OPERE SCELTE
L'ELETTROSCOPIO CONDENSATORE
IN UNA LETTERA A
LORENZO MASCHERONI

Amico Car.mo e Collega Stim°

Como 23. marzo 1799.

Ho ricevuto a suo tempo la prima vostra lettera per mezzo dell'Ab. MANGILI, e la seconda, che mi scriveste direttamente, la ricevetti pure alcune settimane sono; e sono confuso d'aver ritardato fino ad ora a rispondervi. Lo fo oggi trovandomi a Como, dove son venuto a passare questi pochi giorni di Ferie pasquali in seno alla mia Famiglia, e in compagnia della moglie, che sensibile alla vostra memoria vi rende i dovuti saluti.
La Memoria sull'Elettricità eccitata dal semplice combaciamento de' conduttori diversi fra loro, siano metallici o conduttori secchi di 1a classe, com'io li chiamo, siano non metallici, conduttori umidi, cioè o liquidi, o imbevuti di qualche umore, che chiamo conduttori di 2a classe, una tal memoria, che BERTHOLLET e MONGE testimonj di alcune sperienze che mostrai loro mi avevano incoraggito di mandare a cotesto Istituto Nazionale, e ch'io avevo quasi promesso, mi venne, e mi viene di nuovo cercata con istanza da VENTURI per il tomo della nostra Società Italiana, che si sta ora stampando. Io però, eccitato anche dala vostra lettera, persisto nel pensiero di presentarla all'Istituto Nazionale, quando l'avrò stesa e terminata; giacchè la maggior estensione che ho data alle mie sperienze, e i nuovi risultati, han fatto che differissi a compilare una tal Memoria, accumulando intanto più materiali; e già preveggo che non verrò a capo di compierla se non nel tempo delle nostre vacanze estive. Intanto pel tomo della Società Italiana stenderò entro il prossimo mese d'Aprile un'altra Memoria, per la quale ho pure pronti i materiali, sulla conversione in vapor elastico dell'acqua, e di altri liquidi, e sull'elasticità assoluta di essi vapori a tutti i gradi di calore cominciando dalzero REAM., o sotto, fino a 100 e più gradi, espressa dalla colonna di mercurio, che il vapore è atto a bilanciare ecc. Sono note intorno a tal soggetto le sperienze di BETANCOURT, e l'apparato di cui egli si è servito.
Io mi sono servito di diversi apparati meno soggetti ad errore, e credo che i miei risultati siano perciò ancora più esatti; ed ho scoperto alcune belle leggi; delle quali dovreste aver qualche contezza, avendovene io più volte parlato, e mostrate anche alcune sperienze or coll'uno or coll'altro di tali miei apparati. Fra questi avrete forse presente quello, con cui mostro che l'aria, ove non si formino in seno ad essa vapori, acquista per eguali aumenti di calore sempre eguali accrescimenti di elasticità, o di volume, in guisa che un volume di essa, che a 0 REAM. e sotto una data pressione è eguale a 216, per 1. 2. 3. 4. ecc. gradi, che s'accresca il calore, cresce a 217, 218, 219, 220, ecc.; oppure cresce in tal proporzione la sua forza espansiva. Così dunque erronei dimostransi i risultati di quelle sperienze riportate negli annali di chimica e nell'enciclopedia metodica, parte chimica articolo Air, in cui per i primi 20. gradi essendosi dilatata l'aria per 1/10 circa di quel volume, che aveva alla temperatura 0, per altri 20. gradi, cioè da 20. a 40. parve dilatarsi in una proporzione maggiore, e in una molto maggiore ancora dai 40. ai 60. gradi: erronei, dico, sono tai risultati, dovendosi una tal maggiore ampliazione dell'aria al vapore formatosi in maggior quantitàin seno ad essa nei più alti gradi di calore ecc. Infatti nelle mie sperienze, e col mio apparato esattissimo, in cui colla bollitura del mercurio è stato espulso ogni umido aderente alla pareti del recipiente, che contiene l'aria, riscaldandosi questa da 0 a 20. gradi cresce il suo volume (sotto l'istessa pressione) da 216. a 236: riscaldandosi fino a 40. gr. arriva il volume a 256: a 276 giusto riscaldata a 60. gr. a 296 riscaldata fino a 80. gr. ecc. Ma se assieme all'aria trovisiun poco d'acqua anche in quantità invisibile, anche un solo umido velo attaccato alle pareti del recipiente, allora nei gradi alti di calore osservasi uno straordinario accrescimento nel volume d'aria pel vapore elastico, che aggiunge il suo al di lei volume: così per es. a 66. gr. di calore, invece di arrivare soltanto a 216+66, cioè 282 (come succede escludendo dall'aria ogni vapore), arriva al doppio, cioè a 564. perchè il vapor acqueo a tale temperatura ha per se solo la forza di equilibrare la metà della pressione atmosferica, ossia 14. pollici di mercurio: resta dunque; che per equilibrare l'altra metà il fluido aereo si estenda a doppio spazio, ecc.
Ritornando all'elettricità mossa dal semplice mutuo contatto di conduttori diversi, potreste intanto voi medesimo mostrare costì alcune delle mie sperienze, o indicare a qualche abile elettricista, come io le eseguisco, che è nella seguente maniera. Sopra uno dei soliti elettrometri a boccetta coi pendolini sia di paglia alla mia maniera, sia di fogliette d'oro a quella di BONNET, avvito un piattello d'ottone del diametro di 2. in 3. pollici leggermente incrostato di ceralacca; il quale poi, per aver un ottimo Condensatore, il copro di un altro simile piattello nudo che lo combacia a dovere, guernito di un manico, per poterlo comodamente levare e riporre.

Due sottili fili metallici sporgono, uno dal piattello inferiore, l'altro dal superiore, per comodo di poter infondere ed accumulare in questo o in quello l'elettricità a piacimento; per fare la qual cosa conviene, che il piattello opposto comunichi col suolo per mezzo di un filo di metallo, o altrimenti, nel tempo di tal accumulazione. La figura qui annessa mette tutto sott'occhio.

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A è l'elettrometro; B il piattello incrostato, e avvitatogli in testa; C l'altro piattello sovrapposto; b il filo metallico attinente al piattello B; c l'altro filo attinente al piattello C, il quale comunica col suolo mediante il filo ricurvo d allorchè s'infonde e accumula l'elettricità nel piattello B.
Quando si voglia invece accumularla nel piattello superiore C, dee il filo metallico d appoggiarsi al piattello inferiore B. Ora accumulata che sia, per averne i segni ingranditi, basta tor via il filo d, che semplicemente sta appoggiato, ed innalzare pel suo manico il piattello C: tosto i pendolini dell'Elettrometro A divergono, ecc. Se l'elettricità si è infusa es. gr. da una boccetta di Leyden carica 1/3, o 1/10 di grado solamente, s'apriranno i pendolini di ben 10. o 12. gradi; e ciò anche alcune ore dopo (ben inteso che l'apparato sia ben costrutto, e in buon ordine), e solamente dopo un giorno, due, tre, sarà svanita una tal elettricità. Quello che si ottiene con una boccetta di Leyden caricata debolissimamente, di accumulare cioè tanta elettricità nel Condensatore da manifestarsi poi con segni elettrometrici assai forti, si ottiene parimenti con qualsiasi conduttore molto capace elettrizzato così debolmente, che non mova neppur di un grado l'istesso elettrometro cui si applichi immediatamente; giacchè applicato al Condensatore si raccoglie in esso, cioè in minore spazio, l'elettricità diffusa in uno tanto maggiore. Finalmente si ottiene lo stesso accumulamento anche con un conduttore picciolo e debolmente elettrizzato, se ripetutamente si elettrizza questo a tale debol segno, e così elettrizzato, si riporta ogni volta a toccare il piattello condensatore. Così dunque se il piattello di zingo m di 2 pollici di diametro fatto combaciare un momento al piattelletto d'argento n sorta da tal combaciamento elettrizzato in più un grado scarso, o meno, appena potrà darne segno addirittura l'elettrometro; ma se si applichi ad esso piattello d'argento non isolato 10. 15. 20. volte, e ad ogni volta che si stacca pel suo manico isolante o si faccia toccare al filo b del Condensatore, come nella figura, deponendovi ogni volta quella poca elettricità acquistata, ne verrà accumulata in esso Condensatore tanta, da far indi divergere i pendolini dell'Elettrometro 10. 12. o più gradi, quando si alzerà il piattello C. Con tale artifizio ho potuto ottenere segni elettrici sensibili non solo dal combaciamento di piattelli metallici anche poco diversi, ma sibbene da qualunque di questi con altri piattelli deferenti non metallici, di 2.a classe cioè; come legni, cartoni, cuoi, abbastanza umidi, non tanto però da bagnare l'istesso piattello metallico; e finanche da piattelli tutti di questa 2.a classe, come legni e legni imbevuti di fluidi diversi. Che? Anche quando non appariva diversità alcuna tra piattello e piattello ho potuto ottener qualche cosa. È dunque dimostrato direttamente che tutti i conduttori sono anche motori di elettricità nel mutuo loro combaciamento: che più degli altri e in 1.o grado lo sono i metalli molto diversi, come Argento e Stagno, Ferro e Zingo, e massime Argento e Zingo: che in 2.° grado, cioè meno, ma sufficientemente ancora lo sono tutti i metalli, quali più quali meno, affrontando altri conduttori non metallici, o di 2.a classe, e diversamente secondo è diverso l'umore onde son questi intrisi: che meno ancora, cioè in 3.° grado, riescono i conduttori di questa classe tra loro, a norma essi pure della loro diversità: che qualche cosa finalmente ma ben poco, fanno nel loro mutuo contatto due conduttori sia della 1.a sia della 2.a classe, dell'istessa specie, come Argento e Argento, Ottone e Ottone, Cartone e cartone, legno e legno dell'istessa qualità ecc. i quali corpi omogenei io colloco nel 4.° ed ultimo grado, riflettendo nel tempo stesso, che quel poco che fanno è probabilmente dovuto a qualche impercettibile differenza che trovasi fra essi, nella superficie cioè, che si affacciano. Infatti quando io trovo di non ottener nulla col combaciamento replicato 30. o 40. volte di due piattelli d'argento lucidi e mondi, e l'aiuto del Condensatore nell'indicata maniera; basta ch'io appanni in qualche modo uno dei due piattelli, o lo passi leggermente due o tre volte sopra un panno, un cuoio, una tavola di legno, sopra la mia mano, sopra un altro metallo, ecc., perchè ripetendo la prova mi compaiano dei segni elettrici più o meno sensibili.
Ora confrontando tutti questi risultati delle mie sperienze non si trovano essi perfettamente corrispondenti a quelli intorno al Galvanismo? Se nell'arco vengono a combaciarsi motori in 1.° grado, due metalli assai diversi, si contraggono i muscoli, si scuotono i nervi della rana anche intiera e intatta, o soltanto decapitata e scorticata. Se entravi un sol metallo e siamo nel caso di motori in 2.° grado, perchè si convella vuol essere la rana al dippiù sventrata. Se non v'entran metalli, ma solo conduttori umidi diversi, che son motori in 3.° grado, non si scuoterà la rana se non sarà molto più eccitabile, coll'essere preparata in guisa, che la corrente elettrica debba tutta passare raccolta per i nervi ischiatici, e se la diversità dei conduttori umidi, che si adducono al contatto, non è notabile, o la rana stessa così preparata non gode di molta vitalità. Finalmente se il contatto chiudendo il circolo si fa tra conduttori umidi o di 2a classe in nulla apparentemente diversi, es. gr. tra muscolo e muscolo detersi ugualmente dal sangue, od ugualmente bagnati, non riuscendo questi che motori in 4° grado, non arrivano a scuotere e far convellere i membri della rana anche il meglio preparata se non in qualche caso, in cui cioè trovisi fornita di una straordinaria eccitabilità, in cui malgrado il non apparire, convien pur credere che abbiavi qualche diversità ne' punti degli stessi muscoli, o qualsiasi parti dell'animale, che si adducono al contatto.
Resta dunque da tutte le sper.e ed osservazioni comprovato che la mossa data al fluido elettrico nel mutuo contatto de' conduttori, che entrano nel circolo, è la sola causa dei fenomeni del Galvanismo, giacchè questi corrispondono esattamente all'esistenza, e ai gradi di tale causa, onde ogn'altra diviene superflua, e restano tolte tutte le obbiezioni che mi si son fatte dedotte dalle sperienze in cui si ottennero le convulsioni o con un solo ed unico metallo, o senza metallo alcuno. Ma non più.
Avrete ancor voi sentita con molto dispiacere la perdita che abbiam fatto del cel. SPALLANZANI. Passando ultimamente da Milano ho inteso con molto piacere, che il nostro MANGILI sia stato eletto per successore al medesimo nella Cattedra di Storia Naturale. A proposito di SPALLANZANI si stamperà fra non molto un Elogio, ed una raccolta di poesie, alla quale dovreste voi pure concorrere con qualche vostra produzione. PERANDOLI, che ha molto impegno per la cosa, ve ne prega per mezzo mio, così pure il nostro MUSSI, che m'impose scrivendovi di farvi mille saluti. Unendo a questi i miei vi lascio dichiarandomi

Vostro Obbl.mo Ser.e e Aff.moAmico

A. Volta.