Secondo quanto riferisce Aristotele, già ai tempi di Talete (VI sec. a.c.) era nota la singolare proprietà dell’ambra gialla, che strofinata, anche con la sola mano asciutta, è in grado di attrarre a sé pagliuzze, foglie secche e altri leggeri corpuscoli.
Attrazione Contatto Repulsione
Tale attrazione rimane, tuttavia, una proprietà della sola ambra, almeno fino alla fine del XVI secolo quando William Gilbert (1540-1603) osserva, in modo sistematico, che circa una ventina di altri corpi, oltre l’ambra, sono in grado di attrarre a sé leggeri corpuscoli; tra questi, lo zolfo, il vetro, la gommalacca, le resine solide e molte pietre dure.
Attrazione di un versorio metallico
Egli chiama questi fenomeni “elettrici” dal nome greco dell’ambra (
= electron) e per misurare l’intensità delle forze attrattive utilizza uno strumento costituito da un piccolissimo e leggerissimo ago (versorium non magneticum), girevole sopra un sostegno a punta:
“Affinché tu possa chiaramente esperimentare come avvenga tale attrazione e quali siano le sostanze che attraggono in tal modo altri corpi, costruisciti un aghetto di metallo qualsiasi, abbastanza leggero, della lunghezza di tre o quattro dita, imperniato come un ago magnetico, sulla punta [di un sostegno]. Il versorio girerà immediatamente su sé stesso, se ad una sua estremità avvicinerai l’ambra, o una pietruzza, leggermente strofinata”.
Attrazione di oggetti per strofinio
Come fa notare lo stesso Gilbert, con questo strumento è possibile mettere in evidenza l’attrazione anche per quei corpi, nei quali la virtù elettrica è cosi debole da non essere in grado di sollevare anche leggerissime pagliuzze.
Nel 1629 Nicola Cabeo (1585-1650) osserva il fenomeno della repulsione elettrica, notando come le pagliuzze, attratte dal corpo elettrizzato, vengono successivamente da questo respinte, dopo averlo toccato.