Autografo di Volta mostrante l’accensione di una pistola mediante una scintilla elettrica tratta da un elettroforo portatile
(da Cart. Vol. E.1)
Nell’ottobre dello stesso anno (1775) il conte Firmian gli attribuisce la cattedra di Fisica Sperimentale presso il Regio Ginnasio di Como, esonerandolo dal concorso.
Durante le vacanze estive del 1776 sul Lago Maggiore, mentre in barca costeggia i canneti presso Angera, si mette a frugare con un bastone il fondo melmoso dell’acqua e vede salire a galla, e poi svanire nell’aria, bollicine gassose in gran copia. Raccolto tale gas, ne scopre il carattere infiammabile, indicandolo con il nome di aria infiammabile nativa delle paludi. Si tratta di quello che oggi noi chiamiamo metano.
Stabilita l’infiammabilità della nuova aria, ne sottolinea “le rimarchevoli apparenze per cui si distingue dalle altre arie infiammabili” e in particolare da quell
Raccolta di “aria infiammabile
nativa delle paludi”
a generata con le soluzioni metalliche negli acidi (idrogeno).
Infatti, mentre l’aria ottenuta combinando l’azione dell’acido vitriolico con il ferro “giugne a scoppiettare col massimo strepito e romore ove venga frammischiata con un volume d’aria comune doppio del suo; quella delle paludi... all’incontro s’infiamma e scoppia col massimo vantaggio, se ad una misura di essa aggiungasene le otto, o le dieci di comune”.
(Per la reazione con il metano è infatti necessaria una quantità di ossigeno pari a 4 volte quella necessaria nel caso dell’idrogeno.
H2 + 1/2O2 = H2O e CH4 + 2O2 = 2H2O + CO2).
Questa scoperta porta Volta a rivolgere la propria attenzione sulla combustibilità dell’idrogeno e a realizzare alcuni esperimenti di combustione “dell’idrogeno per mezzo del solo fuoco elettrico”.
Pistola di Volta originale in vetro
La possibilità di provocare l’esplosione di una miscela di gas anche in un ambiente chiuso, mediante una scintilla elettrica, lo porta a costruire un interessante dispositivo (pistola elettrico-flogopneumatica), successivamente chiamato pistola di Volta.
La pistola viene caricata con una miscela di idrogeno e aria e l’esplosione ottenuta mediante due elettrodi posti all’interno del dispositivo, di cui uno è esternamente a contatto con la terra e l’altro con lo scudo di un elettroforo portatile. L’esplosione provoca il lancio di un turacciolo infilato nella canna della pistola.