OPERE SCELTE

LETTERA TERZA
DEL SIG. CAV. DON ALESSANDRO VOLTA
P. PROFESSORE, EC.
AL SIG. AB;
ANTON MARIA VASSALLI
PROFESSORE DI FISICA A TORINO, EC.
SULL'ELETTRICITÀ ANIMALE.
da Como li 27 8bre 1795.

Dopo le due lunghe lettere da me scrittevi, illustre Accademico e Collega, ha già un anno e mezzo, e inserite ne' Giornali del nostro comune amico Dr. Brugnatelli, sul soggetto della pretesa Elettricità animale, propria cioè degli organi, in cui si suppone una carica o sbilancio qualsiasi di fluido elettrico, quale elettricità organica ideata dal valente Fisico e Professore di Anatomia Dr. Galvani dietro le bellissime sue sperienze e scoperte invero mirabili ammisi io pure per qualche tempo, ma presto cominciai a rivocare in dubbio, e finalmente dovetti con dispiacere riconoscere e dichiarare per insussistente: dopo che dalla maggior parte de' Fisici, massime oltramontani, erasi adottata la mia opinione, esposta nelle mentovate lettere e in altre memorie e scritti antecedenti, che riconosce bensì nelle sperienze di cui si tratta, una vera elettricità, ma elettricità meramente artificiale ed estrinseca, mossa cioè da conduttori acconciamente applicati; risvegliassi di nuovo qui in Italia, e crebbe più che mai il fermento delle contrarie opinioni in occasione che si pubblicarono nell'autunno scorso con un opuscolo del Dr. Eusebio Valli delle nuove interessanti sperienze in soccorso del primo ormai abbandonato sistema. Invero tali sperienze non solo comparvero favorevoli e consentanee all'ipotesi di un'elettricità propria e attiva degli organi animali, di una vera carica o sbilancio di fluido elettrico tra nervi e muscoli dipendenti, o tra l'interno e l'esterno di essi muscoli, la qual carica o sbilancio producasi naturalmente per le forze della vita, e manifestisi anche negli animali trucidati, e ne' membri recisi, finchè vi dura un certo grado di vitalità; non solo, dico, parvero tali sperienze favorire grandemente siffatta ipotesi, altronde bella e seducente, proposta dal prefato illustre Professor Bolognese adottata e difesa contro le forti mie obbiezioni da Aldini suo nipote e collega, e da altri seguaci non pochi; ma sembrarono dimostrarla evidentemente, e porla fuori d'ogni dubbio; e sì ne imposero a molti, e tiraronli di nuovo agli stendardi Galvaniani quando già soscritto aveano, o stavano per soscrivere alla mia sentenza affatto diversa.

Questa, che sostenni già con molti argomenti e prove sperimentali, e che sostengo ancora, riduce tutto ad un giuoco de' conduttori in conveniente modo applicati, alla virtù cioè che loro attribuisco, o dirò meglio di cui ho scoperto esser essi dotati, d' impellere e smuovere, ove si affrontino o combacino alcuni di classe o di specie diversa il fluido elettrico: dal che poi viene che se ne concorrano tre, o più, tutti diversi a compiere il ciclo conduttore, se p. e. a due metalli, argento e ferro, piombo ed ottone, argento e zinco ecc. sia interposto uno o più conduttori non metallici, della classe cioè da me chiamata de’ conduttori umidi, perchè o fluidi in tutta la massa, o contenenti qualche umore, fra i quali i corpi animali e tutte le loro parti fresche e succose; se, dico, un conduttore di questa 2a classe trovisi di mezzo ed a contatto di due di quella 1a, di due metalli diversi, ne viene che si determini una corrente continua di fluido elettrico, secondo che l’azione su di esso in virtù di tali combaciamenti prevale da una parte o dall’altra .

Tale mia spiegazione venendo confermata da innumerabili sperienze variate in molte maniere, come ho fatto vedere in diversi scritti, e bastando solo a render ragione di tanti fenomeni e apparenti anomalie in ogni altra guisa inesplicabili, ho dovuto indurne che la pretesa elettricità animale, propria e attiva degli organi, non ha fondamento, molto meno prove decisive che la dimostrino: che conseguentemente gli organi animali in simili sperienze vogliono risguardarsi come puramente passivi, come semplici elettroscopj di un genere particolare; e che debbono invece aversi per attivi i Conduttori applicati al mutuo combaciamento, purchè diversi; e tanto appunto più attivi ed efficaci quanto più differiscono tra loro sotto certi rapporti.

Così ho conchiuso sono già tre anni circa, e così sostengo ancora, torno a ripetere, a fronte delle nuove mentovate sperienze del Dr. Valli, ed altre di simil fatta; le quali con tutta l'apparenza favorevole alla teoria di Galvani, per cui furono avidamente abbracciate da' suoi partigiani, che ne menarono gran rumore; vedremo che esaminate in tutte le loro circostanze e aggiunti, moltiplicate e variate come si conviene, comprovano anzi evidentemente l'opinione mia, e non lasciano a quell'altra più alcun appiglio o risorsa.

Io non so se tra quelli che stanno ancora per l'elettricità animale vera e propria nel senso sopra spiegato, vi troviate ancor Voi, mio caro professore, a cui è piaciuto sempre di ampliare, forse anche troppo, l'impero dell'elettricismo, e sottomettere alla sua influenza il più gran numero possibile di fenomeni naturali, e in particolare alcuni dell’economia vegetabile ed animale, e che anzi prevenuto vi mostraste in alcune operette dalle idee di un'elettricità spontanea negli animali, e molto vi studiaste di comprovarla con esperienze varie, alcune delle quali veramente curiose, e ciò molto innanzi che fosser note quelle affatto sorprendenti di Galvani: non so bene qual impressione vi abbian fatta dapprima tali sperienze del Prof.re Bolognese; in seguito le mie molto più estese e variate, dalle quali ho tratto conseguenze ben diverse e in nulla favorevoli alla supposta elettricità animale, e finalmente le nuove di Valli ed altre analoghe, con cui si è preteso di ristabilirla inconcussamente. So che queste ultime ne hanno imposto a molti, come già dissi; i quali veggendo ottenersi in qualche modo le convulsioni nelle rane di fresco preparate e sensibilissime, anche senza l'intervento di alcun conduttore metallico o carbone, ciò ch'io avea pronunciato non succedere mai, perchè non m'era fino allora riuscito (e infatti non riesce che difficilmente) non cercarono dippiù per darla vinta ai sostenitori dell'elettricità animale in senso proprio, della pretesa carica cioè o sbilancio di fluido elettrico tra nervi e rispettivi muscoli, o tra l'interno e l'esterno di essi muscoli. Eppure in niun modo vien provata da tali sperienze siffatta elettricità animale, come mi propongo di far vedere: esse mostrano soltanto, che sono io andato troppo innanzi asserendo, che non si potrebbe mai coll'applicazione di soli conduttori umidi, ossia di 2a classe, senza l'intervento cioè di alcun metallo o conduttore di 1a classe, eccitare le convulsioni nelle rane comunque preparate e facilissime a risentirsi. Ecco in che debbo ritrattarmi, ossia correggere le espressioni troppo generali da me avanzate: non già riguardo alla proposizione capitale, che ho sostenuta, e che sostengo ancora, cioè che la mossa al fluido elettrico vien data, non già dagli organi animali in cui trovisi esso fluido, come suppongono i Galvaniani, in uno stato di carica o di sbilancio; bensì da una forza che risulta dal combaciamento di conduttori dissimili che entrano nel circolo: che insomma ella è anche in tali sperienze, in cui non s'adoprano metalli, un'elettricità artificiale eccitata da causa estrinseca, ossia movente esterno, e in niun modo da principio o forza interna degli organi animali, de' nervi e muscoli.

Per venire ora più davvicino a codeste sperienze, non mi fa stupore che abbian sorpreso e tirato molti, che prima ne dubitavano, a credere alla supposta elettricità animale, e a dichiararsi apertamente per essa; tutti quelli cioè, che non sono andati più innanzi, e non han fatto il dovuto riflesso alle circostanze. Senza questo dovettero restare sedotti (e chi poteva non esserlo a prima giunta?) dal vedere eccitarsi delle contrazioni più o meno forti in tutti i muscoli delle gambe posteriori di una rana compitamente preparata, con ripiegare semplicemente una di esse gambe, e addurla al contatto de' nervi ischiatici ossia crurali, oppur de' muscoli del dorso.

Codesta è l'esperienza principale, con cui crede Valli, e credono i Galvaniani tutti vecchi e nuovi, di aver vinta la causa contro di me, e fino di avermi ridotto al silenzio. Altre sperienze consimili son quelle di tenere sospesa pe' piedi la rana con una mano, e con un dito dell'altra o colla lingua toccare i nervi crurali pendenti, o la porzione di spina, che ad essi si è lasciata attaccata; di tener in egual modo sospesa la rana per una gamba, far passare detta spina, o buona parte del tronco, se tutto o quasi tutto è rimasto attaccato (come io pratico perloppiù di lasciarvelo, troncandone la sola testa), nell'acqua di un catino, e portare l'altra sua gamba al contatto dell'acqua medesima; nell'uno e nell’altro de' quali modi succede pure qualche volta di eccitare le convulsioni; come succede in quell'altra maniera descritta già nell'operetta anonima (intitolata Dell'uso e dell'attività dell'Arco conduttore nelle contrazioni dei muscoli), di cui ebbi occasione di parlare nelle note alla seconda delle lettere che vi scrissi nella primavera dell'anno scorso; la qual maniera consiste in fare che i nervi pendenti, o il pezzetto di spina attaccato vadano a toccare le coscie.

Queste e simili sperienze, ove non interviene alcun conduttore metallico, ossia di quelli che io chiamato avea eccitatori o motori; ove una parte dell'animale medesimo fa tutto l'arco conduttore, o se non lo fa tutto, il resto per compire il circolo è fatto da altri deferenti umidi; tali sperienze. gridano i Galvaniani, sono decisive, perentorie: qui l'elettricità non può ripetersi che dagli organi animali, ne' quali cioè trovisi il fluido elettrico in istato di carica o di disequilibrio, sbilanciato, come pare, tra i nervi e i muscoli in cui quelli s'impiantano, o tra l'interno e l'esterno de' muscoli medesimi, come ebbe per più probabile l'istesso Galvani. E voi, che ne dite, amico? La date così subito loro vinta? O restate ancora perplesso per le tante altre sperienze da me prodotte, nelle quali è pur manifesto che l'elettricità è meramente artificiale, che il fluido elettrico è mosso da causa estrinseca, per un'azione cioè che risulta dal combaciamento di conduttori dissimili? Oppure per far la pace e conciliare le une colle altre sperienze, adottate voi ambidue i principj, e tenete (come opinai anch'io una volta, ma per poco tempo) che quando l'uno e quando l'altro sia la causa delle convulsioni eccitate? Può infatti credersi, che i metalli di specie diversa abbiano realmente nel combaciamento loro co' conduttori umidi la virtù di muovere il fluido elettrico, e che ad una tal'azione, alla corrente elettrica quindi eccitata, troppo debole per potersi manifestare co' segni de' comuni elettrometri, ma pure più che sufficiente ad irritare i muscoli volontarj, o piuttosto i rispettivi nervi, ed altri molto sensibili, per cui passi raccolta, a siffatta corrente abbastanza attiva si risentano le rane anche preparate da lungo tempo, e già molto debilitate, anche le non intieramente preparate, anche senza averne denudati i nervi, e fino i semplici muscoli staccati di esse, o di qualunque animale, e così pure si risentano i nervi del gusto, della visione ec., come ho scoperto; anzi non può credersi altrimenti in tante e tante sperienze, nelle quali con questo mezzo solamente de' metalli diversi ottener si possono gli accennati effetti; e può credersi nell’istesso tempo, o sospettarsi almeno, che anche talvolta proceda il moto del fluido elettrico da una vera carica o sbilancio negli organi animali, come presumono i Galvaniani, quando cioè si eccitano le convulsioni o con un sol pezzo di metallo, o con due, ma della stessa specie, e fino senza alcun metallo, con un arco cioè di soli conduttori umidi, ossia di 2a classe, come le novelle sperienze ci mostrano che pur succede talvolta. Quando però si ammetta una tal carica o tensione del fluido elettrico negli organi, dovrà dirsi che sia sommamente debole, e abbia luogo solo per pochissimo tempo, osservandosi che non si eccitano d'ordinario se non convulsioni deboli, e difficilmente, e solo nelle rane preparate di tutto punto e di fresco, e dotate di somma vitalità. Ma infine se basta, come farò vedere e toccar con mano, a spiegare anche queste poche sperienze ambigue il solo principio dell'azione de' conduttori dissimili, principio dimostrato da tante altre prove sperimentali chiare e parlanti, e senza paragone più numerose, a che ricorrere ad un altro principio supposto, e non provato, di un'elettricità cioè propria e attiva degli organi animali? Perchè introdurre due principj affatto diversi per fenomeni dell'istesso genere, e del tutto simili ?

Dietro queste riflessioni osservando più attentamente, ed analizzando quelle sperienze, in cui mi riusciva di eccitare le convulsioni nella rana con due armature dell'istesso metallo, e fino con un arco di un sol pezzo senz'altra armatura, venni a scoprire che anche picciole accidentali differenze tra dette armature, o tra i due capi dell'arco metallico, nella tempera cioè, nel polimento ecc. bastavano a dar mossa al fluido elettrico, e ad indurre una corrente del medesimo valevole a scuotere la rana compitamente e di fresco preparata: la qual cosa, ch'io avea verificata con moltissime prove sperimentali, fece il soggetto della prima delle lettere già mentovate scrittevi l'anno scorso. Così poi quando alcuni mesi dopo fu richiamata la mia attenzione alle nuove sperienze del Valli, in cui non entra metallo di sorta, ripetendo e analizzando anche queste con variarle in più maniere, non tardai molto a riconoscere, che qui pure la diversità de' conduttori combaciantisi è necessaria; e che tutto il giuoco dipende da questa diversità: e di tale ulteriore scoperta e spiegazione ne feci parte in lettera fin dal principio del passato inverno al Cav.re Banks Presidente della Società Reale di Londra, e ad altri miei Corrispondenti; per nulla dire dei molti e nazionali e forastieri, a cui ho mostrate in tutto il corrente anno le sperienze, e che trovandole decisive hanno senza più esitare sottoscritto alla mia opinione.

Non dubito pertanto, che non siate per soscrivervi ancor voi, Collega amatissimo, qualunque sia stato fino ad ora il vostro sentimento, sol che pesiate bene le ragioni, e più le sperienze, che con maggior ampiezza di quello ho fatto con altri vado ad esporvi, e vi piaccia di ripeterle voi medesimo.

Quest'ultimo oso dire è necessario: non basta leggere o sentire da altri le descrizioni, bisogna vedere le sperienze, farle, rifarle, cambiando forma e maniera, come ho praticato io, per ritrarne una perfetta convinzione.

Non sarà inutile prima di tutto, ch'io mi trattenga un poco a farvi più da proposito osservare quello, che di passaggio ho già toccato, cioè che non sempre, e a mala pena, anche nelle rane preparate di tutto punto, e solo per poco tempo riescono le vantate sperienze delle convulsioni eccitatevi senza l'intervento di alcun metallo, come avrete diggià voi medesimo provato; laddove coll'applicazione di due conduttori metallici assai diversi, ed anche di un solo metallo interposto però a due conduttori non metallici molto pure diversi fra loro (che è un secondo mezzo da me scoperto poco meno efficace del primo) non si manca mai di ottenere le convulsioni incomparabilmente più forti, e per assai più lungo tempo, e sì anche nelle rane intiere, o preparate per metà, cioè sviscerate soltanto. Son dunque ben poco efficaci tutti que' mezzi in cui non si adoprano gli eccitatori metallici, se è assolutamente necessario per ottener qualche cosa, che la rana sia preparata nella miglior maniera possibile, in guisa cioè che le gambe tengano al tronco per i soli nervi ischiatici, e preparata così di fresco, e piene le sue membra di vitalità; e se non sempre si ottengono le convulsioni neppure con tale perfetta preparazione, e le altre favorevoli circostanze, anzi solo rarissime volte nella maggior parte de' sopra descritti modi.

Più spesso è vero, e per più lungo tempo si ottengono nella maniera descritta per la prima, che è di ripiegare una delle gambe della rana, e addurla al contatto o de' detti nervi ischiatici, pe' quali restano esse gambe attaccate al tronco, o di una parte qualunque carnosa del tronco medesimo; non però sempre neppure nelle rane più vivaci, e ne' primi momenti dopo la dissezione, che sono i più favorevoli: non sempre, dico, si ottengono le convulsioni neppure adoperando in questa maniera: e se si osserveranno le circostanze, nelle quali suol succedere, e quelle in cui non succede mai, o quasi mai l'esperienza, si verranno facilmente a scoprire le condizioni richieste al riuscimento; e queste condizioni ci faran conoscere finalmente la causa vera di tali fenomeni, il principio generale da cui dipendono.

Queste condizioni sono dunque:

1° Che il corpo della rana trucidata, scorticata, e finita di preparare, non sia già deterso e netto, come sarebbe lavato nell'acqua, ma anzi sporco, imbrattato in parte almeno di sangue, o di altro umore più o men viscido e tegnente: la qual circostanza, delle membra cioè lorde di sangue si accenna di passaggio dall' istesso Dr. Valli. In difetto giova intridere a bella posta quella parte della gamba, de' nervi, o del tronco, ove ha da succedere in appresso il combaciamento ossia mutuo contatto, con scialiva, come ha notato l'anzidetto autore, con acqua salata , con orina, con muco, con diversi succhi ecc., o meglio con sapone stemperato in poca acqua, o assai meglio ancora con liquori acidi od alcalini concentrati, come ho trovato io nel moltiplicare e variare i mille modi codeste sperienze, e come vi sarà facile di verificare.

2° Che il contatto de' nudi nervi ischiatici, e de' nudi muscoli del tronco si faccia, non da qualsivoglia parte della gamba, ma dal tendine in cui termina il muscolo grosso della gamba, ossia il gastrocnemio, il qual tendine o ligamento passando sopra l'articolazione del piede si prolunga fino alle dita, e compare scoperto per tutto quel tratto. È cosa veramente curiosa il vedere come adducendo al contatto de' muscoli dorsali anche intrisi di sangue o di altro umore viscido o salino, i muscoli delle coscie, niente di ordinario succede; e niente pure facendo a quelli combaciare l’istesso muscolo gastrocnemio al disopra della sua metà, cioè per tutta quella parte ch'esso si mostra puramente carnoso, e che all'incontro facendolo toccare al disotto, cioè per la parte in cui il muscolo medesimo degenera in sostanza tendinosa, e presenta una superficie bianchiccia di un lucido di perla, nascono le convulsioni. Convien dunque imprimere sopra i muscoli del tronco, o sopra i nervi ischiatici l'estremità di detto muscolo gastrocnemio, o l'articolazione del piede, o il resto ove compar fuori il gran tendine, cioè portare al detto combaciamento qualche punto di quel lungo tratto bianco, e non altrimenti, se ottener si vogliono le convulsioni: le quali neppure con ciò si ottengono sempre, anzi non mai, o quasi mai, se anche l'altra condizione non vi si ritrova, cioè dell'umor viscido o salino interposto.

In prova di che, se lavisi ben bene la rana preparata con acqua netta, non servirà più a nulla neppure il contatto fatto sopra i muscoli dorsali colle parti tendinose bianche della gamba. Che se pure succeda alcune volte di eccitare così delle convulsioni anche dopo tal lavatura, si può credere, che tuttor vi sia dell'umore eterogeneo aderente: infatti quando dopo aver lavata la rana una sol volta, e per poco tempo, mi è succeduto per accidente di poter ancora eccitarvi le convulsioni nel modo indicato, non le ottenni più dopo una seconda lavatura più accurata, in cui venni stropicciando bene le parti, massime il dorso, e i contorni delle ferite.

Vi vogliono dunque ambedue le condizioni, e dell'umore eterogeneo interposto,e dell'eterogeneità, dirò così, delle parti animali che si affacciano, che non siano cioè queste troppo simili, come muscolo e muscolo, massime d'eguale struttura e consistenza, ma differiscano anzi notabilmente; e la differenza che trovo più conducente è quella appunto tra tendine e muscolo o tra tendine e nervo (quella tra muscolo e nervo non lo è tanto); siccome la differenza, che fa meglio tra questi conduttori animali, e il terzo che dee trovarsi ad essi interposto nel venire al contatto, e compiersi il circolo, è che questo terzo corpo preso di mezzo sia un umore viscido o salino, o meglio sapone stemperato, o meglio ancora alcali reso appena liquido, come già ho indicato.

Or queste circostanze e condizioni richieste all'uopo di destare le convulsioni nelle rane puntualmente preparate senza l'intervento di alcun metallo, o conduttore della 1a classe, bastano già a mostrare, che non procede dunque la corrente del fluido elettrico eccitatrice di tali convulsioni da alcuna scarica o mossa data al fluido dagli organi animali; giacchè per qual ragione succederebbe siffatta scarica soltanto portando al contatto dei muscoli del tronco, o dei nervi ischiatici le parti tendinose della gamba, e in niun modo facendovi toccare nella stessa foggia le parti muscolari ossia le carnose e molli dell'istessa gamba, o delle coscie, quando il circolo conduttore sarebbe in questo caso compito egualmente, ed ugualmente atto, anzi meglio, per essere più corto, e per essere quelle parti appunto perchè più molli e succose, più deferenti che il duro tendine, e men umido? E per qual ragione ancora non succederebbe, facendosi il contatto immediato di qualsisia parte della gamba coi muscoli dorsali, senza l'interposizione di un terzo corpo deferente diverso dall'una e dall'altra sostanza animale, e diverso dall'umor acqueo, senza l'interposizione, dico, di un umor glutinoso e salino? E non dovrebbe anzi succedere assai meglio coll'applicazione immediata della gamba ai muscoli dorsali, che frapponendosi tal terzo corpo, il quale ben lungi dal rendere più facile e spiccia la via conduttrice già alquanto resistente per essere le istesse sostanze e umori animali deferenti non del tutto perfetti, non può che renderla vieppiù resistente, sendo esso pure che si trammezza un conduttore imperfetto? Or come dunque moltiplicando i conduttori imperfetti, formando l'arco di tre di questi invece di due, si faciliterebbe la supposta scarica e tragitto del fluido elettrico? Come anzi in questo modo solamente avrebbe luogo essa scarica e tragitto, tale almeno da convellere la rana, e non nell'altro modo, del contatto cioè immediato della gamba, che pur dovrebbe essere più adatto?

Se ciò, come vedesi, è un paradosso inesplicabile stando alle idee che abbiamo delle cariche elettriche, e de' conduttori considerati semplicemente come tali, ossia come corpi permeabili al fluido elettrico, e non altro; se, dico, non possono conciliarsi in alcun modo con queste idee, anzi si contraddicono manifestamente gli enunciati fenomeni, convien dunque ricorrere ad altri principj, e abbandonata tal supposizione di carica o sbilancio qualsiasi di fluido elettrico ne' nervi e muscoli della nostra rana preparata, considerare i conduttori, di cui si tratta, sotto un altro aspetto, riguardarli cioè al dippiù come eccitatori o motori, val a dire dotati della maravigliosa virtù di concitare il fluido elettrico, impellerlo, smuoverlo, tosto che- vengano al contatto, e si combacino alcuni tra di loro di diversa specie, come appunto nelle sperienze testè descritte. Volgete e rivolgete la cosa in tutti gli aspetti, quest'è l'unica maniera di spiegare tali sperienze, ed infinite altre, che si riducono al medesimo principio, come farò vedere.

Ma che? saranno anche i conduttori non metallici, i conduttori liquidi, o contenenti in qualsisia modo umore, che chiamo conduttori di 2a classe, saranno anch'essi combinati fra loro soli, eccitatori, come lo sono i metalli conduttori di 1a classe combinati assieme a quelli di 2a? Godranno anche tali conduttori di 2a classe dell'istessa virtù? Sì certo; ma in grado molto inferiore, cedendo per tal riguardo ai conduttori metallici, come cedono loro anche rispetto a tal facoltà conduttrice. Io ebbi queste idee fin dal principio, e le spiegai ad alcuni amici e corrispondenti, fra' quali al sig. Abate Tommaselli di Verona, e al Dr. Van Marum celebre Fisico Olandese in alcune lettere scritte nell'estate del 1792; dall'una o dall'altra delle quali vi ricopierò qualche squarcio a pie' di pagina, acciò vediate s'io non inclinava a credere, e tenea quasi per fermo, che anche nel combaciamento de' conduttori umidi, ossia di 2a classe, sol che fosser diversi fra loro, veniva dato impulso al fluido elettrico, non altrimenti che nel combaciamento de' metalli, o conduttori di 1a classe coi detti umidi . Senza abbandonare del tutto tali idee mi spiegai in seguito qualche volta diversamente, non tanto perchè credessi che nulla realmente fosse l'azione sul fluido elettrico de' conduttori di 2a classe combaciantisi fra loro, comunque diversi, e che in niun modo godessero della virtù eccitatrice; quanto perchè stimai sì meschina tal loro virtù ed azione, sì picciola e languida la corrente elettrica che si potrebbe con essi soli indurre, da non riuscir valevole ad eccitare le contrazioni nella rana neppure la più vivace e meglio preparata. Non debbonsi dunque intendere a rigore alcune espressioni, e come dove nella seconda delle lettere scrittevi l'anno scorso ho avanzato: "che l'arco conduttore formato da una o più persone, da cuoi, panni, cartoni, o corpi bagnati quali essi sieno, da deferenti insomma non metallici, nulla più essendo atto a prestare che l'officio appunto di conduttore, non può determinare alcuna corrente di esso fluido, che invada i nervi e muscoli dell'animale, e ne gli irriti e scuota". Non debbe dico intendersi quello che ivi si avanza a tutto rigore, cioè che nulla affatto sia l'azione nel mutuo combaciamento di tali conduttori di 2a classe anche i più diversi; ma bene esser quella un'azione così da poco, che può quasi aversi per nulla. Che se pure volli dire che fosse nulla del tutto, e pensai un momento così; troppo m'allontanai, come si vede, dalle idee che ebbi per lungo tempo; e alle quali fui tosto richiamato dalle sperienze qui innanzi descritte del Valli, ed altre di questo genere da me intraprese: nè picciola fu la compiacenza in vedere così verificate le antiche mie congetture, colle quali generalizzando il principio, che pel semplice combaciamento di conduttori diversi si toglie dal riposo il fluido elettrico, si concita e smuove, non altrimenti che per la confricazione, tantochè se il circolo conduttore è compito si determina ad una corrente continua, io attribuiva qualche poco di cotesta virtù eccitatrice anche ai conduttori non metallici, qualunque fossero, purchè s'incontrassero dissimili nel combaciamento. Dico qualche poco di virtù, avendola sempre creduta, e credendola tuttora di molto inferiore a quella che manifestasi nel combaciamento di uno di tai conduttori non metallici, o di 2a classe, con due metallici, o di 1a classe fra loro pure diversi.

Ad ogni modo non può più dirsi essere tanto debole, che l'effetto ne sia sempre insensibile, conforme stimai in addietro, ora che impariamo da nuove sperienze, come in alcuni casi, nelle circostanze cioè e condizioni sopra spiegate, si eccita tal corrente elettrica, che giunge a destare delle convulsioni in una rana perfettamente e di fresco preparata: a produrre il qual effetto per altro ci vuole pochissimo, un nulla quasi; come si può provare colle scariche elettriche comuni, segnatamente delle boccie di Leyden, bastando le più deboli, incapaci non che a dar la menoma scintilla, ma a movere alcun poco il più delicato elettrometro, quello di Bennet a listerelle di foglia d'oro da voi perfezionato.

Ci vuole ancor poco assai, sebben ci voglia quattro o cinque volte dippiù, a scuotere la rana non del tutto preparata, ma scorticata e sventrata in guisa che compaiano i nervi ischiatici, senza però recidere le parti di dietro su cui riposano; tanto poco ci vuole, che basta ancora per eccitare le convulsioni in cotesta rana, che diremo mezza preparata, la carica di una boccia che non move, o move appena un elettrometro sensibilissimo; e similmente basta la corrente elettrica eccitata e indotta dal semplice accozzamento di tre conduttori diversi, de' quali uno o due siano metallici, ossia di 1a classe; ove cioè od un conduttore umido, un conduttore di 2a classe trovisi interposto a due di prima molto diversi tra loro; od al rovescio uno di 1a classe trovisi frapposto a due di 2a molto pure diversi (intorno alla quale seconda maniera, accennata qui soltanto, mi riservo a trattenervi un'altra volta più a lungo).

Dico molto diversi, perchè, se qualunque anche picciola diversità, sia dei due conduttori di 1a classe, sia dei due di 2a, interpolati rispettivamente da uno dell'altra classe, può in alcune circostanze bastare all'uopo; se quella debolissima corrente di fluido elettrico, che s'induce in virtù di siffatti accozzamenti può eccitare le convulsioni nelle gambe della rana compitamente preparata, in guisa cioè che pe' soli nervi crurali debba passare tutta ristretta tal corrente; non è già valevole ad eccitarle nella rana sol mezzo preparata, in cui minor parte di essa corrente passa pe' detti nervi, più larga via presentandole le annesse parti, egualmente, se non più ancora, umide e deferenti: conviene quindi in tal caso per ottenere l'effetto, che sia non così debole e meschina la corrente elettrica, ma alquanto più copiosa o più forte (sebbene non ancor tanto da darne segno i comuni elettrometri anche più sensibili), quale si eccita soltanto ove o i due conduttori di 1a classe interpolati da uno di 2a, o i due di 2a interpolati da uno di 1a, come si è indicato, siano un dall'altro assai diversi.

Ma coll'accozzamento di tre conduttori tutti della 2a classe, o conduttori umidi, escluso cioè dal circolo ogni metallo, miniera, pirite, carbone, ogni conduttore insomma di 1a classe, con quei soli di 2a quanto si voglia diversi, intrecciati e applicati in qualunque modo, non ho potuto mai ottenere la più piccola convulsione o sbattimento nella rana preparata soltanto a metà; molto meno è possibile ottenerle in una rana, che non sia neppure sventrata (nel qual caso vi vuole una forza elettrica otto o dieci volte ancora maggiore, come ho trovato colle scariche de' conduttori della macchina, delle boccie ecc., molto meno in un membro, o muscolo staccato dalla medesima, o da altro animale, se tal membro o muscolo non è preparato in maniera, che il nervo inserviente al moto sia snudato, e ne penda fuori tutto libero intorno, ecc.; laddove le ottengo facilmente in cotali membri e muscoli spogliati appena degli integumenti, senza cioè scoprire e mettere a nudo alcun nervo, e fino nelle rane, anguille, ecc., intiere e intatte, ottengo, dico, delle forti contrazioni muscolari, e moto violento de' membri impiegando due metalli molto diversi, e. g. argento e piombo, o meglio argento e foglio stagnato, o meglio ancora argento e zinco, ed applicandoli o immediatamente uno ad una parte, l'altro all'altra di quel tal animale, di quel tal membro o muscolo, o coll'interposizione d'altri conduttori umidi ossia di 2a classe; ed anche con un solo metallo o conduttore di 1a classe ottengo gli stessi moti, segnatamente col zinco interponendolo a due conduttori di 2a classe molto diversi, come all'acqua da una parte o ad un corpo qualunque imbevuto d'umor acquoso, e dall'altra a un forte liquor acido od alcalino. Ma di quest'ultima maniera, in cui interviene un solo conduttore di 1a classe, ho già detto che mi riservo a parlare più lungamente un'altra volta. Qui consideriamo le combinazioni, in cui non ne entra nessuno di detta 1a classe nel circolo de' conduttori, e conchiudiamo dal fin qui detto, che se l'azione sul fluido elettrico nell'accozzamento di tre tutti della 2a classe, comunque diversi tra loro, non può dirsi che sia sempre senza effetto sensibile, è però debolissima, e incomparabilmente meno efficace di quella che risulta per l'intreccio di due di una classe, ed uno dell'altra diversi molto tra loro.

Ed ecco così generalizzato il principio, che in ogni combaciamento di conduttori diversi nasce un'azione, che dà mossa più o meno al fluido elettrico, tantochè ove compiasi il circolo da tre appunto quali essi sieno, purchè diversi, una qualche corrente, o mediocre, o debole, o debolissima di esso fluido viene sempre incitata. Inerendo al quale principio, o legge generale da me scoperta, e che tutto concorre a stabilire, invece di restringerci a dire, come per lo passato, che il fluido elettrico è messo in corrente ogniqualvolta due conduttori metallici diversi comunicando fra loro o immediatamente o per altri metalli, combaciano e prendon di mezzo uno o più conduttori umidi, ossia della 2a classe, continui; diremo semplicemente e in generale: ogniqualvolta uno o più conduttori continui di questa 2a classe s'interpongono a due diversi e tra loro, e col corpo che combaciano; lasciando fuori il termine metallici, che pone una certa limitazione non troppo giusta, oppure cambiando le parole conduttori metallici diversi in conduttori diversi, massime metallici, o di 1a classe; col quale massime e si conserva la prerogativa, che fin nelle prime Memorie ho attribuita a tali conduttori di 1a classe, di essere cioè eccitatori, o motori che dir si voglia, per eccellenza; e l'istessa virtù in grado molto inferiore si concede pur anche a quelli di 2a classe, come fu già mio pensiero, e come viene finalmente dimostrato, che la possiedono diffatti, ma appunto debole assai, dalle esperienze sopra addotte; intorno alle quali mi propongo di trattenervi ancora in un'altra lettera, che seguirà dappresso la presente.

 

Scrivo da Como, e nell'ozio delle vacanze, che stanno per terminare; onde difficilmente potrò spedire l'altra lettera prima di restituirmi a Pavia, che sarà verso S. Martino. Aspetto con desiderio sue righe, che mi spieghino il sentimento suo sopra la materia in questione, e mi diano altre nuove letterarie, e in particolare delle sue studiose ricerche.

Io ho continuato ad occuparmi molto intorno ai vapori elastici, e sono stato condotto ad alcuni bei ritrovati consentano molto alla teoria di De Luc: p. e. che la quantità del vapore è la stessa in uno spazio vuoto o pieno d'aria, rara o densa, e dipende unicamente dal grado di calore; onde cade affatto la teoria della dissoluzione de' vapori nell'aria; che la forza del vapore, ossia la pressione che esso equilibra, cresce in una progressione geometrica crescendo il calore in una progressione aritmetica: che tal progressione geometrica è come 1, 2, 4 ecc. crescendo il calore di 16 in 16 gradi circa; cosicchè essendo la pressione del vapor acqueo eguale a 13 pollici di mercurio alla temperatura di 64 gradi Reaumur, divenendo eguale a 28 pollici a gr. 80, cioè crescendo di 15 poll., cresce poi di 30 poll. e arriva a 58 alla temperatura di 96 gradi ecc.: che questa stessa progressione in ragion dupla di 16 in 10 gradi ha luogo come pel vapor acqueo, così per ogni altro vapore elastico, dello sp. di vino, dell'etere ecc. la differenza stando solo nel grado di calore richiesto a produrre il vapore di tal densità e forza elastica, che equilibri una data pressione, p. e. quella di 28 poll. di mercurio (giugnendo al qual termine circa bolle il liquido ne' vasi aperti, come si sa). Or dunque essendo la temperatura richiesta all'indicata forza del vapore, 80 gradi per quello dell'acqua, 65 per quello dell'alcool, e 31 per quello dell'etere vitriolico, diminuirà egualmente in tutti essa forza o pressione di poll. 15, e ridurrassi quindi a 13, ove scemi la rispettiva temperatura di 16 gr., cioè riducasi a 64 gr. il vapor acqueo, a 49 quello dell'alcool, a 15 quello dell'etere; e similmente crescerà in tutti di 30 poll., arrivando a 58, se invece s'innalzi la rispettiva temperatura di 16 gr. portandola pel vapor acqueo a 96, per quello dell'alcool a 81, per quello dell'etere a 47 ecc. Per tali sperienze sopra i vapori ho immaginati e costruiti varj apparati, che meritano d'essere descritti; e lo farò pubblicando alcune Memorie su questa materia bellissima e importantissima, che ho già abbozzato, ma che non so quando potrò terminare,

Sono colla maggior stima