Adelchi Negri

Adelchi Negri studiò medicina e chirurgia all’Università di Pavia, lavorò nel laboratorio di patologia di Camillo Golgi, diventando, dopo la laurea conseguita nel 1900, suo assistente. Nel 1905 fu nominato lettore di patologia generale e nel 1909 fu incaricato di insegnare batteriologia, diventando il primo insegnante di questa disciplina a Pavia. Nel 1906 sposò la collega Lina Luzzani ma sei anni dopo, a 35 anni, moriva di tubercolosi. Negri condusse ricerche di istologia, ematologia, citologia, protozoologia e igiene. Il suo fondamentale contributo scientifico è la scoperta, annunciata alla Società di Medicina di Pavia il 27 marzo 1903, dei corpuscoli della rabbia, chiamati “corpi di Negri”. Durante le ricerche istologiche intraprese per chiarire l’eziologia della rabbia, e coadiuvate dai consigli di Golgi, Negri scoprì che negli animali ammalati di rabbia alcune cellule del sistema nervoso, specialmente le cellule piramidali del corno di Ammone contengono corpi endocellulari con una struttura interna così evidente da costituire una particolarità. Questi corpi consistono in una formazione eosinofila singola o multipla, sferica, ovoidale, piriforme endocitoplasmica (mai endonucleica) con una sagoma ben definita, che varia di forma da due a più di venti micron (apparentemente in proporzione alla taglia dell’animale) e contiene piccoli granuli basofili che hanno un diametro di 0,2-0,5 micron. Si provò che questo fenomeno citologico era costante, e si trovava tipicamente e in abbondanza nel materiale istologico di vittime viventi di stadi avanzati di rabbia spontanea o da quelli che erano morti di questa malattia. Da un altro lato, era assente o molto raro in casi di infezione dovuta all’inoculazione del virus sperimentale. Conigli e cani infettati sperimentalmente con virus, cani morti per rabbia spontanea, un gatto infettato con iniezione subdurale, e un caso umano (una donna di 64 anni che era morta di rabbia in seguito al morso di un cane malato) fornirono il materiale sul quale Negri fece le prime dimostrazioni per la sua scoperta. Dall’inizio Negri credette che i corpi endocellulari che aveva osservato nelle cellule nervose fossero gli agenti patogeni della rabbia e che essi avessero forme appartenenti al ciclo di sviluppo di un protozoo, del quale non poté definire la posizione sistematica. Questa convinzione, che Negri non abbandonò mai, diventò immediatamente l’oggetto di discussioni scientifiche; qualche mese dopo la scoperta di Negri, A. di Vestea di Napoli e P. Remlinger e Riffat Bey in Costantinopoli mostrarono l’agente eziologico della rabbia in un virus. E gli argomenti sul significato dei corpi di Negri divennero più vasti e più intensi, mentre eminenti fisiologi prendevano posizioni conflittuali. Anche oggi, nonostante le ricerche con il microscopio elettronico il significato dei corpi di Negri non è stato ancora definitivamente chiarito. Pertanto, come scrisse Luigi Bianchi, è ancora possibile accettare la versione di Veratti secondo la quale i corpi di Negri sono da interpretare come specifiche formazioni strettamente collegate al virus e non come prodotti della cellula che lo contiene, senza pertanto significare che essi costituiscano la sola, infallibile manifestazione del virus. La specificità dei corpi di Negri e la loro importanza per la diagnosi sono universalmente riconosciuti; la loro ricerca, comunque, ha assoluto valore probante solo nel caso in cui l’esito sia positivo. Negri stesso indicò le regole da osservare nell’identificazione i corpi a scopi diagnostici negli animali sospettati di essere infettati dalla rabbia.