Il Medioevo: la fisiologia, la lux ed il lumen

 

Nel Medioevo cambia il nucleo metafisico: alle ricerche di Galeno di Pergamo (129-200) e di Al-Kindi (morto nell'873 ca.), legate all'ipotesi platonica dei due fluidi, si sostituisce il lavoro di Alhazen (ca. 965-1039), più vicino alle ipotesi atomiste di una «luce» entrante negli occhi. Il mondo arabo eredita la cultura greca e la amplia; contemporaneamente si ha un enorme sviluppo dell'ottica fisiologica: l'occhio perde il carattere di vertice puntiforme di un cono (o di una piramide) prospettico e acquista volume e parti, sebbene il cristallino sia ancora ritenuto l'elemento rivelatore.

Del pari importanti i contributi di carattere psicologico, anche se ovviamente di una psicologia a sfondo filosofico e non scientifico. Con Avicenna (980-1037) e Averroè (1126-98) si avvia il dibattito sulla distinzione tra lumen e lux, con il collegamento del lumen ai «simulacri» di origine democritea. Il ribaltamento del nucleo metafisico facilita lo sviluppo della teoria: anche l'oggetto è scisso in parti e viene stabilita una corrispondenza tra punti dell'occhio e punti dell'oggetto. Il fenomeno della visione perde il carattere di globalità man mano che l'analisi si fa più raffinata. Con Roberto Grossatesta (ca. 1168-1253) e Ruggero Bacone (ca. 1214-92) nuovo impulso riceveranno in Europa le ricerche di ottica sulla base di una sollecitazione di carattere fondamentalmente metafisico: la teoria delle specie.