era molto più semplice e comoda dell´apparato descritto finora e che poteva facilmente essere collocata a varie distanze dalla macchina e all´interno della quale si potevano riporre e chiudere non solo l´animale ma anche il conduttore dei nervi o quello dei muscoli. La piccola macchina è fatta così: è composta da due vasi di vetro, uno dei quali è appoggiato capovolto sopra l´altro. Nel vaso superiore è posto il conduttore dei nervi che per comodità può essere costituito da piccoli pallini da caccia di piombo; nel vaso inferiore è posto l´animale, insieme ad altri pallini simili che possono fare le veci del conduttore dei muscoli, poiché l´animale, poggiando con le zampe su di essi, li ha come collegati ai muscoli. L´animale si mantiene facilmente in quella posizione ed è in comunicazione con il conduttore, che si trova nel vaso superiore, per mezzo di un filo di ferro al quale è appeso per il midollo spinale e che è infilato nel tappo (fatto di sughero) del vaso stesso, sporge nella cavità di questo e facilmente è circondato e ricoperto dai pallini di piombo. Inoltre, con una chiusura di questo tipo si impedisce che, quando il vaso superiore viene capovolto per porlo sopra l´altro, le sfere di piombo cadano in questo; però, affinché lo stesso vaso non si possa facilmente staccare da quello inferiore e affinché il fluido elettrico non possa trovare una qualche via attraverso le fessure che facilmente possono esserci tra gli orifizi dell´uno e dell´altro vaso, si uniscono gli orli dei vasi con una colla particolare, fatta di cera e trementina, per cui i vasi sono uniti saldamente ma anche in modo che possano a piacere e all´occorrenza essere separati e uniti di nuovo. Collocata poi questa piccola macchina sulla tavola su cui è poggiata la macchina elettrica, ad una certa distanza dal conduttore della macchina, e fatta scoccare la scintilla, si manifestarono non solo gli stessi movimenti, ma essi furono più violenti rispetto a quando l´animale e i suoi conduttori erano esposti all´aria libera; si conservavano inoltre, nella proporzione data, le leggi indicate sopra.
Visti questi fenomeni, facilmente mi sarei allontanato dalla conclusione che avevo tratto prima, che cioè la causa e l´origine di quei movimenti muscolari fosse l´elettricità suscitata dal conduttore della macchina che agiva, per qualunque motivo e via, allo scoccare della scintilla, se a quella conclusione non mi avessero richiamato sia le prove fatte prima sia , e in special modo, un certo sospetto nato in me che il fenomeno fosse soprattutto da ascriversi ad una elettricità della superficie interna del vetro che agiva sull´animale e sui suoi conduttori nel momento in cui scoccava la scintilla. E in questo sospetto mi confermarono sia altre prove fatte in seguito, sia soprattutto l´osservazione dei movimenti dell´elettrometro collocato nella stessa macchinetta. Infatti le palline leggerissime e i fili dei quali era composto l´elettrometro si spostavano immediatamente e si allontanavano gli uni dagli altri mentre la macchina girava, quando invece scoccava la scintilla tornavano vicini gli uni agli altri come erano in origine.
Quindi, ultimati questi ed altri esperimenti ed appurate queste ed altre cose, ci sembrava che, per trarre maggiore utilità dai nostri esperimenti, ci restasse da fare le stesse prove anche su animali vivi.
Facemmo ciò, però, non sul nervo crurale posto nel ventre, per non uccidere gli animali, ma su quello posto nella coscia, dissecato, separato dalle parti vicine, estratto dai muscoli e munito di un conduttore: le contrazioni, conseguentemente allo scoccare della scintilla, si manifestarono nella zampa corrispondente, ma minori, come ci sembrò, che nell´animale morto. Ma poiché, nei singoli esperimenti esposti fin qui, per l´aria interposta, l´animale, la macchina e il loro conduttori comunicavano tra loro, piacque sperimentare che cosa accadeva in primo luogo se si interrompeva la comunicazione, poi se si eliminava del tutto.
Dapprima feci così: collocai la piccola macchina, insieme all´animale preparato, munito dei suoi conduttori, sotto un vaso di vetro, in posizione un po´ discosta dalla macchina elettrica; feci scoccare la scintilla e i movimenti si manifestarono secondo il solito.
Posi questo stesso vaso, con la piccola macchina in esso inclusa, sotto un altro vaso molto più grande, e questo sotto un altro ancora maggiore: di nuovo, allo scoccare della scintilla si manifestarono simili movimenti, ma più deboli, quanto maggiore era il numero dei recipienti e lo spessore delle loro pareti. Dopo di ciò tolsi ogni comunicazione d´aria tra l´animale, e la macchina elettrica. Posta perciò la piccola macchina nella quale era l´animale, sotto la campana della macchina pneumatica, ad una certa distanza dal conduttore della macchina elettrica, e perforato il vaso superiore della piccola macchina, perché l´aria potesse essere tirata fuori da questa attraverso ripetute aspirazioni, facevo scoccare la scintilla sia dopo aver aspirato l´aria, sia lasciandola all´interno del vaso: in entrambi i casi si ebbero le contrazioni, in nessun modo diverse, come mi parve.
Orbene, sperimentata in tanti modi l´elettricità che agiva per mezzo della scintilla, non senza diligenza e fatica indagammo se questa esercitasse la sua influenza sul movimento dei muscoli con altre forze e modi. Invero si poterono talvolta osservare contrazioni muscolari se il conduttore dei nervi B (fig. 3) era collocato vicinissimo al conduttore della macchina elettrica (C, fig. 1) mentre lo scudo dell´elettroforo era sollevato dal piano resinoso o se lo scudo era portato vicino allo stesso conduttore mentre l´elettroforo era abbastanza distante dal conduttore, senza che tuttavia si facesse scoccare alcuna scintilla.
Osservammo queste cose negli animali che sono detti a sangue freddo. Dopo aver condotto questi esperimenti e aver fatto queste scoperte, il nostro desiderio più grande fu di condurre questi stessi esperimenti o esperimenti simili in animali a sangue caldo, per es. polli o pecore. Fatta la prova si ebbe lo stesso risultato in questi e in quelli. Ma fu necessaria per questi animali un´altra preparazione; cioè fu opportuno tagliare il nervo crurale non all´interno dell´addome ma al di fuori di questo e specialmente nella coscia, separarlo dalle altre parti ed estrarlo, poi attaccare a questo il conduttore e quindi far scoccare la scintilla dal conduttore della macchina, essendo la zampa unita all´animale vivo o appena amputata; diversamente, infatti, seguendo il solito modo nel quale preparavamo le rane, il fenomeno mancava del tutto, forse venendo meno la facoltà dei muscoli di contrarsi prima che potesse essere terminata quella lunga e complessa preparazione. Ma invero bisogna osservare alcune cose, in questo genere di esperimenti, condotti sia sugli animali a sangue caldo sia su quelli a sangue freddo, peculiari, e come credo non inutili, che sempre ci si presentarono. Una prima osservazione è che gli animali preparati erano più adatti al manifestarsi del fenomeno quanto più erano vecchi, quanto più i muscoli erano bianchi e privi di sangue; per questo forse le contrazioni muscolari si ottenevano più prontamente e più facilmente e duravano di più negli animali a sangue freddo che in quelli a sangue caldo; infatti quelli hanno, rispetto a questi, il sangue più diluito, che più difficilmente si coagula e di gran lunga più facilmente defluisce dai muscoli. Un´altra osservazione è che gli animali preparati nei quali furono fatti questi esperimenti dell´elettricità si corrompevano e imputridivano molto più velocemente di quelli che non erano stati sottoposti a nessuna forza elettrica. L´ultima è che i fenomeni descritti fino ad ora si manifestavano se gli animali erano preparati per l´esperimento nel modo che abbiamo descritto, diversamente mancavano. Se infatti i conduttori erano apposti, o anche infissi, non al midollo spinale dissecato o ai nervi, come era consuetudine, ma al cervello o ai muscoli, oppure se i conduttori dei nervi si portavano fino ai muscoli o se i nervi non si separavano dalle parti circostanti, come eravamo soliti fare, le contrazioni erano o assenti o molto piccole. Riconduciamo la maggior parte dei risultati che scoprimmo da queste prove a questo modo di preparare e isolare i nervi.