Nel 1797 Volta supera tutte le difficoltà e ribalta la situazione in suo favore. Si convince infatti che il disequilibrio elettrico si stabilisce direttamente nel contatto dei due metalli tra di loro (effetto Volta) e, mediante l’elettrometro condensatore, da lui inventato pochi anni prima, riesce a mettere in evidenza in modo statico tale differenza di tensione, senza bisogno di utilizzare la rana.
Esperimenti presentati da Volta
all’Institut de France
Due anni dopo, verso la fine del 1799, in maniera ancora non completamente chiara, Volta realizza lo strumento che più lo renderà famoso: la Pila.
La realizza in due versioni, a corona di tazze e a colonna, entrambe prodotte mediante coppie di elementi metallici diversi (rame-zinco) separati da un conduttore umido, evidenziando ancora una volta come il contatto bimetallico sia il vero motore dell’elettricità, scartando qualsiasi interpretazione di natura chimica.
Egli annunzia al mondo la sua invenzione il 20 marzo del 1800 con una lettera a Sir Bank, presidente della Royal Society di Londra, la più prestigiosa Accademia scientifica dell’epoca. È interessante il fatto che egli chiami più volte il suo apparato “organo elettrico artificiale”, richiamandosi al potere elettrico sviluppato in natura dalla torpedine. Il nome di Pila è successivo e si richiama alla forma stessa dell’apparato.
Con l’invenzione della Pila non si parlò più di el
Ricostruzione moderna
di una pila di Volta
ettricità animale, non tanto perché la Pila ne dimostrasse l’inesistenza, ma per la grande fama e notorietà acquistata dal suo più importante avversario. Si ricomincerà a parlare di elettricità animale solo dopo trent’anni con i lavori di altri due grandi scienziati italiani, Nobili e Matteucci, quando la teoria voltiana del contatto avrebbe lasciato ormai il passo all’interpretazione chimica del funzionamento della Pila.