PARTE SECONDA
Nuove sperienze intraprese qui da noi sull'elettricità animale.
§ 25. Una scoperta di questa fatta non poteva che
eccitare grande entusiasmo dappertutto, ove ne pervenne la notizia, e massime tra noi,
essendo di un nostro Italiano. Ed ecco, che molti si fecero a gara a ripetere le
sperienze. Io fui il primo qui in Pavia, eccitato da vari miei Colleghi, particolarmente
da Carminati, che cortesemente prestommi la Dissertazione di Galvani, e da Rezia, che mi
favorì dell'opera ed aiuto suo nelle preparazioni; e il primo fui anche a Milano non
molti giorni dopo, cioè verso il fine di Quaresima. Debbo però confessare, che
incredulo, e con non molta speranza di buon successo mi ridussi a fare le prime prove,
tanto sorprendenti pareanmi i descritti fenomeni, e, se non contrarj, superiori troppo a
tutto quello che dell'elettricità ci era noto, tal che mi aveano del prodigioso. Della
quale incredulità mia e quasi ostinazione, non che mi vergogni, domando perdono
all'Autore della scoperta, cui mi fo altrettanto maggior premura e gloria di esaltare, ora
che ho veduto e toccato con mano, quanto fui difficile a credere prima di toccare e di
vedere. Infine eccomi convertito, dacchè cominciai ad essere testimonio oculare e
operatore io stesso dei miracoli, e passato forse dall'incredulità al fanatismo.
§ 26. Egli è poco più di un mese, che ho messo mano a codeste
sperienze, e già ne ho fatte molte, estendendole e variandole, non senza averne raccolto
qualche frutto di nuove cognizioni. Mi sono però fin qui ristretto ad esperimentare quasi
unicamente sulle rane, riuscendo sopra di esse, in grazia che dura più lungo tempo in
tali animaletti a sangue freddo, e sì ancora ne' membri recisi, la facoltà irritabile
de' muscoli, cioè per ore intere, riuscendo dico più facili e sicure le prove, e quindi
più conducenti ai fini ch'io proponeami in queste prime ricerche. Intanto desideroso io,
e gli altri miei Colleghi, che si facessero delle prove pur anche sopra animali a sangue
caldo, s'intrapresero queste da alcuni de' nostri bravi Studenti; e il successo confermò
pienamente, per questa parte ancora la scoperta mirabile del Sig. Galvani. Quest'ultime
sperienze non sono state, ch'io sappia, per anco estese e variate molto; ma tanto solo,
quanto parve bastante a verificare e comprovare ciò appunto, che gli stessi fenomeni
dell'elettricità animale propria e organica han luogo, come nelle rane, testuggini,
lucertole, pesci ed altri animali a sangue freddo, così pure negli animali a sangue
caldo, cani, gatti, agnelli, porci ed altri sì quadrupedi, che uccelli. Non renderò
dunque conto di tali sperienze altrui, nè delle poche mie, che ho fatte fino ad ora sopra
un solo agnello, e sopra un piccione, aiutato la prima volta dall'eccellente Chirurgo e
Anatomico di Milano Dr. Palletta, coll'assistenza pure del Dr. Baronio e d'altri, la
seconda volta favorito in casa mia dal Dr. Valli Toscano ; assieme a due o tre
amici spettatori; ma di quelle solamente darò un succinto ragguaglio, che ho instituite
con maggiore studio ed attenzione sulle rane, e che ho, come già dissi, variate ed estese
a ricerche più particolari. Anzi pure tralasciando qui la descrizione e il racconto
minuto di codeste mie sperienze, che troppo lungo sarebbe, mi restringerò a presentare in
ristretto i principali risultati, massimamente quelli, che offrono, al dippiù di quanto
trovasi nell'Opera del Sig. Galvani, qualche cosa o di nuovo, o di più preciso.
§ 27. Verificate le capitali sperienze sull'elettricità vera animale,
nativa e propria degli organi, in guisa di non poter più di essa dubitare, mi son rivolto
a ricercarne la quantità, qualità, e modo. E prima riguardo alla quantità, o forza di
elettricità, una tal ricerca mi parve quella, che dovesse andar innanzi alle altre. E che
mai può farsi di buono, se le cose non si riducono a gradi e misure, in fisica
particolarmente? Come si valuteranno le cause, se non si determina la qualità non solo,
ma la quantità, e l'intensione degli effetti? Ora per giudicare della quantità e forza
dell'elettricità propria ed innata dell'animale, cioè di quella che opera naturalmente
negli organi suoi quando se ne osservano le contrazioni e moti muscolari eccitati con non
altro che collo stabilire un arco conduttore massimamente metallico tra i muscoli e i
corrispondenti nervi, per giudicar, dico, della quantità e forza dell'elettricità
propria e nativa degli organi animali, credei non poter meglio fare, che cercare di ridur
prima a qualche misura gli effetti dell'Elettricità artificiale sopra gli organi
medesimi, e determinare il minimo di codesta elettricità richiesto a produrre in tal
animaletto, vivo o morto, intiero o tronco, e in diverse maniere preparato, siccome pure
ne' suoi membri recisi, delle contrazioni muscolari, de' moti e subsulti eguali a quelli,
che si osservano prodotti nel medesimo dallelettricità animale sua propria, e in
certo modo spontanea.
§ 28. Ho dunque trovato, che basta in ogni caso un'elettricità molto
debole a far nascere non che dei piccoli moti e convulsioni nella rana, ma de' sbattimenti
gagliardi di tutti i membri, e massime delle gambe, e una poi, oltre ogni credere
debolissima, per le rane preparate al modo appunto del Sig. Galvani, che è di lasciar
attaccate per i soli nervi crurali diligentemente snudati le gambe alla spina dorsale, o a
parte di essa soltanto, troncato tutto il resto del corpo, e di conficcare uno spillo, od
altro uncinetto metallico nel tubo stesso vertebrale, sia traforando l'osso da banda a
banda, sia introducendo lo spillo tutt'al lungo nella midolla.
§ 29. Con questa preparazione un'elettricità, che non giunge a dare
la minima scintilla, e che non è sensibile neppur d'un grado all'elettrometro
delicatissimo di Bennet, cagiona fortissime convulsioni e sbalzi di dette gambe.
§ 30. Per il che ecco, che la rana così preparata ci presenta un'Elettrometro
animale, che tale si può dire, più sensibile senza paragone d'ogn'altro
sensibilissimo Elettrometro: giacchè non lascia di dar segni, e segni cotanto visibili,
per una carica della boccia di Leyden, che non giunge a movere neppure le fogliette d'oro
più sottili. Nè la rana solamente è atta a ciò, vuo' dire a fare da Elettrometro; ma
lo sono egualmente, o quasi, altri animaletti convenientemente preparati, come lucertole,
salamandre, topi, conforme ho provato. Che se riesce meglio di tutti la rana, si è in
grazia d'essere essa di vita più tenace, e più facile a prepararsi nel modo indicato.
§ 31. Cotesta elettricità inconcepibilmente picciola, talchè non
giunge a 10 e talora neppure a 5/100 di grado del mio
Elettrometro a pagliette, basta a produrre i suaccennati fenomeni delle convulsioni nelle
gambe della rana, quando però il corso del fluido elettrico venga diretto dai nervi ai
muscoli, cioè entri per quelli, e portisi all'interna sostanza de' muscoli medesimi, che
se diriggasi in senso contrario, sicchè sortendo da' nervi si porti all'esterna faccia
del muscolo, non accadono que' moti se non per una forza elettrica almeno quadrupla, e
talvolta sestupla ed ottupla, cioè di 20, 30, e più 100mi di grado
dell'istesso elettrometro.
§ 32. Si domanderà forse, come mai io giunga a misurare e valutare
queste impercettibili elettricità, ossia cariche minime della boccia di Leyden, al di
sotto cioè di un grado, anzi pure di 1/4, e di 1/10
di grado. Rispondo dunque, che eseguisco ciò facilmente coll'aiuto del mio condensatore
dell'elettricità: istromento che ho in una Memoria particolare ampiamente descritto ,
e che mi ha servito in tante altre occasioni a discoprire e misurare elettricità in
niun'altra maniera sensibili.
§ 33. Or facendomi a riflettere sulla maggior facilità di convellersi
i muscoli, cioè per molto minor forza elettrica, se presentisi la positiva
elettricità ai nervi, che penetrano nell'interno di quelli, e la negativa all'esterna
faccia di essi muscoli, che se si proceda nel senso opposto, debbo dire, che ciò mi ha
mostrato come l'elettricità propria dell'organo per cui si convelle mercè la semplice
applicazione dell'arco conduttore, se debbe, come pare, considerarsi quale carica
debolissima di una specie di boccetta di Leyden, ella è negativa dalla parte del
nervo, ossia nell'interiore del muscolo, ov'egli s'impianta, e positiva nella
faccia esterna; sicchè da questa a quella trascorre il fluido elettrico, ossia dal di
fuori al di dentro, in tale spontanea o naturale scarica, non già dal nervo al muscolo,
ossia dal di dentro di questo al di fuori, come ha opinato il Sig. Galvani.
§ 34. Ho detto, che l'elettricità naturale, indicando uno sbilancio
di fluido tra il nervo e il muscolo corrispondente, o tra l'interiore e l'esteriore di
questo, ci rappresenta come una specie di boccetta di Leyden debolmente carica, e che pare
almeno che debba considerarsi come tale. Come tale infatti l'ha considerata il Sig.
Galvani, e con esso lui noi pure al principio. Ma ora molte nuove sperienze, parte delle
quali accennerò prima di finire, ci muovono a riguardar la cosa or sotto uno, or sotto un
altro aspetto, tutti scostantisi più o meno dalla parità della boccia di Leyden: di
alcune delle quali nuove idee darò pure tra poco un cenno, riservandomi a svilupparle, e
a riformarle fors'anche in altro scritto, secondo che ulteriori sperienze, e nuovi
risultati me ne mostreranno il bisogno.
§ 35. Checchè ne sia, che si sostenga o no la parità della boccia di
Leyden, verificato il fatto, come lo è per moltissime prove da me istituite a
quest'oggetto, e variate in più maniere, cioè che molto minor forza elettrica sia
richiesta ad eccitare le convulsioni e moti ne' muscoli, ove inducasi la corrente del
fluido per la via de' nervi all'interno de' muscoli medesimi, che ove si tiri dai nervi
per portarlo all'esteriore di essi muscoli, sussisterà sempre una differenza marcata
nello stato elettrico del nervo relativamente al muscolo, o dell'interno di questo
relativamente alla sua esterior faccia; il quale stato o disposizione, qual essa sia, fa
che il nervo, o l'interiore del muscolo appetisca in certo modo, ed inviti il fluido
elettrico ad entrarvi, mentre l'esteriore del muscolo medesimo tende a cacciasse fuora:
con ciò solamente s'intende come cospirando ambedue le parti a provocare la scarica di un
conduttore o di una boccetta, quando s'applica l'elettricità positiva ai nervi e
la negativa ai muscoli, basti di una carica molto minore, che nel senso opposto,
essendovi in quest'ultimo caso, anzichè invito, doppia opposizione dalla parte del nervo,
che vuol piuttosto ricevere che dare, e da quella dell'esteriore del muscolo, che vuol
piuttosto dare che ricevere.
§ 36. Or se col ministero del fluido elettrico operansi, anche
nell'animale vivo ed intiero le contrazioni e moti volontari de' muscoli, come tutto ne
porta a credere, e se, come dee pure presumersi, operansi questi nel modo più facile, si
farà ciò collo spingere giù dal cerebro pe' nervi il detto fluido verso i muscoli,
bastando allora una minima forza, anzicchè col tirarlo in sù, sebbene possano anche in
questo modo effettuarsi i medesimi moti, sol che s'impieghi maggiore forza, cioè
determinisi una corrente più rapida o più copiosa di fluido elettrico. Ma di questo non
più per ora.
§ 37. Passiamo invece ad altre osservazioni non meno interessanti che
curiose. Il gran numero di prove che ho fatte, sopra le rane principalmente, mutilate e
tagliate mentre vive, o dopo morte, e sì dopo ore e giorni, mi hanno porta l'occasione di
molte osservazioni e riflessi sopra la vitalità, lasciatemi dir così, elettrica di
questi e degli altri animali. Il tempo, che stringe, mi obbliga a tralasciare per adesso
molte particolarità, e a ridurre la somma a ciò che credo di potere stabilire, che per
quattro gradi, ossia stati ben distinti si passi dalla morte apparente alla morte
perfetta: i quali gradi di morte, o a meglio dire stadi, hanno ciascuno una grande
estensione.
§ 38. Così è: le mie osservazioni mi hanno insegnato a distinguere
quattro gradi o stadi di morte, ciascuno ben contrassegnato e molto esteso. Il primo de'
quali è l'asfissia, o morte apparente, l'ultimo, ossia il quarto, è quella che
chiamo morte plenaria, e confina colla putrefazione. Gli altri due stadi, cioè il
secondo e il terzo, presentano per lungo tratto diversi gradi di superstite vitalità, e
sì il secondo tale vitalità, che eccitansi i moti muscolari prima vivacissimi, poi mano
mano degradanti in forza, col solo apporre le convenienti armature metalliche, e farle
comunicare, e però in vigore della propria elettricità animale ancor sussistente ne'
membri anche recisi: spenta la quale
elettricità propria e innata, o resa insensibile, entriamo allora nel terzo grado di
morte, in cui si risentono pur anco i muscoli, e giuocano all'ordinario, eccitandoli però
coll'elettricità artificiale, di cui basta ancora sul principio un grado debolissimo;
indi vuol essere più e più forte, fino a che non vale a commoverli neppure la scarica
fulminante di un boccia di Leyden; e allora è che son morti in quarto grado.
§ 39. Mi diffonderei troppo, se volessi più particolarmente spiegare
e in che si distinguano propriamente uno dall'altro questi stati, e come sia ciascuno
riconoscibile, e quanto abbiavi di speranza di richiamare un animale dal secondo ed anche
dal terzo in vita coi soccorsi conosciuti, o concepir se ne possa con nuovi mezzi da
tentarsi; onde mi riservo ad esporre e sviluppare su tutte queste cose i miei pensamenti
nelle susseguenti Memorie, che pubblicherò. Dirò qui solo, che siffatti progressi nella
carriera della morte sono più lenti di quel che si pensa, e che ogni stadio distinto e
marcato avendo, come accennai, una assai grande estensione di gradi, si protrae
d'ordinario a lungo tempo, non però in ogni caso ugualmente: nel che molte cause influir
possono.
§ 40. E in primo luogo gran differenza porta la diversa natura degli
Animali, massimamente rapporto all'essere di sangue caldo o di sangue freddo; giacchè
negli animali di questa classe suol essere assai più tenace la vita. Appresso anche
nell'istessa classe e genere di animali vi hanno delle specie dotate di maggior vitalità,
che altre: e nella stessa specie poi variano ancora gli individui secondo l'età, la
costituzione, le forze.
§ 41. Ma quello, che influisce più di tutto alla maggiore o minor
durazione di ciascun stadio, si è il genere di morte, che vien a soffrire l'animale,
cioè la causa che a perir lo conduce, e sopratutto se ve lo conduca rapidamente, o poco a
poco.
§ 42. Or intorno a ciò ho fatte già molte sperienze, e molte più mi
propongo di farne: ho esaminate cioè, relativamente al vigore e durevolezza di ciascun
stadio della superstite vitalità, molte rane, che ho fatte morire quali di puro stento o
d'inedia, quali in un bagno d'acqua più o men riscaldata, alcune sotto a gravi ferite,
mutilazioni, e strazi d'ogni sorta, altre con replicati colpi elettrici, ed altre infine
con una scarica fulminante sola. Di tutte queste osservazioni ho preso nota in un esatto
Giornale, e lo esporrò al Pubblico quando avrò estese le sperienze, come mi propongo, ad
altri generi di morte in questi ed altri animali, cimentandoli singolarmente colle arie e
vapori mofetici , e con diversi veleni.
§ 43. Terminerò intanto questo picciol saggio, che ho voluto oggi
presentarvi dei principali risultati delle sperienze da me fatte fin qui intorno
all'elettricità animale, coll'annunziare, che anche senza snudare nervi, senza taglio o
ferita di sorta, posso, quando voglio, eccitare nell'animale non che vivo, ma sano ed
illeso, senza alcuna azione di elettricità straniera, mettendo soltanto in giuoco la sua
propria e nativa elettricità, mercè la semplice applicazione di convenienti armature,
posso, dico, eccitare a mia posta nell'animale intiero e intatto quelle stesse
convulsioni, spasmodie, subsulti, che si ottengono collo snudare ed isolare i nervi alla
maniera del Sig. Galvani, o con altre consimili preparazioni: anzi dippiù, giacchè
s'estendono col mio metodo tali contrazioni e moti a tutte le parti dell'animale, a norma
della posizione delle armature ecc.
§ 44. Per dare qui tosto un'idea di queste sperienze, legata una rana,
ovver fissata con due o tre grossi spilli ad una assicella o tavolo qualunque, oppure
senza offenderla fattala tenere per le gambe da un compagno, vesto una parte qualsiasi del
suo corpo (il meglio è la schiena o i lombi) con un pezzo di laminetta di piombo o di
stagno (ottime sono quelle fogliette nei libretti, di cui si servono gl'indoratori per
inargentare a falso), e applico ad un'altra parte, alle gambe es. gr. o coscie, sia sotto,
sia sopra, una chiave, una moneta d'argento, il manico di un cucchiaio, od una lastra
qualunque, di tutt'altro metallo però che di stagno o piombo: finalmente fo comunicare
fra di loro queste due armature, o immediatamente avanzo quella che è mobile fino a
toccare il lembo dell'altra aderente, oppure mediante un terzo metallo, es. gr. un fil
d'ottone, il qual faccia officio d'arco conduttore: ed ecco la mia rana convulsa
pressochè in tutte le sue membra, in quali più in quali meno però, vibrare
singolarmente i muscoli delle gambe, calcitrare, saltare.
§ 45. Così poi, secondo che tali armature vengono applicate ad altre
parti dellanimale, sono o i muscoli del ventre, o le zampe, o il collo e la testa,
chentrano in convulsione, e scuotonsi di più, e la spina dorsale anchessa
avvien che sincurvi, come presa dal più forte tetano.
§ 46. Queste nuove esperienze sugli animali intieri e intatti forse
più sorprendenti delle altre fatte fin qui con tagliarne i membri, isolar nervi ecc., e
al certo più istruttive, almeno per alcuni riguardi giacchè ci portano a penetrare in
qualche modo il naturale andamento e tenore dellelettricità animale nel corpo
vivente intiero e sano, mi suggerirono in conseguenza appunto delle idee, chio
rivolgeva nella mia testa intorno ad un lento moto, sia di circolazione, sia di semplice
oscillazione, od altro (chè non voglio ancora arrischiarmi dindovinarlo) del fluido
elettrico tra muscoli e nervi, e tralle altre parti ancora del corpo solide e fluide, in
ragione che tutte sono più o men buoni conduttori, nessuna però conduttore perfetto, nè
comparabile in ciò ai metalli.
§ 47. Supponendo dunque il fluido elettrico in un continuo moto, qual
esso sia, per tutte le parti dellanimal vivente, e de suoi organi peranco
recisi, finchè vi dura qualche vitalità: supponendo che vada per un effetto
dellorganizzazione e delle forze della vita incessantemente sbilanciandosi o nella quantità
o nella tensione in alcune parti relativamente ad altre, es. gr. tra nevi e
muscoli, o tra linteriore e lesteriore di questi; e che tendendo pur
incessantemente in virtù della sua propria elasticità a ricomporsi in equilibrio, scorra
per tante altre parti deferenti, membrane, vasi, umori, come può e quanto può, cioè
quanto la non perfetta deferenza di tali parti gliel permette; io concepiva mantenersi la
quiete dellanimale, vuo dire il riposo de muscoli non destinati ad agir
sempre, fintantochè non si turbi il naturale armonico tenore nellanzidetto moto del
fluido elettrico, non se ne inverta cioè il corso, non sacceleri
straordinariamente, o concorra troppa copia di esso fluido in questa o quella parte del
suo corpo: il che se avvenga, que tali muscoli si convelleranno, ove faccia il
nostro fluido elettrico tale irruzione od impeto straordinario.
§ 48. Or due generi di cause, io dicea, potran portare questo
turbamento e sconcerto nellarmonica circolazione, ondeggiamento o moto qual esso
sia, del fluido elettrico entro agli organi dellanimale: cioè cause interne, e
cause esterne.
§ 49 Le interne riduconsi:
1° allazione della volontà, che accresca, o diminuisca, o
arresti, o inverta il corso del fluido verso quelle tali determinate parti, ossia muscoli
che intende di eccitare al moto.
2° A delle cause accidentali morbose, che alterino in più o in meno
la facoltà conduttrice in queste od in quelle parti, rendendo es. gr. certune più o meno
penetrate di umori di quello che debbono essere, e gli umori stessi più o meno densi,
più o meno salini, più o meno oleosi ecc., per cui cambiano molto di conducibilità,
onde il fluido elettrico sia determinato a scorrere più dellordinario abbondante e
rapido per alcuni di tai conduttori, in ragione che da altri viene impedito ecc.
§ 50. Le cause esterne sono parimenti due:
1° Lazione dellelettricità artificiale, che scaricandosi
determini una corrente di fluido elettrico fuori del naturale in tale o tal altra parte
dellanimale. E a ciò si riferiscono tutte le sperienze di eccitare le convulsioni
colle scintille o scariche elettriche artificiali.
2° Lapplicazione di due armature metalliche di qualche
estensione, e separate, che poi si facciano insieme comunicare, chè quello di cui
ora trattiamo.
§ 51. Proseguendo dunque a dire delle mie idee, io concepiva
facilmente, che una tale applicazione delle armature e dellarco, dovea accelerare
non poco, e determinare molto maggiore accorrimento e trasporto di fluido elettrico
dalluna allaltra parte del corpo vivente così armato; perocchè se colla
tendenza che ha detto fluido di passare o trasferirsi dalluna, allaltra parte,
il suo moto nello stato naturale è nulladimeno lento, e tale che non giugne a commuovere
i muscoli inservienti a moti volontari, gli è perchè e questa tendenza nata da
sbilancio non è per sè stessa grande, ma anzi picciola molto, e altronde dee il fluido
tragittare quelli non abbastanza perfetti conduttori interposti, quali sono le sostanze
animali medesime, muscoli, nervi, membrane, umori, nessuna delle quali è comparabile,
come già si è detto, ai conduttori metallici. Questi pertanto vi vogliono, cioè le
convenienti armature, a dar libero e rapido sfogo ad una sufficiente copia di fluido
elettrico, tantochè si convellano i muscoli, cui questa corrente invade e stimola. Così
è: tutto lartifizio consiste nel dar luogo ad un più copioso e istantaneo
trascorrimento del fluido elettrico, che tende già per sè stesso a passare dalluna
allaltra parte dellanimale, e vi passa naturalmente anche senza tal aiuto, ma
adagio e scompartitamente, per tutte le interne parti deferenti: il quale istantaneo
trasporto seffettua appunto mediante i tanto migliori conduttori metallici applicati
esteriormente, e distesi sopra esse parti per una piuttosto grande estensione, almeno da
una banda, e mediante larco conduttore, per cui vengono ambe le armature a
comunicare; il quale arco debbe essere anchesso tutto metallico.
Che se una parte di lui non lo sia, ancorchè picciola, se interpongasi
non che un cattivo conduttore, ma fino lacqua, non facciam più nulla; e la ragione
è chiara: lacqua è ben lungi dessere un così eccellente conduttore, come i
metalli; essa non lo è per avventura più delle stesse parti animali succose, e forse
meno di alcune: dunque non vale a trasportare nè maggior copia di fluido elettrico, nè
con maggior impeto da una ad altra parte dellanimale, cioè dai siti ove son poste
le armature, di quel che facciano altre parti interne dellanimale, membrane, vasi,
umori ecc., che sono i suoi naturali conduttori. Vi vuole pertanto unarco metallico,
non interrotto neppure dallacqua, per operare un tale impetuoso trasporto di fluido
elettrico, che occasioni le convulsioni di cui si tratta . Ed ecco come anche queste
osservazioni intorno allarco conduttore non tutto metallico, che nel presente caso
non serve, tendono a confermare le mie idee sul naturale sbilancio e moto del fluido
elettrico tralle parti dellanimale.
§ 52. Egli è come dicea, in seguito a tali idee, che ho fatto questi
nuovi sperimenti sopra animali vivi ed intieri, e collesito già annunziato. Ne ho
fatti non solamente sopra le rane, ma sopra anguille, ed altri pesci, sopra lucertole,
salamandre, serpi; e, quel chè più, sopra piccioli animali a sangue caldo, cioè
topi, ed uccelli: a quali però, per riuscir bene, ho dovuto levar in parte la
pelle. Or non dubito di riuscire anche ne grandi animali, ne quali tanto più
sorprendente sarà lesperienza, quanto più saccostano alla struttura, se non
esterna, interna, delluomo. |