I modelli concettuali
Particolarmente rilevanti sono le «metafisiche» degli scienziati, le loro presupposizioni sugli elementi concettuali posti alla base delle rispettive teorie. La capacità di interpretare lo stesso esperimento in differenti contesti teorici dà a questa componente un significato particolare e, quindi, al dibattito sulle metafisiche un peso rilevante anche nei confronti dello stesso procedere scientifico. L'abbandono di una metafisica a favore di un'altra non consiste tanto nella riduzione di una teoria a un'altra più precisa e articolata che la contenga come caso limite, ma è piuttosto un generale riordinamento concettuale che permette di «vedere le cose» in maniera fondamentalmente diversa. Il passaggio dalla teoria corpuscolare a quella ondulatoria è, per esempio, uno di questi «slittamenti gestaltici» o mutamenti di punti di vista. Ciò non implica un'incommensurabilità completa tra le due teorie. Esiste pur sempre una zona di intersezione che può permettere un confronto empirico (anche se non cruciale) e un confronto teorico (ad esempio verso i principi regolativi), nonché l'applicazione di un principio di corrispondenza tra due teorie.
I principi regolativi
La componente architettonica dei principi regolativi rappresenta in un certo senso un elemento di continuità nel procedere delle teorie scientifiche. I principi variazionali, largamente usati in ottica, ne rappresentano un esempio: essi sono stati usati nell'ambito di modelli concettuali completamente differenti. Nella loro forma più astratta rappresentano dunque un elemento di intersezione tra le varie teorie, così come gli apparati sperimentali nella componente a basso contenuto teorico.
Un altro elemento di continuità può essere l'apparato logico-matematico. Anch'esso spesso sopravvive alla caduta di una particolare metafisica. Ciononostante, a un maggior livello di approssimazione, anche la componente logico-matematica non è così «neutrale» rispetto alla metafisica della particolare teoria scientifica.
Il rilievo dell'intreccio di queste componenti in ogni singola teoria e nel passaggio da una teoria a un'altra permette di abbandonare l'immagine di uno sviluppo linearmente cumulativo fondato su approssimazioni successive. La complessità dello sviluppo storico che ne risulta, infatti, non può essere facilmente concepita come lineare e se di sviluppo si può ancora parlare esso è relativo alla maggiore articolazione delle teorie successive rispetto alle precedenti, al numero di problemi che esse riescono a risolvere, alla maggiore capacità di astrazione teorica e di precisione sperimentale. Sono teorie più potenti, ma non «migliori» o «più vere». Non c'è comunque linearità verso una meta, né accumulazione progressiva: accanto a quelle che si aprono, sono molte anche le strade che si chiudono.
L'analisi delle quattro componenti dell'impresa scientifica e della loro collocazione storica permette una vasta serie di riferimenti ad altre discipline. La transdisciplinarietà della scienza e il suo carattere solo parzialmente autonomo emergono con chiarezza. I collegamenti tra storia della scienza e storia della filosofia, della tecnica, dell'economia, della religione e dello sviluppo sociale hanno d'altra parte un senso solo se stabiliti sulla base di ipotesi chiare ed esplicite e se danno luogo a risultati specifici, tali da poter essere inseriti nel concreto delle teorie scientifiche in esame. La presentazione di memorie storiche e la riproposizione di esperimenti storici analizzati nel loro contesto culturale permettono inoltre di entrare nel vivo della ricerca dell'epoca, di capire la dinamica non univoca tra teoria ed esperimento, di rilevare le varie componenti che hanno contribuito a configurare una data teoria scientifica.
Nell'immagine dell'impresa scientifica che qui si è cercato di definire, il manuale conserva il suo ruolo tecnico-professionale, ma il valore culturale dell'insegnamento viene grandemente accresciuto e l'insegnamento scientifico stesso diviene spontaneamente transdisciplinare.