OPERE SCELTE

LETTERA TERZA

Non crediate, mio Signore, ch'io abbia nella lettera precedente esagerato la forza dei segni, ch'io sono in istato d'ottenere, ed ottengo realmente, raccogliendo prima dall'aria, coll'artifizio della fiamma copia di elettricità in una boccetta di Leyden, e concentrandone indi gran parte nel Condensatore, come ho spiegato. Ben lungi dall'esagerare, ho detto poco ancora; mentre ristretto mi sono a parlarvi dei segni vivaci che ottengo a pochi piedi da terra, non già da nuvoli temporaleschi, il che non sarebbe poi tanto sorprendente, ma dall'aria calma e serena, mediante gl’indicati strumenti tascabili, sì l'uno che l'altro.
Or dunque lasciando da parte i temporali in cui l'elettricità per manifestarsi vigorosa non ha bisogno di simili artificj, dirovvi, che per ottenere que’ segni vivaci sopra enunciati, cioè de’ pennoncelli spontanei, delle forti cariche, delle scintille fulminanti, non ho neppur bisogno de' tempi e delle circostanze in cui l'elettricità dell'aria vicino a terra è più animata, qual nelle basse e folte nebbie ne' giorni sereni d'inverno verso il mezzo dì, e nell'ore prime della rugiada d'estate; come neppure ho bisogno di portarmi a fare l'esperienza in luogo aperto e sgombro all'intorno di case e di piante, o sopra un luogo eminente: non ho bisogno, torno a dire, di tali favorevoli circostanze di tempo e di luogo; stantechè un'elettricità debolissima mi basta, tale che possa far divergere le paglie del mio elettrometro di un grado (che è mezza linea), ed anche di meno, adoperandolo alla maniera del Sig. DI SAUSSURE; il qual grado viene poi a più di due e quasi tre gradi adoperandolo alla mia maniera, cioè coll'aggiunta della Fiammella in cima del conduttore. Più: io ho ancora i segni abbastanza vivaci (sempre coll’ajuto della fiamma, e mediante il solito giuoco del Condensatore) allorchè l'elettrometro senza l'adminicolo della fiamma dovrebbe marcare meno di un grado, che è quanto dire non darebbe più segno sensibile, coerentemente a quanto ho mostrato nella prima letteraa, cioè che se gli assi delle paglie trovansi già naturalmente distanti un dall'altro mezza linea, o poco meno, non si scostano che punto o poco dippiù per l'elettricità di un sol grado. Eppure per cotale elettricità affatto insensibile al sensibilissimo elettrometro, qualora s’innalzi questo armato della semplice e nuda verga metallica, io giungo ad ottenere come per prodigio delle scintille, con innalzarlo egualmente, ma provveduto del candelino o solfanello acceso in cima di detto conduttore; con tener in contatto di esso conduttore per alcuni secondi l'uncino di una boccetta di Leyden; e con fare da ultimo con questa giuocare un buon condensatore, nel modo che ho spiegato.
Che se l'elettricità dell'aria sia molto più debole ancora, non arrivi es. gr. che a un 10.mo ad un 20.mo, diciamo più, ad un 100.mo di grado, io avrò tuttavia, mediante i soccorsi riuniti della fiamma e del condensatore, se non delle scintille, dei segni distintissimi di elettricità, portati cioè a più gradi dell'elettrometro sensibile a boccetta.
Non vi vuol molto a comprendere questa specie di prodigio dopo quello che ho detto della 2.a virtù della fiamma nella 2.a letterab, e della capacità del condensatore nella lettera 1.ac. Suppongasi dunque che l'elettricità dell'aria non sia che un 100.mo di quella, che potrebbe dar segno di 1. grado all'elettrometro a paglie il più sensibile, armato del suo conduttore, ma senza fiamma. In tal supposizione comincio a far riflettere che, aggiugnendosi la fiamma, quel 100.mo di grado crescerà a più di 2. 100.mi: poi che tale elettricità non sarà di semplice pressione, ma verrà istillata realmente nel conduttore, e vi si rifonderà a misura che esso ne sia spogliato: per il che una boccetta di Leyden, che gli si faccia toccare andrà poco a poco caricandosi anch’essa fino a 2. o 3. 100mi di grado; diamo per istare bassi, a 2. solamente. Fin qui ci manca ancor molto, perchè siano i segni sensibili; e a nulla certo varrà il toccare coll'uncino di questa boccetta sì povera di carica il cappelletto del più sensibile elettrometro (fosse anche quello del Sig. BENNET a listerelle di foglia d'oro, di cui si è reso conto a principio della lettera precedented). Ma si tocchi invece il piatto metallico di un condensatore ben in ordine; esso per quella straordinaria capacità di cui gode mentre sta applicato al piano di marmo od altro semi-coibente, raccorrà nel suo seno buona parte della carica della boccia: la metà circa, se la superficie di lui combaciante detto piano sia presso a poco eguale alla superficie armata della boccia di Leyden, come già ho indicato nella lettera 1.ae. Dividendosi pertanto la carica della boccia che abbiam valutata di 2. 100.mi di grado, dividendosi per metà, ridurrassi sì in essa boccia che nel piatto giacente del condensatore ad 1.100.mo. Ma, come ho mostrato verso la fine della citata lettera, detto piatto dispiega, levandosi speditamente in alto, con quella stessa elettricità che contrasse giacente, dispiega, dico, in ragione della cotanto per tal separazione diminuita sua capacità, una forza molto maggiore, che va d'ordinario a 120. volte dippiù; e però con quel 100.mo di grado salirà a gr. 1, 20; che è più che bastante per rendersi sensibile.
Ho voluto metter sott'occhio per maggiore chiarezza l'esperienza, e il computo nel caso che si faccia uso di un buon condensatore a parte. Non debbo però lasciare di ricordare il vantaggio considerabile, che si ha. (come ho ivi mostrato) ove si riunisca in uno il condensatore e l'elettrometro a boccetta, armando cioè il cappelletto di quest'ultimo di un piattello, che faccia officio di condensatore, mediante l'applicare ad esso e premervi sopra colla mano un pezzo di taffettà verniciato.
Quando l'elettricità è sommamente debole gli è questo se non l'unico mezzo, il più opportuno di cavarne partito. Se all'incontro è debole pur anco, e impercettibile medesimamente senza condensatore, tale però che coll'ajuto di questo ottener se ne possano oltre a 15. o 20. gradi (come sarebbe se arrivasse senza tale ajuto ad un quarto di grado, ad un terzo, a mezzo), non è più spediente condensarla nel piattello dell'elettrometro medesimo, per la ragione che le paglie giugnendo a toccare le pareti della boccetta che le cinge, non ci lascerebbero giudicar bene della forza: allora o si può sostituire il secondo elettrometro a pendolini più pesanti, armando questo, invece del primo del piattello condensatore, o ricorrere al solito condensatore separato: al qual ultimo spediente conviene appigliarsi ogni volta che ci piace d'avere belle e spiccate scintille, l'elettricità essendo da tanto, giugnendo e. g. a caricare senz'altro la boccia di Leyden più d'un grado o di due dell'elettrometro a paglie sottili.
Avendo così messo in vista di quanto soccorso sia il condensatore per ingrandire i segni dell'elettricità che con picciolo apparato e a pochi piedi da terra raccogliamo dall'atmosfera per mezzo di un candelino o zolfanello acceso; e mostrato avendo come senza una tale fiammella, che bee realmente l'elettricità anche debolissima dell'aria (a differenza di un semplice conduttore quanto si voglia acuminato, che in tal caso sente soltanto un'elettricità di pressione), l'intervento dello stesso condensatore a poco o nulla servirebbe; debbo ora, per nulla dissimulare, parlarvi, o Signore, di alcuni inconvenienti, che accompagnano l'uso di questo strumento nelle sperienze di tal genere, e che ne limitano i vantaggi: in tal maniera nè voi, nè altri mi accuserà di averli troppo decantati, come altrimenti sembrar potrebbe. Dirovvi dunque, che ben riconoscendo la poca costanza del condensatore per ciò che riguarda la quantità appunto del condensamento, il qual suol esser maggiore o minore dipendentemente da molte circostanze assai variabili, come ho spiegato nella prima letteraf, son io il primo a convenire, che non gli si deve aver troppa fede, che non è da stare alle sue decisioni, allorchè si tratta non di scoprire solamente, ma di misurare l'elettricità dell'aria, e di paragonarne i gradi ne’ differenti luoghi, tempi, e costituzioni dell'atmosfera. Come mai infatti accertarsi, per quanta attenzione si ponga, che il condensatore si truovi in tutti i casi in uno stato di attitudine eguale? E supposto pur che lo fosse, come prometterci di fare sempre l'esperienza con eguale celerità e destrezza, il che pure molto influisce al maggiore o minore ingrandimento dei segni, secondo che ho ivi accennato?
Convenendo però che il condensatore è un istrumento infedele, ove trattisi di misure precise, son ben lungi dall'accordare, che in niun modo servir possa alle osservazioni comparate dell'elettricità atmosferica, a misurarne cioè almeno all'ingrosso le diverse forze. L'esperienza, la quale mi ha insegnato, che sendo in buon ordine il piano semi-coibente (facendolo cioè intiepidire al sole o al fuoco, s'egli è un piano di marmo non abbastanza asciutto, o, s'egli è un buon taffetà cerato o verniciato, tenendolo semplicemente netto e mondo); e facendosi l'esperienza con sufficiente destrezza, il condensamento dell'elettricità infusa nel piatto metallico da una boccetta di Leyden debolissimamente carica va a 120. volte circag, mi ha mostrato ancora, che quando, sendo elevato l'elettrometro atmosferico con in cima al suo piccolo conduttore la solita fiammella, le paglie divergono di 2. gradi, di 3., di 4., una boccetta di Leyden avente 10. in 12. poll. quadrati di armatura, e il collo incrostato di ottima ceralacca, perchè sia ben isolante, tenuta in mano e fatta toccare coll'uncino a tal conduttore giunge a caricarsi in 5. o 6. minuti, se non di tanto, poco meno di quei 2. 3. o 4. gradi. Or sia e. g. il condensatore di tal capacità, che per esperienze fatte, prenda la metà della carica della boccettah. Con questi dati io posso facilmente calcolare dai gradi di elettricità che otterrò mediante la boccetta e il giuoco del condensatore, di qual forza sia l'elettricità che immediatamente e semplicemente contrae il conduttore per via della fiamma dell'aria ambiente. Supponete che una volta io ottenga 60. gradi (a marcare i quali già non vale il primo elettrometro a paglie sottili, ma sibbene il secondo a pendolini più pesanti): siccome, io dico, il condensamento è di 120. volte; dunque il piatto del condensatore in un colla boccetta che lo toccò giacente, furon ridotti a un mezzo grado: ma la boccetta, con tale toccamento perdè la metà; dunque avea prima l. grado; dunque l. grado e un poco più ne avea il conduttore atmosferico, che caricò la boccetta quasi al livello della sua forza. Un'altra volta io ottengo coll'istesso giuoco p. e. 15. gradi dell'elettrometro sensibilissimo: dunque l'elettricità infusa dall'aria nel conduttore non era che di 1/4 di grado ecc.
Dal che si vede, che, se non a rigore, per l'indicata incertezza di quei dati, pure con qualche approssimazione; se non con esattezza scrupolosa, più o meno all'ingrosso giudicar posso de' gradi i più infimi dell'elettricità atmosferica, e istituirne de’ paragoni, per loppiù sufficienti all'uopo: quando senza l'aiuto del condensatore, con tutto il beneficio della fiamma, non che misurare, e paragonar fra loro elettricità cotanto deboli, neppur riuscirei a scoprirne l'esistenza.
Gli è vero, che i casi son molto rari, in cui alzando in luogo aperto l'elettrometro atmosferico armato della. sua verghetta metallica col solfanello in cima acceso, non si abbiano con questo solo segni sensibili dell'elettricità atmosferica. E allora, ove massimamente giungano a più d'un grado, sarà molto meglio il lasciar da parte il condensatore, come si è avvertito sopra, riservandolo per i soli casi di necessità, in cui senza di esso non si fa nulla. Quando dunque se ne può fare di meno, quando con maggiore esattezza e precisione si possono notare i gradi dell'elettricità senza di lui, sarebbe gran peccato di ricorrere a un tale stromento, che per simili osservazioni comparate indurci potrebbe in errore, come si è veduto. E a qual pro inviluppare con nuovi maneggi l'esperienza, e accrescerne cotanto l'imbarazzo? Quando non fosse per sorprendere gli spettatori poco istrutti, che stordirebbero ad una vivacità così grande e inaspettata di segni. Poco manca dunque, che non rileghiamo tralle sperienze di puro divertimento quelle d'ingrandire i segni dell'elettricità atmosferica, che regna d'ordinario anche nella bassa regione, fino ad ottenerne forti e vivaci scintille mercè il giuoco del condensatore, quando nulla ci apprendono dippiù; quando per le osservazioni comparative serve meglio, e più sicuramente il solo elettrometro provveduto della fiamma. Però non diamo a quello un bando assoluto, essendovi pure i casi, in cui vien buono, come si è già rimarcato, e avrem occasione di vedere ancora in seguito.
Ma è egli poi così, che le semplici immediate osservazioni fatte coll'elettrometro atmosferico portante in cima del suo conduttore la fiamma siano in ogni caso, in cui l'elettricità atmosferica è sensibile in questo modo, accertate e fedeli; e non v’è nulla a temere dall'incostanza della fiamma? non dobbiam punto temere un'incostanza corrispondente ne’ segni dell'elettrometro stesso a cui appartiene? ciò che, come si vede, renderebbe molto soggette a errore anche tali osservazioni, qualor si pretendesse che fossero comparate. Confesso che in sulle prime ebbi io pure questo dubbio, il quale in me prese viemmaggior forza, allorchè un dotto Fisico mio amico, a cui comunicate avea le mie prime sperienze, mi fece un tale obbietto; ma un poco più di riflessione, e il seguito delle mie osservazioni lo dissiparono, e io fui rassicurato. Non tardai guari a comprendere che poco o nulla si ha a temere da qualsivoglia incostanza della fiamma, tostochè grande o piccola ch’ella sia, languida o vivace, giunge a succhiare l'elettricità dell'aria, e a tramandarla al conduttore presso a poco con eguale facilità, a segno almeno di far divergere i pendolini dell'elettrometro d'un'eguale quantità, vuol dire dello stesso numero di gradi, come ho già fatto osservare nella precedente lettera, colla sola differenza di un po' più presto o un po' più tardi; di che avrò occasione di parlare. Ora se la maggiore o minore grandezza e vivacità della fiamma non porta una differenza considerabile nel successo, che è sempre compiuto; chi non vede, che le altre modificazioni di essa fiamma non vi avranno maggiore influenza; che quindi poco o nulla importerà ch'ella sia verticale o inclinata, più o meno fumosa ecc.? Vuolsi una fiamma; e tanto basta. Infatti per tutto il tempo che brucia il solfanello, se voi distruggete reiteratamente con dei toccamenti la divergenza qualunque sia dei pendolini dell'elettrometro, questa rinasce tosto che cessate dal toccare, e in breve giunge al grado di prima: vi giunge, dico, così bene negli ultimi istanti, in cui la fiamma langue moribonda, come dianzi allorchè ardeva il meglio del mondo.
L'uso della fiamma sì efficace a trarre giù dal Cielo l'elettricità non riconosce dunque alcun inconveniente, che ne diminuisca i tanti vantaggi, che vi abbiamo trovati, e che ci obblighi a rinunciarvi in alcun caso, eccetto quello di un'elettricità tanto forte, che nè l'uno nè l'altro degli elettrometri a boccetta valga a misurarla: la qual cosa, adoperando il solito apparato portatile, e levandolo in alto semplicemente colla mano, sia in campagna aperta, sia in qualche luogo eminente sì, ma non troppo, non accade che in tempo di qualche forte temporale. Sebbene anche allora può servire cotal apparato, tenendolo più basso, e posando l'elettrometro fino sul suolo, può, dico, servire, meglio sempre colla fiamma che senza, a mostrare come, e con qual forza l'elettricità del temporale medesimo giugne vicino a terra. Io ho in questo modo avuto segni più d'una volta, e talora sensibilissimi, posando sul suolo in mezzo ad un giardino o ad una corte il semplice elettrometro (senza cioè la solita verghetta metallica) col candelino inserito immediatamente sul suo cappelletto, sicchè la fiamma non distava da terra che pochi pollici.
Si può in questi casi di forte elettricità atmosferica, siccome pure negli altri più frequenti, in cui ella è sensibile a segno di far divergere di 2. o 3. gradi le paglie dell'elettrometro provveduto della sua verga conduttrice, ed innalzato quanto può farsi comodamente colla mano, si può a scanso di quel poco più d'imbarazzo che porta l'adattare in cima ed accendervi il solfanello, tralasciar di ciò fare, non essendo assolutamente necessario. Ad ogni modo io sostengo che sarà sempre vantaggioso, anche allora che ne compajono in questa più semplice maniera 2. 3. 4. gradi, di servirsi della fiamma, per la ragione che accrescendo questa più del doppio e quasi del triplo, come è fatto costante, cotali segni, veniamo con ciò ad avere una scala più estesa per le osservazioni comparate. Oltredichè per questo mezzo della fiamma, e non già nell'altra maniera, l'elettrometro ne viene a segnare il giusto e preciso grado di quell'elettricità che regna nello strato d'aria, ove porta la testa il conduttore atmosferico: ciò che accenno qui solamente, riservandomi a farlo vedere in altro luogo, là dove le cagioni e la maniera porrò in chiaro, onde la fiamma è cotanto disposta a contrarre l'elettricità dell'aria.
Ho dunque ragione di raccomandare l'uso della fiamma per simili osservazioni senza riserva, senza restrizione di sorta. Quanto al condensatore, ho fatte già le debite restrizioni, per ciò che riguarda le osservazioni comparate: dal che apparisce che son ben lungi dal consigliarne l'uso indistintamente; e che lo disapprovo anzi, trattandosi di tali osservazioni comparate, ogni qual volta senza di lui si rende già sensibile l'elettricità atmosferica e giunge a più gradi. Or andrò anche più innanzi, e concederò che il condensatore sia di poca o nessuna utilità, eziandio per delle osservazioni isolate, ed anche riuscir possa nocevole, qualora l'elettricità è abbastanza sensibile senza il suo intervento: tutto questo concederò; purchè non mi si contrasti la gran-dissima sua utilità in molti incontri, ne' quali diviene di un soccorso unico impareggiabile; ed è quando senza di lui non ci è dato di scoprire la minima elettricità, sia per lo stato medesimo dell'atmosfera, sia per la situazione poco favorevole in cui ci troviamo per questa sorta di osservazioni, come allorquando siamo circondati d'alberi, da case ec. Quante volte infatti non ho io ottenuto de' segni non equivoci ed anche forti di elettricità per mezzo del condensatore, non solamente sperimentando coll'elettrometro atmosferico portatile, di cui ora si tratta, ma sibbene con un gran conduttore fisso, eretto alla foggia de’ Frankliniani sulla sommità d'un edificio; quante volte, dico, non ho io ottenuto de' segni distintissimi applicando all'uno o all'altro di tali apparati il condensatore, in tempo che lasciando di valermi di questo prezioso strumento non ottenea nè dall'uno nè dall'altro il minimo che, non mi era cioè possibile di scoprire alcun indizio di elettricità atmosferica ?
Quanto all'elettrometro portatile basti il dire che ne ottengo segni stando ad una finestra, che guarda una piazza od un giardino, e fuora portando da essa l'istrumento provveduto della sua verga metallica e della fiamma, quanto può estendersi comodamente il braccio. In questo modo non solamente in occasione di temporale, che non è maraviglia; ma talora anche a Ciel sereno e più sovente cadendo pioggia, e immancabilmente ove domini una folta e bassa nebbia, mi riesce d'aver de' segni, malgrado la vicinanza del muro e del tetto, che tanto rubano dell'elettricità dell'aria, e di averli anche senza il condensatore; il più delle volte però, sendo il ciel sereno, o coperto senza temporale, ho bisogno dell'ajuto di questo strumento.
Riguardo alla combinazione sopraccennata del condensatore coi noti conduttori Frankliniani, permettetemi Signore, ch'io vi trattenga alcun poco anche intorno a questo. Prima che il Sig. DI SAUSSURE insegnato ci avesse il modo di esplorare con grande comodo e vantaggio l'elettricità atmosferica per mezzo dell'elettrometro portatile di CAVALLO, aggiugnendovi con sì felice riuscita quella verga metallica lunga circa due piedi, di cui tante volte si è parlato; io faceva (non altrimenti che si solea fare dagli altri Fisici intenti a simili ricerche), le mie osservazioni sopra un gran Conduttore isolato e terminante in punta posto in cima ad una torre, a cui era attaccato un filo di ferro, che similmente isolato prolungavasi fino nella camera di osservazionei. Quantunque io ottenessi da cotale apparato dei segni di elettricità, anche senza impiegarvi il condensatore; ciò però non avveniva di frequente, ed eran quelli per loppiù deboli all'ultimo grado, salvo che all'avvicinarsi di qualche tempo-rale, al sopraggiungere di alcune pioggie improvvise, o della neve. D'ordinario quando si esplorava il filo conduttore, o fosse il Cielo sereno, o coperto da nubi non temporalesche, non moveva punto l'elettroscopio il più sensibile: solamente lo moveva un tantino nelle ore di bel sole e d'aria asciutta, e talora un poco più al tramontare di lui, e al primo formarsi della rugiada. Fuori di queste circostanze l'elettricità atmosferica sembrava nulla: ond’io sarei stato obbligato di notare il più sovente zero di elettricità, se chiamato non avessi in soccorso il mio condensatore, il quale non mancò quasi mai di scoprirmi qualche elettricità in quell'aria, che ne sembrava priva; e non già solo l'esistenza, ma ben anche la specie della medesima.
Sul principio, quando avendo di fresco inventato il condensatore, ne feci l'applicazione all'ingrandimento de' segni dell'elettricità atmosferica, io disponeva le cose nel seguente modo: il piatto metallico del condensatore posato sul suo piano di marmo, od altro equivalente, si portava a toccare il fil di ferro del conduttore atmosferico, e rimaneva in tal contatto un sufficiente spazio di tempo, passato il quale si ritirava tuttavia unito a detto piano, guardando di non toccarlo altrimenti; indi si disgiungeva levandolo speditamente in alto per mezzo del suo manico isolante, e si passava ad esplorarlo con un dilicatissimo elettrometro a boccetta. Questo metodo è quello ch'io descrissi, prescrivendo tutte le richieste attenzioni, nella mia Memoria sul condensatore, c'ho avuto occasione più volte di citarel. Ma non istetti lungo tempo ad accorgermi, che questa manipolazione mancava sovente del suo buon successo, segnatamente quando l'elettricità dell'aria non s'istillava che lentissimamente nel conduttore; nè guari tardai a comprenderne la ragione. Io aveva già avvertito nella detta Memoria, che applicandolo al conduttore atmosferico d'uopo era che vi stesse unito un tempo considerabile quando l'elettricità dell'aria era debolissima, per raccoglierne pure una dose sufficiente. Questo tempo richiesto è ora di 2. o 3. minuti, ora di 6. 8. 10. ed anche dippiù, in ragione della minor forza dell'elettricità dominante, e della maggiore secchezza dell'aria, che rendendola più coibente impedisce o ritarda la trasfusione della sua elettricità nel conduttore. Or qual è il piano di marmo, od altro inserviente al condensatore, il quale tenga l'elettricità confinata nel piatto metallico sovrapposto, senza punto rubargliela, senza darle ricetto nel proprio seno, lo spazio di 10., 12. e più minuti! Nessuno; giacchè non debbe già essere quello un piano perfettamente coibente, ma mezzo tra coibente e deferente, quale appunto il marmo asciutto, l'incerato ec. Si vede per tanto, che più è lungo il tempo che il condensatore, cioè il piatto metallico unito al piano semi-coibente, sta applicato al conduttore atmosferico, e più di quella elettricità, che s'infonde in detto piano va persa, onde trovasi infine averne raccolto ben poca. Di qui dunque la cattiva riuscita, allorchè il condensatore dovea stare più di un minuto, di due, di tre applicato al conduttore atmosferico per contrarne una sensibil dose di elettricità.
Ciò veggendo pensai a un altro modo di far servire il condensatore, che non avesse un tale inconveniente, e lo trovai che corrispose perfettamente all'intento; ed è quello, di cui ho già fatto cenno nella 2.aletteram. Invece dunque di portare in contatto del fil di ferro del conduttore atmosferico il condensatore, appicco a quello l'uncino d'una boccetta di Leyden in guisa, che non rimanga già isolata la sua armatura esterna, ma comunichi col suolo. Questa boccetta la lascio così annessa al filo conduttore tutto il tempo richiesto, talvolta cioè un quarto d'ora, talvolta più; indi la ritiro, che ha ricevuto una carica qualunque (niente o quasi niente essendo andato perso, supposto che la boccetta sia in buon ordine dell'elettricità che mano mano è venuta ricevendo), e me ne valgo per far giuocare nella solita maniera il condensatore. Or io vi dirò, che con questo metodo, ch'è anche meno imbarazzante dell'altro, e che ho seguito per più anni, ho ottenuto, se non sempre, il più delle volte segni di elettricità, non di rado ancora delle scintillette, in tempo che non impiegando il condensatore, od anche impiegandolo, ma senza l'intervento della boccetta, l'elettricità del conduttore atmosferico parea nulla affatto.
Mi si domanderà forse qui, com’io concepisca, che la boccetta possa contrarre una carica qualunque per un'elettricità estremamente debole dell'aria, qual'è es. gr. quella che domina a Ciel sereno dopo che ho io medesimo mostrato nella lett. 2.an che una tale elettricità non viene trasmessa realmente, non s'insinua punto nel conduttore dell'elettrometro atmosferico portatile, operando su di esso soltanto per via di pressione ec. E che? Vi avrà dunque una differenza essenziale tra questo elettrometro da tasca sormontato dalla sua verga metallica che termina in punta, ed un gran conduttore fisso, che porta ugualmente la sua punta in aria; sicchè atto sia quest’ultimo a dare una qualche carica alla boccetta di Leyden, e niente il primo?
A ciò rispondo che supposto anche che al conduttore Frankliniano molto elevato, non altrimenti che al picciolo conduttore del nostro elettrometro portatile, punto o poco s'infonda dell'elettricità, ond'è l'aria imbevuta; pure, siccome non lascia questa di agire sopra di lui giusta le note leggi delle atmosfere elettriche, di smovere cioè il fluido elettrico suo proprio (obbligandolo a condensarsi verso l'estremità inferiore, se l'elettricità dell'aria che involge la superiore è positiva; e tutt'all'opposto se è negativa); così essendo il conduttore di cui si tratta, il quale dall'alto d'un edificio si prolunga fino alla camera d'osservazione, di una capacità molto grande, evidente cosa è, che la quantità di fluido elettrico, che vi viene per tal azione smossa (ritirandosi dalla sua cima al fondo, o viceversa), dovrà essere tanto più considerabile che quella che viene smossa nella verghetta metallica ond'è armato l'elettrometro atmosferico portatile, quanto il primo s'innalza più del secondo, ed ha maggiore capacità. Or dunque non è maraviglia che cotale quantità di fluido smosso arrivi al segno d'indurre nella boccetta di Leyden, che si applica all'estremità inferiore di quel lunghissimo e capace conduttore, una carica; la quale sebben debole all'estremo, e impercettibile per sè stessa, attesa la capacità molto più grande ancora di essa boccetta, giunga però ad essere sensibile col soccorso del condensatore.
Tutto ciò supposto che il gran conduttore Frankliniano non s'imbeva punto dell'elettricità dell'aria. Ma è egli poi così? Ho accennato giào che non può dirsi ciò a rigore neppure pel picciolo conduttore dell'elettrometro portatile, nel quale un qualche poco di elettricità, sebbene a stento e lentissimamente, s'infonde dell'aria quando non sia debolissima: or a quella altezza, a cui giunge la punta del gran conduttore Frankliniano, l'elettricità dell'atmosfera è di raro cotanto debole, che insinuar non se ne possa qualche picciola dose in esso conduttore, la quale aggiunta alla porzione del suo proprio fluido che viene smossa, come si è detto, concorre pure a caricare la boccetta. Parlo di picciola dose, e di gran lentezza che soffre ad infondervisi; perchè infatti non veggiamo che tal conduttore dia frequentemente da sè stesso sensibili segni di elettricità, facendo mestieri per loppiù ricorrere all'artifizio del condensatore coll'intervento della boccetta. Questa elettricità, anche non debolissima, a tal che, esplorandola colla fiamma che la sugge facilmente e celeremente, manifesterebbesi a dirittura (cioè senza far uso del condensatore) forte di 30. 40. e più gradi dell'elettrometro a boccetta, ha dunque una grandissima difficoltà, mancando la fiamma, a staccarsi dall'aria per entrare in un conduttore quanto si voglia perfetto, qual'è il metallico, e sia pure acuminato; ciò che non si sarebbe creduto: quindi è che non vi si depone infatti che in parte, e assai lentamente. Ecco perchè fa bisogno sovente di 8, 10. minuti, ed anche d'un quarto d'ora, a far sì che la boccetta di Leyden acquisti dal filo conduttore quella meschina, dirò quasi infinitamente piccola carica, capace appena di esser resa sensibile mercè il giuoco del condensatore.
Ma lasciam da parte una volta i gran conduttori atmosferici innalzati sulla sommità delle case, sopra le torri ec., più acconci per le osservazioni dell’elettricità straordinariamente viva e strepitosa, quale si manifesta nel forte de' temporali, e di quella ancora molto animata che nasce talvolta al cader di certe pioggie, e più spesso in tempo di neve; più acconci, dico, per le sperienze su cotale energica elettricità, che per seguire gli andamenti e le vicende dell'elettricità blanda e moderata dell'aria serena, calma o ventosa, secca o umida, della rugiada, delle nebbie, e delle nubi non temporalesche; elettricità che egli è più importante di studiare, essendo essa finalmente la sorgente di quell'altra tumultuosa e indomita: lasciamo sì da parte que' conduttori machinosi, e ritorniamo al nostro elettrometro atmosferico portatile fatto per le osservazioni di cotesta elettricità tranquilla, in cui riesce di un uso più sicuro e molto più esteso, soprattutto ne' tempi umidi, per la ragione che gli si può di leggieri conservare un perfetto isolamento; ciò che riesce quasi impossibile di praticare coi gran conduttori fissi.
E qui non sarà inutile il far osservare, come egli è appunto per un tale isolamento imperfetto di cotesti grandi conduttori esposti di continuo all'aria, e perchè i segni di un’elettricità semplicemente di pressione non possono sostenersi gran tempo (il fluido elettrico riuscendo alla lunga a scappar fuora e ad abbandonare quella parte del conduttore, in cui per la detta pressione ossia azione dell'atmosfera elettrica era stato condensato), egli è, dico, per queste ragioni, che i gran conduttori non danno sovente alcun segno di elettricità; giacchè converrebbe, per averli in virtù della semplice pressione, innalzare il conduttore isolato a dovere allora allora che si vuol fare l'osservazione, nè punto dar tempo al fluido elettrico smosso, e condensato e. g. nella parte inferiore di detto conduttore, di effondersi: e per aver segni costanti di un'elettricità incessante (al che richiedesi, che vi s'infonda realmente e continuamente quella dell'aria) converrebbe porre in cima del conduttore Frankliniano un candelino acceso, come io pratico col picciolo conduttore portatile, il quale per questa sola aggiunta supera tutti i grandi. Non è dunque più maraviglia che cotesti elevatissimi conduttori, ma mancanti della fiamma, e nella cattiva disposizione in cui altronde si trovano riguardo all'isolamento ne’giorni massimamente umidi, non diano sovente alcun segno di elettricità neppure ricorrendo alla boccetta di Leyden e al condensatore, in tempo che il nostro picciolo apparato da tasca non manca di darne in luogo men alto, sopra una terrazza e. g. della medesima casa, innalzandolo alla semplice maniera del Sig. DI SAUSSURE; o, se non basta, aggiugnendovi alla mia maniera il solfanello acceso; e in caso di necessità, ricorrendo al condensatore.
A proposito del qual condensatore, riflettendo su tutto ciò che ho esposto fin qui, m'accorgo d'avere, senza che tale fosse il mio assunto, soddisfatto intieramente a quanto l'accademia di Harlem domandò pochi anni sono, proponendo per soggetto di un premio di determinare il vero e proprio uso del condensatore per esplorare l'elettricità atmosferica: alla qual domanda in vero non so che alcuno abbia ancora risposto come conviene. Bisogna confessare, che i giudizj che si sono portati sopra quest'istrumento sono andati troppo in là, trascorrendo a due estremi opposti. Chi ha vantato ed esaltato il condensatore oltre il dovere; e chi ha mostrato di diffidarne troppo. Per me, con tutta la propensione che non si può non avere per una invenzion propria, mi sono studiato di prendere una via di mezzo, e credo aver ridotta la cosa al suo giusto valore. Non ho punto dissimulato, che quest'istrumento può indurci in errore qualor si tratti di osservazioni comparate, atteso che molte circostanze di lor natura molto variabili fanno variare altresì (mi sia lecito di così esprimermi) la di lui virtù condensatrice. Ho fatto vedere ad ogni modo come si possa con esso calcolare almeno all'ingrosso la forza dell'elettricità atmosferica, ritenendo che la sua virtù di condensare vada a 120. volte, come con altra serie di sperienze riferite nella prima letterap ho creduto poter determinare. Ho spiegato l'imperfezione del mio primo metodo di esplorare col suo mezzo la debolissima elettricità atmosferica, il qual metodo consisteva in applicare detto condensatore immediatamente al filo di ferro del conduttore atmosferico; e come, e con qual successo ho sostituito poco tempo dopo l'altro metodo di gran lunga migliore, che è quello di far intervenire la boccetta di Leyden. Ho avvertito con farne cenno in più d'un luogo, che bisogna mantenere il condensatore in buon stato, e servirsene con destrezza, senza molto estenderne sopra di ciò, avendo circostanziatamente trattato di tutto quello che vi ha relazione, e delle necessarie attenzioni nella Memoria sopra il condensatore più volte citata. Ho insegnato a riunire in un corpo solo il condensatore e l'elettrometro con non piccolo comodo e vantaggio. Infine ho mostrata la sua decisa utilità, anzi il bisogno indispensabile che ne abbiamo in alcuni casi, che ho indicati. Tanto, e forse neppur tanto richiedeva la questione proposta per il premio.
Ma io, ardisco dire, ho fatto dippiù; dacchè vi ho aggiunto un'altra scoperta, che molto interessa il condensatore medesimo, e ne estende prodigiosamente l'uso: parlo del ritrovato della fiamma, la quale, posta in cima alla picciol asta dell'elettrometro atmosferico portatile, ne accresce diggià per sè stessa quasi del triplo i segni elettrici, e, quel che è più, la rende disposta a contrarre realmente (non per semplice pressione) l'elettricità dell'aria, a succhiarla davvero, e quindi atta a caricare in qualche modo una boccetta di Leyden: ciò che conduce finalmente a profittare del condensatore per un ulteriore ingrandimento molto più considerabile dei medesimi segni elettrici: cose tutte, che non potrebbero aver luogo senza un tale ajuto della fiamma. Con tutto questo io son ben lungi dal pretendere, che a me venga decretato il premio proposto dall'Accademia. Scorso già deve essere il tempo prefisso: ma quando anche non lo fosse, non penserei neppure a presentarmi al concorso. Sono abbastanza contento, se posso colle mie piccole scoperte aprire qualche nuovo campo di ricerche utili, ed animare i Fisici a proseguirle; e soprattutto se giungo ad ottenere la vostra approvazione, o Signore, che per me vale quella di molti.
Mi rimane avanti finire questa lettera, in cui mi son proposto a compimento della precedente di presentarvi tutti i vantaggi, che ho saputo trarre dall'uso della fiamma per l'oggetto di esplorare l'elettricità atmosferica, mi rimane di descrivere alcune addizioni, che ho fatte al nostro elettrometro atmosferico, all'uopo di sollevarlo più alto in campo aperto, o di avanzarlo di maggior tratto fuori della finestra, senza togliergli (che è suo gran pregio) di essere portatile.
In vece di adattare il piccolo conduttore, formato di tre o quattro pezzi di grosso fil d'acciaro che si avvitano insieme, al cappelletto dell'elettrometro a boccetta; l'adatto alla cima della mia canna da viaggio, in modo che resti esso conduttore isolato: per il quale isolamento serve un bastoncino di vetro incrostato di ceralacca della lunghezza di due o tre pollici. Questo cilindro solido di vetro ha annesso ad un capo un tubo conico di lastra d'ottone, in cui entra e si ferma il puntale della canna, e all'altro capo un cappelletto similmente di ottone, su cui si avvita l'anzidetta verga d'acciaro. Un cordoncino intrecciato di fili d'argento, sicchè formi un conduttore continuo, s'attacca con un nodo e si lascia pendere da cotesta verghetta lungo tanto, che quando si solleva in alto con una mano la canna così corredata, l'infimo capo di lui terminante in un laccio od anello possa annettersi o all'uncino di una boccetta di Leyden, od al cappelletto similmente uncinato di un elettrometro a boccetta, che si tiene dall'altra mano in mira agli occhi, e sufficientemente discosto da detta canna: possa, dico, annettersi e sciogliersi a volontà. La fig. 1 rappresenta tutto l'apparecchio nell'atto che una persona sta esplorando con esso l'elettricità atmosferica in mezzo d'una campagna, d'un giardino, o d'altro sito più o meno aperto. AB è il bastone o canna da viaggio, il pomo della quale vien impugnato dalla mano sinistra. C il tubo conico d'ottone, in cui entra il puntale di detta canna. D la colonnetta di vetro incrostata di ceralacca. E il cappelletto d'ottone, su cui è avvitata la verga d'acciaro FG, che porta sulla sua cima G il solito solfanello acceso, ritenuto da un fil di ferro attorto in spirale o altrimenti. HI finalmente il cordoncino intrecciato di fili metallici, che s'innesta in I all'elettrometro tenuto sollevato dalla mano destra. E’ facile vedere, come tutto questo apparecchio si smonta, e può rinchiudersi, a riserva del bastone, in un astuccio tascabile, unicamente al battifuoco, ad una provvisione di solferini, e ad un bastoncino di vetro metà nudo e metà coperto di cera spagna, che serve, allorchè si hanno de' segni d'elettricità, a farne tosto conoscere la specie. Nello stesso astuccio può farsi luogo altresì ad una picciola boccetta di Leyden, che sarà ottima se sia di quelle preparate alla maniera del signor Cavallo per conservarsi cariche in tasca e dovunque per molti giorni: come pure v'è luogo pel condensatore, che va unito all'elettrometro, e che consiste, come l'ho descritto nella prima lettera in un piattello d'ottone del diametro di due o tre pollici, ed una benda poco più larga di taffetà cerato o verniciato.
Non istarò io qui a descrivere la forma e gli scompartimenti di tale astuccio, che possono combinarsi in varie maniere, e a fantasia di ciascuno: dirò solo che nel mio, a risparmio di sito, profitto della cavità del manico C, che riman vuota smontandolo dal bastone, per nascondervi la spirale di fil di ferro G, e il cordoncino H ripiegato; che il piattello condensatore lo serro a modo di coperchio di scattola contra il fondo dell'elettrometro; e che colla benda di taffettà cerato fascio la boccetta di questo. Finalmente dirò, che ho trovato più comodo di fare degli astucci o custodie separate, una per ciascuno de' due elettrometri, ed una per tutti gli altri pezzi insieme.
Potrebbesi, se ad alcuno piacesse, congegnare in modo un bastone internamente cavo, che esso solo contenesse de' pezzi per allungarlo, e più verghe metalliche per allungare similmente il conduttore; e nel quale si rinchiudessero inoltre tutti o quasi tutti gli altri articoli inservienti. Ma io amo meglio di portarmi in tasca gli indicati astucci, mediante i quali posso valermi di qualsivoglia bastone, d'una pertica più o meno lunga secondo l'opportunità ecc.
Quanto al vantaggio che si ha esplorando l'elettricità atmosferica con tal apparato, lo comprende ognuno: ognun vede, che in generale si otterranno de' segni tanto più vivi, quanto più in alto si porta la fiamma, che bee l'elettricità dell'aria. Che se paresse ciò troppo vago, e qualche cosa si desiderasse da me di più determinato, dirò, che in molte prove che ho fatte ho veduto, che dove alzando semplicemente colla mano l'elettrometro armato della verga metallica nuda alla maniera di Saussure, sicchè giugnesse la di lei punta a 7. piedi circa da terra, si aveano e. g. 2. gradi di elettricità, e munita detta verga alla mia maniera del solfanello acceso crescevano a 5., sollevando la medesima per mezzo della canna, nel modo qui indicato, all'altezza di 11. o 12. piedi, i segni elettrici aumentavano un'altra volta più del doppio, oltrepassavano cioè i 10. e i 12. gradi.
Un tal vantaggio è poi più rilevante qualora esplorando l'elettricità atmosferica con innalzare il nostro conduttore soltanto colla mano, avvenga di non averne segno alcuno nè colla fiamma nè molto meno senza, qualora dico, avvenga di non ottenerne alcun segno, perchè in que' luoghi e tempi in cui si fa la prova, l'aria alta da terra 6. in 7. piedi possiede così debole elettricità, che non arriva a tre quarti, o ad un grado; e d'altra parte l'elettrometro è tale, che i suoi pendolini punto non si movono per sì piccola forza o appena ne dànno un dubbio cenno. In tali circostanze di così debole elettricità è pur bello, è pur vantaggioso di poter ottenere 2. buoni gradi, innalzando coll'ajuto della canna la verga metallica munita del solito solferino acceso, 4. o 5. piedi dippiù.
Invero sono molto rari i casi, in cui, esplorando l'elettricità in luoghi liberi, si trovi cotanto debole: ciò accade solamente in certi tempi coperti e calmi, e talvolta anche, sendo l'aria serena, ne' giorni ed ore caldissime. Ma non è già raro, che manchino i segni all'indicata altezza di 6. o 7. piedi, facendo l'esperienza in luoghi meno aperti, come in fondo di angusta valle, appiè d'erta montagna, vicino ad alberi, a muraglie ecc. ed è allora massimamente, che giova valersi della canna nel modo che si è descritto: giova specialmente volendosi instituire le osservazioni alla finestra di una stanza, da cui colla mano sola difficilmente si riesce a mandar fuori quanto basta la cima fiammeggiante del conduttore. Dirò anzi che non si riesce neppur troppo bene con un bastone ordinario da viaggio, volendovene uno più lungo, una gran pertica, una canna da pescatore, o simile, acciò la vicinanza del muro non pregiudichi a segno di rendere per loppiù impercettibile l'elettricità atmosferica.
Ora dovendosi adoperare cotal lunga canna o pertica, l'incomodo di tenerla in mano per tutto quel tempo, sovente lungo, che vuol farsi durare l'esperienza, mi ha fatto pensare ad adattarla in una maniera, che sporgendo come conviene dalla finestra rimanesse ferma da sè, e acconciamente isolata.
La figura 2a rappresenta tutto l'apparato disposto per l'esperienza. ABC è un tavolino col suo piede, il quale può alzarsi più o meno tirando fuori il pezzo B, e fissandolo colla vite o. Essendo il pezzo inferiore A alto circa 4 piedi, riducesi con poco il tavolino C all'altezza dell'occhio di chi osserva, e può ridursi comodamente a quella di 7. piedi, ed anche più, se occorre. Su detto tavolino sono impiantate a vite due colonnette fd, ge tutte di legno, fuori del pezzo d, e del pezzo e vicini alle rispettive basi, i quali sono di vetro incrostato di ceralacca, e servono ad isolare le teste f, g di coteste colonne in un colla pertica H da esse sostenuta nella guisa che si vede: cioè la testa f segata nel mezzo presenta due assicelle, che ricevono la coda spianata della pertica, e ritengonla per mezzo di due piuoli posticci t, u, quando vuolsi eretta verticalmente, o per mezzo di un solo, quando, come nella figura, vuolsi inclinata; nel qual caso serve di opportuno sostegno l'altra colonna colla sua testa g alquanto scavata obliquamente. Ecco dunque la pertica convenientemente isolata, e che sporge fuor della finestra quanto basta: non le manca più che un candelino acceso in cima per ben succhiare l'elettricità dell'aria, e un filo di ferro tirato da cima a fondo, per condurla facilmente; e questo filo, e questo candelino sono pure indicati nella figura, il primo da ii, l'altro da L, che rappresenta al dippiù una piccola lanterna di latta, che chiude detto candelino, e lo ripara al bisogno dal vento e dalla pioggia.
Dopo una tal descrizione, la maniera di metter in ordine cotest'apparato, di montarlo e smontarlo, si spiega da sè; onde non mi ci tratterrò più a lungo: dirò solo, ch'egli è molto comodo, invece di tenere tutta la pertica di un pezzo, di separarne quella parte, che giuoca sopra i due sostegni f, e g, e fare che la porzione che viene ad appoggiare sopra e ne sporge alquanto, sia cava per lo lungo a forma di bussola, in guisa di ricevere la pertica o canna, che facilmente allora e senza tanto imbarazzo vi s'inserisce, e via si leva a volontà.
Io soglio col mio apparato far così: aperta la finestra vi affaccio il tavolo montato come sta nella figura, tranne la lunga pertica o canna H, il cui fondo fo che posi sul pavimento della stanza, e la cima s'appoggi all'orlo del tavolino C, per adattarvi la sua lanterna col candelino acceso. Levo allora con una mano, e porto fuori della finestra la canna, tenendo fermo coll'altra mano il tronco mobile ossia la bussola, che riposa sopra g, nella quale inserisco la coda della canna medesima.
Può adattarsi la finestra in modo, che resti, a riserva di un vetro solo, tutta chiusa, e quindi difeso l'isolamento, i varj pezzi, e l'osservatore medesimo dalla pioggia e dal vento. S'apra allora metà della finestra, tanto da portar fuori colla mano la lunga pertica; quale inserita a suo luogo, si tornino a chiudere i vetri, salvo quello che lascia passare in dirittura detta pertica.
Non è a dire di quanto vantaggio sia il poter così garantire l'isolamento, le boccette di Leyden, il condensatore, gli elettrometri ec. dall'umido, che tutto guasta: il potere rimettere, e mantenere tutto nel migliore stato con uno scaldino di fuoco, se abbisogna; pel quale, siccome per diversi altri pezzi, v'è luogo sul tavolino medesimo. E di quanto vantaggio non è ancora, restando con le mani in libertà il poter prolungare le sperienze a piacimento, ed osservare a suo bell'agio l'elettrometro non traballante come allorchè si tiene in mano, ma fermo e posato sul tavolino? Quivi egli col suo cappelletto sta in contatto del filo conduttore all'estremità i, o in qualsivoglia altro punto.
In somma tali e tanti sono i comodi e i vantaggj di quest'apparato, portatile esso pure da casa a casa, e da stanza a stanza, che infine mi son ridotto a sperimentare quasi unicamente con esso, riservando l'altro tascabile per i viaggi soltanto, e le passeggiate a luoghi di particolari osservazioni. Giacchè per le osservazioni giornaliere e comparate dell'elettricità atmosferica, di cui si vuol tener registro, non altrimenti che delle altre osservazioni meteorologiche, ognun vede, che su quell'apparato massimamente si può contare, che s'adopera sempre nel medesimo luogo, e nella medesima maniera.
Dacchè me ne servo infatti ho motivo di esserne contentissimo. Quando gli altri Meteorologisti, a cui non so finire di raccomandarlo, lo avranno eglino pure messo alla prova, son sicuro, che ne saranno del pari contenti, e che non lo abbandoneranno mai più. Infine l'apparato è semplice, e l'esperienza non costa nè molto tempo nè gran fatica.
Sarà dunque una trascuranza imperdonabile da qui innanzi, ovunque esista un Osservatorio meteorologico, e non vi si truovi collocato tra i Barometri, Termometri, Igrometri, Anemometri ecc. l'Elettrometro con cotesto mio conduttore atmosferico a lanterna. Nè varrà, che vi abbia invece uno di quelli alla Frankliniana, che tacciono per loppiù, e non dan segni che in occasione di temporale; mentre interessa pur molto la meteorologia l'osservare l'elettricità atmosferica in tutti i tempi, il seguirne i suoi andamenti giornalieri; e per tali osservazioni, a cui è inetto il conduttore Frankliniano, abbiam veduto che riesce a meraviglia l'apparato a lanterna da me descritto.
Ma non andrà preferito quello a questo neppur quando l'elettricità atmosferica è forte sì, che da quello si hanno segni abbastanza vivaci? Non ho difficoltà di convenire che gli si debba la preferenza, quando si tratta de' temporali più strepitosi; ma in niun modo trattandosi de' discreti, o rimoti, di piogge o nevi quanto si voglia elettriche: e trattandosi pure di quelli vuol preferirsi il conduttore Frankliniano, non già perchè sia più fedele ed esatto nel presentarci lo stato dell'elettricità allora dominante, che anzi lo è molto meno del nostro apparato a lanterna; ma in riguardo soltanto della sicurezza in cui pone l'osservatore, qualor vi si abbia provveduto a dovere con quel grosso filo di ferro, che filo di salute si chiama, un capo del quale è fissato a picciola distanza dal detto conduttore isolato, e l'altro capo si prolunga fìn sotto terra, e meglio nell'acqua.
Un simile preservativo dal fulmine potrebbe adattarsi anche al mio apparato, quando si adoprasse sempre fisso a un luogo; ma essendo ch'egli è mobile, e si trasporta qua e là, è più facile che si lasci senza; e allora certo sarebbe pericoloso di esporlo nel forte di un temporale. Non disapprovo io pertanto, anzi collaudo che in tal caso per le osservazioni dell'elettricità atmosferica si ricorra ad un conduttore Frankliniano ben munito, piuttosto che al mio non munito del filo scaricatore; soggiungo però, che meglio di tutto sarebbe servirsi di questo sotto la protezione di quello, cioè collocarlo alla finestra dell'osservatorio medesimo che fosse armato del conduttore Frankliniano: e ciò perchè, come già accennai, e vado a provare, tale apparato a lanterna è più fedele ed esatto nell'esibire il vero stato dell'elettricità atmo-sferica.
Per convincerci che il conduttore Frankliniano può talora ingannare, basta riflettere, che oltre a quella elettricità, che quando è forte vi s'infonde realmente dall'aria, egli risente dippiù un'elettricità di pressione, in virtù della quale, supponendola a cagione d'esempio positiva, ove venga toccato, ed anche senza venir toccato, ove trovisi male isolato, si scarica egli d'una quantità corrispondente del suo proprio fluido elettrico. Or supponiamo che dopo essersi così scaricato, la nuvola, o lo strato d'aria incombente alla punta di tal conduttore passi da quell'elettrícità positiva forte, che avea, ad una più debole assai, ma tuttavia positiva; il conduttore sollevato in gran parte dell'elettricità di pressione darà ora segni di elettricità negativa, in ragione della perdita del proprio fuoco che ha fatta, la qual perdita non è più come dianzi bilanciata: questi segni son dunque fallaci. Lo stesso avverrà, se la nuvola soprastante si ritiri solamente; e più, se in qualunque maniera svanisca essa o la sua elettricità.
Vi hanno altri casi in cui il linguaggio del conduttore Frankliniano diverrà equivoco o falso: non ne addurrò che un solo per finirla. L'elettricità dell'aria, o d'una nebbia circondante tal conduttore sia debole anzichenò, tale che agisca quasi unicamente per pressione; i segni che se ne avranno saran nulli, o quasi, secondo che si sarà scaricato il conduttore, sia per toccamenti, sia per cattivo isolamento, o supposto anche questo buono, si sarà a lungo andare scaricato in qualche modo del suo proprio fuoco, quanto esige una tal pressione, cioè l'azione dell'atmosfera elettrica, o poco meno. Sopravvenga ora qualche pioggia, o neve, e sia questa elettrica all'istesso grado, od anche meno di quell'aria o nebbia; il conduttore comincerà a dar de' segni, che prima non dava, per la ragione, che ora l'elettricità gli viene realmente infusa dalle goccie d'acqua, o da' fiocchi di neve, che lo toccano e bagnano, e sono corpi assai più conduttor dell'aria. Al giudizio pertanto di lui crederemo che l'elettricità sia nata o cresciuta or ora, quando esisteva già prima o eguale, od anche più forte.
E che diremo poi della mancanza de' segni per il guasto e quasi distrutto isolamento in siffatti conduttori, allorchè l'aria, cui sono continuamente esposti sì essi che il corpo destinato ad isolarli, è da lungo tempo e di soverchio umida? Accade perciò, che sembri sovente nulla l'elettricità in mezzo a delle pioggie e nebbie, in cui altronde è assai più forte che a ciel sereno; che sembri minore al cader della rugiada e poco dopo, che nelle ore più calde del Sole; ne' giorni calmi e in quei che sieguono la pioggia, che ne' secchi e ventosi; quando è pur tutto il contrario.
Ora a simili errori non va punto soggetto il conduttore atmosferico che ho descritto, il quale corredato in cima d'un candelino acceso, bee mercè della fiamma l'elettricità dell'aria, qualunque sia debole o forte; la bee e se n'appropria quant'è necessario per equilibrarsi perfettamente con essa, nel tempo che isolato a dovere in fondo (qual isolamento è facile di conservargli) ritiene codesta elettricità infusagli. Siamo dunque sicuri con questo, che non vi può essere mai svaglio di sorta; che l'elettricità, di cui ci dà segni il nostro apparato, è proprio quella che regna nell'aria lambente la fiamma; ch'essa è tale e tanta com'egli ce l'addimostra. Ma di questo indicarci appuntino la forza dell'elettricità, ond'è animato lo strato d'aria, a cui giunge l'estremità del conduttore portante la fiamma, mi riservo a dar le prove compiute in un'altra lettera, in cui spiegherò la ragione e il modo onde facilmente e prontamente s'infonde e si comparte alla fiamma l'elettricità dell'aria, quando pure è così debole, che a nessun altro conduttore quanto si voglia acuminato può infondersi, se non a grande stento, lentissimamente, e in picciolissima quantità.
Porrò fine intanto alla presente con mettervi sott'occhio, o Signore, siccome un saggio delle osservazioni da me fatte pel corso di più mesi, la forza de' segni, che comunemente ottengo col mio conduttore a lanterna (consistente in una canna da pescatore lunga 12. piedi portata da una specie di candelabro alto 5. in 6., che mando fuori da una finestra del secondo piano, la quale guarda un giardino), i segni, dico, che ottengo d'ordinario, secondo le diverse stagioni, e le ore del giorno, da quella elettricità blanda che regna a ciel sereno, a cielo coperto, e in tempo di nebbia più o men folta; lasciando gli accidenti di pioggie, di nevi, e di temporali, in cui, specialmente negli ultimi, varia troppo l'elettricità atmosferica, per poterne indicare neppur all'ingrosso il grado ordinario di forza.
Cominciando dunque dall'elettricità di ciel sereno, e in tempo d'estate, in cui è la più debole di tutto l'anno, dirovvi, che non l'ho trovata mai minore neppur alla notte, di 3. gradi del mio elettrometro a paglie sottili: che poco dopo il mezzo giorno suol essere di 5. o 6.; e all'entrar della notte di 8. ed anche più, a norma della rugiada.
A cielo coperto, anche senza apparenza di temporale, qualche volta ho avuto segni di elettricità più forti; d'ordinario però sono stati più deboli assai che col sereno, fino a non averne punto di sensibile in qualche ora soffocata, e a dover ricorrere al condensatore per ottenerne. Ma questo caso è rarissimo, nè dura mai che brevissimo tempo cotal languore dell'elettricità, e per lo più accade soltanto nel passaggio dall'elettricità positiva alla negativa, o viceversa, che ha luogo allorchè è imminente la pioggia e già comincia, oppure che cessa dal piovere.
D'inverno a ciel sereno, e massime durante il gelo, ho ottenuto sempre col mio apparato segni di gran lunga più forti, comunemente da 10. gradi fino a 20.: rare volte meno di 8. nelle ore poco propizie della notte avanzata, e in sull'aurora. A cielo poi coperto, sebben fossero sovente più deboli, non lo furono mai tanto come in estate, fuorchè immediatamente avanti la pioggia, o alla prima sua comparsa, in cui li vidi similmente cessare, e dar luogo all'elettricità di specie contraria, cioè alla negativa, che accompagna d'ordinario la pioggia.
Resta a parlar delle nebbie. In queste osservai sempre un'elettricità straordinariamente forte, e più forte in ragione ch'eran più dense, e massime se il tempo era freddissimo, e gelava, e più ancora se la nebbia sentiva d'odore. Se mi domandate a quanti gradi ascendeva l'elettrometro, dirovvi, che il più sensibile a paglie sottili già più non serviva, oltrepassando l'elettricità i termini della sua scala; onde facea d'uopo consultar l'altro a pendolini più pesanti, il quale neppur esso bastò in alcuni incontri, e convenne adoperare il quadrante-elettrometro. Infine dirovvi, che il mio apparato contrasse da alcune nebbie fino a 60. e più gradi di elettricità: comunemente però si tenne tra i 30. e i 40.
È superfluo ora il dire, che quando mi recai a fare l'esperienza ad una finestra più alta, a quella es. gr. d'una torretta, e quando invece della solita canna di 12. piedi impiegai una pertica più lunga, che arrivava cioè a 18. o 20. piedi, ebbi rispettivamente a ciascun tempo de' segni elettrici molto più vivi, che i soprannotati. Siccome però l'apparato diviene in questo caso imbarazzante, mal potendosi maneggiare con una mano sola cotale smisurata pertica, e male reggendola il candelabro portatile; così mi attengo per le sperienze giornaliere all'anzidetta canna di discreta lunghezza e poco pesante; e per la comparabilità delle medesime non mi diparto dalla solita finestra. Per altre osservazioni straordinarie, esplorar volendo e. g. l'elettricità dell'aria più lungi dai muri che m'è possibile, o più in alto, invece di mandar fuori la canna dalla finestra, trasporto il medesimo apparato nel bel mezzo di un giardino, di una campagna sgombra d'alberi, sopra una terrazza scoperta, e vi ergo verticalmente (come la figura indica che può farsi) la solita canna, od un'altra pertica più lunga, che s'adatta sullo stesso portante. In tal guisa ho segni a proporzione più forti: cioè sperimentando in mezzo al giardino son questi presso a poco come fuor della finestra, che dal secondo piano dà sul giardino medesimo; ma in campagna aperta vanno a ciel sereno a 10, 12, 15 gradi, anche d'estate; e su d'una terrazza, niente niente che sia alta e libera d'intorno, a 20, 30 e più ancora. Che se v'è nebbia folta, arrivano a 50, 80, 100: con che siamo già a scintille, e, caricandovi una boccia di Leyden, a scosse ecc.
Come distrutta l'elettricità nell'apparato per via di qualche toccamento, pronta bensì rinasce, ma non si rimette tutt'ad un colpo al grado di prima, saper vorrassi in quanto tempo arrivi al suo sommo. Col picciolo apparato tascabile abbiam veduto, che ciò compiesi in pochi secondi: ma con questo conduttore il quale è assai più capace, vi vuole un minuto, ed anche più se l'elettricità è molto debole. Or quanto vi vorrà per caricare ad un grado quasi eguale una boccia di Leyden? D'ordinario, s'ella non ha più di 10. o 12. poll. quadr. d'armatura, vi vogliono 6. o 8. minuti; se è di un mezzo piede quadrato 20, o 30.
Ecco quel risultato delle mie osservazioni, che può bastare per dar un'idea dei pregi ed eccellenza dell'apparato a lanterna che ho descritto. Vi pare forse ch'io ecceda nel magnificarlo? Trovatemene tra quanti furon posti in uso fin quì, uno che faccia altrettanto, e dite allora ch'io troppo decanto il mio. Mi si opporranno per avventura, se non i conduttori alla Franklin troppo lontani dal poter gareggiare con questo, i cervi-volanti, od aquiloni elettrici. Ma chi conosce come non sono questi servibili in ogni tempo, chi sa dippiù l'imbarazzo che portan seco, e la difficoltà di maneggiarli per cotest'uso specialmente, chi vede infine la poca esattezza che da essi ci potiam promettere nel dinotare i gradi dell'elettricità atmosferica, attesa la grande loro instabilità, può egli non riconoscere la superiorità del mio apparato? di un apparato tanto più semplice, sì comodo e facile a maneggiarsi dovunque e sempre, tale che l'esperienza non manca mai, e ciò che più rileva, esattissimo nel segnare i giusti gradi d'elettricità che possiede l'aria in quel dato luogo e a quella data altezza a cui si fa arrivare. Ma non più di questo. Sono ecc.

aV.Tom. I pag. 94. e seg.
bVol. II dalla pag.130. alla pag. 142.
cVol. I. pag. 127.-136.
dVol. II. nella nota alla pag. 104.
eVol. I. pag.133. e seg.
fVol. I. pag. 131. e seg.
gloc . cit.
hl. cit. p. 133.
iQuesto conduttore costrutto in modo di servire a un tempo da para-fulmine, e da esploratore dell'elettricità atmosferica, fu eretto varj anni sono in casa di un mio amico il Canonico GIULIO CESARE GATTONI di Como, il quale, oltre le altre Osservazioni meteorologiche giornaliere e assidue, siegue per tutto l'anno il quì indicato modo di esplorare l'elettricità atmosferica. Negli anni addietro, e ne' mesi singolarmente d'estate, che soglio passare in quella mia Patria, ho fatto io pure molte osservazioni su di tal apparato. Di queste parlo ora principalmente, che sono altronde conformi a quelle di cui tien nota il sullodato Canonico GATTONI.
lVol. I. pag. 123. nota.
mVol. II. pag. 136. 140.
nVol. II. pag. 136. 140.
oLett. 2a. Vol. 11. p. 138.
pVol. I. pag. 130. 151.