OPERE SCELTE

LETTERA ALL'ABATE ZAMBONI
SULLE PILE A SECCO

Al Chiarissimo Sig. Professore Zamboni

7bre 1812

Il signor Cav. Barone Carlotti, Ciambellano di S. M. I. mi avea prevenuto qualche settimana fa con sua gentilissima lettera, dell'intenzione, ch’Ella, ornatissimo signor Prof., avea d'indirizzarmi e dedicarmi una dissertazione sopra una nuova pila da lei costrutta, di cui mirabili e non più visti erano gli effetti. Doveano entrambi immaginarsi ch'io sarei stato curioso al sommo di conoscere cotesto ingegno, ed avido di leggere lo scritto: ed era inutile l'aspettare un riscontro da me, che fossi per accettare di buon grado un'offerta tanto graziosa. Giorni sono mi pervenne qui a Como (dove son venuto a passare qualche mese di vacanza, giacchè Milano mi toglie alla mia cara Patria per la maggior parte dell'anno) la cortesissima di lei lettera de' 25 scaduto Agosto coll'enunciata dissertazione, che lessi tosto, e gustai moltissimo. Or dunque mi fo premura di ringraziarla, dell'una e dell'altra, e poichè richiede il mio qualunque giudizio sopra questa sua produzione, incamminata già a pubblicarsi colle stampe, le dirò schiettamente e con tutta ingenuità quello che ne sento, comunicandole ancora parte nella presente, e parte in altra lettera, che seguirà dappresso questa, alcune analoghe mie sperienze, e idee in gran parte conformi alle sue.
Quantunque l'idea di costrurre delle pile elettriche a secco o tali che nè soffrano alterazione o guasto ne' metalli onde sono composte, nè perdano la loro attività per lunghissimo tempo, non sia altrimenti nuova, nè nuovi i tentativi, poichè varj ne sono già stati fatti, e non dal solo De Luc, dal quale confessa Ella con dolore d'essere stato prevenuto, ma da altri Fisici, e da me ancora; quantunque essendomene io occupato fin dal principio, che inventai l'apparato elettromotore, e lo congegnai in varie forme, a colonna cioè (a cui fu dato poi il nome di pila, e ritenuto generalmente), a corona di tazze, ecc., sia anche riuscito son già alcuni anni a costrurne di tali colonne, o pile alcune discretamente buone, senza farvi entrare nè acqua, nè liquori acidi, nè altre soluzioni saline; i quali liquori oltre l'inconveniente d'intaccare, e guastare i dischi metallici, soggiacciono a quello di svaporar presto, e lasciare asciutti i bollettini di cartone, di panno, di pelle, o di qualsiasi stoffa, che ne erano inzuppati, talchè resi troppo cattivi conduttori non servono più, o malissimo; ond'è mestieri smontare sovente la pila, raschiare i dischi metallici per levarne l'ossido, e umettati di nuovo i bollettini rimontarla, acciò agisca ai nuovo colla primiera forza, che in gran parte, se non del tutto, era venuta meno, quantunque, dico, io sia riuscito con qualche felicità a costrurre delle pile durevoli senza farvi entrare acqua nè semplice, nè salata le quali non soffrono alcun guasto, e che agiscono passabilmente bene per mesi ed anni, senza bisogno di smontarle mai, producendo esse effetti elettrometrici a pari o poco meno delle pile fornite di bollettini imbevuti di fresco d'acqua; confessar debbo, che son restato indietro non poco del segno, a cui sono arrivati Ella, e il signor De Luc. Son io certamente rimasto addietro non già riguardo all'attività, che è anzi maggiore a egual numero e qualità di coppie metalliche, nelle mie pile, in cui i bollettini sono pure di carta, come in quelle di De Luc, e sue; non però di carta semplice che per tempo secco trovo che son troppo restìe, e fanno male, ma ben intrise di tale o tal altra sostanza, molle o semiliquida, come il vischio, il miele, e qualche altra che nè si corrompe, nè si asciuga di leggieri, nè s'indurisce che a capo di mesi e di anni, e che continua poi anche indurita ad essere passabilmente buon conduttore. Ma bene son rimasto indietro lo ripeto di lungo tratto riguardo al numero di esse coppie metalliche e bollettini cartacei, al numero dei gruppi o articoli, che voglian dirsi, di cui venner composte cotali mie pile in confronto di quelle di De Luc, e delle sue.
Io, siccome mi proponeva soltanto di determinare le varie tensioni elettriche, che sorgeano da varie di queste pile, e in varie circostanze; il tempo richiesto sia ad innalzare con esse i miei elettrometri comparabili a paglie, al grado cui potean giungere, giacchè tale innalzamento era or più or meno pronto e talvolta assai lento come accade massimamente ove i bollettini siano di semplice carta nè d'acqua nè d'altra sostanza intrisa, sia a caricare a quell'istesso grado, o presso a poco questo o quello de' miei condensatori, le boccie di Leyden, picciole, mezzane, grandi, e fino le batterie più capaci disposte a dovere e tenute in quell'ottimo stato che conviensi per tali prove delicate: siccome tutte, o la massima parte di cotali sperienze io dirigeva alle mie ricerche intorno all'Elettrometria, di cui mi occupo da gran tempo; così mi bastavano per loppiù pile di 20, 30, 40 gruppi, dalle quali coll'ajuto di un condensatore anche non ottimo arrivava ad ottenere altrettanti gradi, o più del mio elettrometro a paglie sottili, delle scintillette, ecc., e quando pur volli aver qualche segno all'istesso elettrometro senza il soccorso del condensatore, con applicare cioè quello a dirittura ai poli della pila, mi contentai d'ingrandirla fino a 100, 150, 200 gruppi, tanto che salisse esso elettrometro a più d'un grado, a 2, a 3 tantochè le scosse, che io non potea avere direttamente dalla pila per la lentezza con cui si move il fluido elettrico attraverso que' bollettini troppo poco deferenti, le ottenessi dalle grandi giare o batterie caricate col dovuto tempo cioè in 10, 20, 30 o più minuti secondi, da essa pila, e al grado presso a poco di essa, e non mi curai di più: o a dir più giusto non ebbi la pazienza di accrescere ancora la pila, e portar i segni elettrometrici a più alto grado, stimando che non valesse la pena, contento altronde di prevederli, e poterli coi dati che aveva calcolare.
Il signor De Luc, ed Ella hanno altrimenti, e meglio pensato; e quindi mi han colle loro pile tanto ingrandite superato di gran lunga mano, se non nelle ricerche d'elettrometria, giacchè nulla più insegnano tali pile formate di un sì gran numero di gruppi, di quello dimostrano le mie più picciole, e comode, e dirò anche più costanti, più esatte, e più comparabili ne' loro effetti; ma nella novità di alcuni fenomeni vistosi, e sorprendenti, quali sono la perenne tensione non ad un grado, o due solamente, come riuscì a me, ma a più gradi degli elettrometri applicati immediatamente all'uno e all'altro polo, le notabili vicende e alternative a cui soggiacciono esse tensioni, indicate da essi elettrometri; e soprattutto le quasi perpetue oscillazioni de' pendolini (altra specie di elettrometri) adattati alla maniera di De Luc, e le realmente perpetue dell'ago calamitato adattato alla maniera sua, prestantissimo signor Professore, nella molto più bella, comoda, ed elegante macchinetta da Lei così bene immaginata e descritta, che mi piace al sommo e non posso finir di lodare.
Quanto al preteso merito essenziale di presentarci un istromento meteorologico, che indicar ne possa il vario stato elettrico dell'aria, e della terra, dirò apertamente, che lo tengo per un'illusione; e posso dimostrare che è un errore manifesto e palpabile. E come mai ha Ella adottato tale idea di De Luc? Come mai non ha veduto, e toccato con mano, che le variazioni nei segni elettrometrici di coteste pile a bollettini di carta o simili, dipendono unicamente dal più o men umido massime da quello che comunica l'ambiente ai bollettini di carta, di sostanza molto igrometrica, umido che dando un più libero passaggio al fluido elettrico, onde acquisti più rapido corso, rende l'azione della pila se non altro più pronta, che vuol dir molto; poi anche dal velo umido, che or più or meno ricopre l'esteriore or di essa pila, or dell'elettrometro, or degli altri isolatori, che v'intervengano, rendendoli meno isolanti, per lo che dissipandosi o meno l'elettricità, meno si alza l'elettrometro, ecc.? Così è; l'umido produce nell'apparato degli effetti contrarj, e complicati secondo che viene contratto e ritenuto dall'interiore della pila, dai bollettini cioè, e riesce favorevole, o dall'esterna superficie della medesima, dell'elettrometro, ecc. e reca pregiudizio. Tali effetti complicati nelle varie circostanze è impossibile calcolarli esattamente, però si possono con facilità valutare all'ingrosso; e a rilevare quanto influisca vantaggiosamente l'umido dei bollettini cartacei, o simili, basta tenere la pila per uno o due giorni in luogo umido, ed esplorarla poi in luogo e giorno convenientemente asciutto; siccome a rilevare l'influenza nociva dell'umido esterno, basta indurvi a bella posta tale umidità superficiale; che se infine procurisi l'umido maggiore a detti bollettini, nel modo indicato, o altrimenti, e allo stesso tempo la maggiore secchezza all'esterna superficie della pila, con esporla e. g. per brev'ora a un'aura di fuoco, o a raggi del sole, si otterrà tutto quel vigore e prontezza di segni elettrici, ch'è atta a dare cotal pila, che non è a rigore, ma può ancora denominarsi pila a secco.
Insomma è troppo grande e troppo manifesta l'influenza dell'umido per non dover attribuire a questo le vicende che si osservano negli effetti or alti or bassi, or più or meno pronti di siffatte pile a bollettini di carta, o di altre sostanze similmente suscettibili dell'umido atmosferico; a che dunque andar in cerca di altre cause, e immaginare gratuitamente che dipendano dal vario stato dell’Elettricità terrestre, e atmosferica? a che esaltare, e con qual fondamento tali pile, al grado di istromento meteorologico? Possono servire sibbene in qualche modo per l’igrometria, ma in niun modo per la Meteorologia elettrica.
Molte più cose Le potrei dire intorno a questa chimerica idea di De Luc che mi spìace di vedere da Lei adottata, e ad altre del medesimo non meno singolari e strane, ch’Ella combatte benissimo co’ miei principj, e ch’io finirò di distruggere; ma riservo queste, e le ulteriori mie osservazioni sulla di lei macchina e dissertazione per l’altra lettera che le ho promessa. Intanto per non più ritardare le spedisco questa; e le domando se, e come devo rimetterle il suo Manoscritto; di cui forse ha bisogno.
Mi fo pregio di dichiararmi colla maggiore stima.