OPERE SCELTE
MEMORIA TERZA
SULL' ELETTRICITA’ ANIMALE
24 Novembre 1792.

Ricevei due settimane sono al mio arrivo in Pavia il pregiatissimo foglio di V. S. Illustrissima de' 22 Ottobre, in cui mi avvisa, che dal libraro Marelli di Milano mi verrebbe quanto prima trasmessa una copia della ristampa dell'Opuscolo di Galvani, cui sono aggiunte varie annotazioni di lei, ed una sua Dissertazione . Questo libro non mi è pervenuto ancora; ma ho potuto leggerlo per bontà del mio amico e collega Ab. Spallanzani, che me lo ha prestato; e molto piacere ho avuto nello scorrere sì quelle note, che la Dissertazione sua, erudita non solo, ma elegantemente scritta. Ella poi fa troppo onore ai miei piccioli ritrovati: di che le rendo umilissime grazie; siccome pure al dottissimo e gentilissimo di lei Zio Dr. Galvani, per i saluti che mi manda, e pel conto in cui egli tiene me, e le poche cose mie.

§ 1. Non so s'Ella abbia vedute e lette per intiero le mie due Memorie sull'Elettricità animale pubblicate nel Giornale Fisico-Medico del Dr. Brugnatelli. L'ultima parte della seconda Memoria non era ancora uscita, quando V. S. Illustriss. pubblicò colla nuova edizione del Commentario di Galvani la sua dissertazione e le note. In quella parte io son tutto a provare, che su' nervi, e sopra essi soli agisce direttamente l'elettricità, sia artificiale blanda, sia propria animale; che non è punto necessario che il fluido elettrico trascorra per la via di quelli fino ai muscoli; molto meno che siegua alcuna scarica tra nervo e muscolo, o tra l'interna e l'esterna faccia di questo, come opina il lodato Autore: che basta che il nervo solo venga stimolato da esso fluido, il quale ne attraversi anche solo un brevissimo tratto, perchè eccitata di tal nervo l'azione, produca egli poi da sè (in qual modo confessiamo pure di non saperlo) la contrazione del muscolo soggetto: che insomma il fluido elettrico non è causa immediata, nè anche in qualità di stimolo, dei moti musculari, ma mediata soltanto, causa occasionale e rimota, terminandosi la sua azione propria a stimolare ed eccitare i nervi. Se la cosa è così, come le osservazioni addotte nella citata mia Memoria, e molte altre concorrono a provare, la teoria e le spiegazioni di Galvani, ch'Ella si studia di appoggiare, cadono in gran parte, e tutto l'edificio minaccia rovina. Restano però sempre i materiali, che sono i bellissimi ritrovati delle di lui sperienze originali, e le nuove scoperte, cui quelle prime han dato occasione; sì, restano cotai preziosi materiali per un'altra fabbrica, se non più bella, almeno più consistente che si potrà innalzare.

§ 2. Tralle moltissime sperienze, le quali mostrano, che tutto il giuoco è dei nervi, e che basta per mettere in contrazione i muscoli, e muovere tutto un membro, che una debole corrente di fluido elettrico invada pochi punti del nervo reggitore, e una porzione soltanto di lui, anche picciolissima, ne comprenda nel suo giro, lasciando in disparte il resto di esso nervo, e molto più il muscolo o muscoli dipendenti; tralle moltissime sperienze, dissi, che ciò dimostrano, parecchie ne ho io descritte già nella citata Memoria seconda dal § 54 al 60, e alcune altre dell'istesso genere, che la semplicità rende ancora più rimarcabili, mi permetta ch'io le ponga qui sott'occhio.

Snudato uno, od ambedue i nervi crurali della rana, o l'ischiatico di un agnello, o di altro animale, tocco e premo il nervo coll'orlo di una lastra d'argento o d'oro, es. gr. una moneta;e vedo che nulla succede (eccitasi per avventura qualche convulsione e moto degli arti ne' primi momenti quando il nervo scoperto è ancor tanto sensibile, che si risente ad ogni urto e toccamento; ma presto non dà più segno alcuno toccato e compresso come che sia: e in tale stato è che io lo tento co' mezzi, che vado a descrivere): lo tocco e premo coll'orlo di una lastra di stagno; e nulla parimente osservo: lo tocco finalmente cogli orli congiunti d'ambe le lamine: ed ecco che si eccitano fortissime contrazioni nei muscoli della gamba, la quale si scuote e sbatte furiosamente. Toccando nell'istesso modo la punta della lingua, si sente un vivo sapore, che lambendo sia l'uno, sia l'altro metallo separatamente, punto non si sente: quale sperienza fui molto sorpreso di apprendere, ch'era già stata riportata da Sulzer. Cotali prove sopra i nervi possono variarsi in più modi, ed uno de' più belli è, tenendo premuto il nervo colla moneta d'argento, d'applicare a questa un pezzetto di lamina o foglia di stagno, e strisciandovela sopra giungere fino al contatto del nervo medesimo: al momento che si arriva a questo doppio contatto, ecco le contrazioni veementi de' muscoli, le quali si rinnovano se a riprese si ripete la prova, oppur si sostengono lunga pezza senza quasi intermissione, se il doppio contatto si mantiene; non altrimenti che continua a sentirsi nelle prove analoghe il sapore sulla lingua: più poi che col continuo contatto de' due metalli giungono al sommo le convulsioni spasmodiche e presentano uno de' più forti tetani, se rimanendo un solo metallo constantemente applicato al nervo, l'altro si stacca a brevi istanti, e ritorna a toccare, e ciò più volte di seguito con qualche celerità. Invece di foglietta semplice di stagno adopero sovente di quella carta, che chiamano impropriamente d'argento, e che è carta coperta di foglio di stagno (la quale incontrandosi ben lucida e di buona qualità suole fare meglio delle lamine di stagno ordinario), osservando bene che cotesta foglia tocchi immediatamente la lastra o moneta d'argento, siccome pure che il nervo (o la lingua, nelle sperienze sopra di lei) venga toccato da essa foglia di stagno lucente, e non dalla sola carta nuda, come accader può se per avventura prenda questa una non buona piega. Io dunque per essere più sicuro del fatto duplico la carta ripiegandola in modo, che la faccia metallica resti tutta all'infuori, e alla moneta d'argento l'applico in guisa, che ne resti la piegatura (non acuta ma bene alquanto tondeggiante) rivolta verso il nervo; onde poi facendola scorrere abbasso ne lo tocchi essa foglia metallica in più punti, e venga a meglio combaciarlo.

§ 3. In tutte queste sperienze è pur chiaro, che i soli nervi sono affetti, anzi pure pochi punti de' medesimi lo sono nel brevissimo tragitto, che fa il fluido elettrico, dal luogo ove il nervo combacia lo stagno, all'altro vicinissimo ove combacia l'argento; e che di questa qualsiasi corrente elettrica son causa originaria i metalli medesimi, per essere diversi: essi cioè sono in un proprio senso eccitatori e motori, mentre l'organo animale, i nervi medesimi non sono che passivi. Or questi nervi vellicati in tal modo dal fluido elettrico, se sono quelli sulla punta della lingua inservienti al gusto, nasce corrispondentemente una sensazione di sapore ; se quelli invece che influiscono direttamente sulle contrazioni muscolari e moti degli arti, come i nervi crurali, brachiali ecc., eccitansi, giusta il loro officio, queste contrazioni e moti: eccitansi, dico, non già perchè il fluido elettrico scorra fino ai muscoli flessori ed elevatori, che ciò non ha luogo in tali nostre prove, limitandosi il suo trascorrimento, come si è detto, e come manifestamente appare, ad una porzioncella solamente di que' nervi; ma per una virtù ed azione propria di detti nervi, che i muscoli tutti inservienti ai moti volontari regge e governa in modo, che stimolati essi nervi, vengono, per consenso, dirò così, giacchè il come non s'intende ancora, stimolati codesti muscoli, e messa in giuoco la loro irritabilità.

§ 4. Ho detto, che mi fece non poca sorpresa il trovare, che fosse già da tanto tempo conosciuta l'esperienza del sapore agro eccitato sulla lingua, quando alla sua punta si applicano insieme i bordi di due lamine, una di piombo, l'altra d'argento, congiunte appunto bordo a bordo. Questa sperienza riferita da Sulzer, son più di 25 anni , mi era affatto sconosciuta, e ne deggio la notizia a V. S. Ill., che nella sua Dissertazione ne fa menzione al § 21 recando il passo dell'Autore quasi per intiero. Or questo amabile Filosofo Svizzero e celebre Accademico di Berlino, che ho avuto la sorte di conoscere e trattare amichevolmente negli ultimi anni della sua vita, tutt'altra idea si era fatta in quelle sue metafisiche e fisiologiche speculazioni, e tutt'altra spiegazione volle darci del fenomeno, come apertamente si rileva dal suo passo intiero ; e non ebbe neppur sospetto, che ne fosse cagione il fluido elettrico mosso pel contatto di que' metalli dissimili, e trascorrente dai punti della lingua combaciati dall'uno ai punti combaciati dall'altro, come io ho scoperto e dimostrato. Altronde quella sola sperienza che si conobbe prima delle mie scoperte, e fatta in quella sola maniera, giacchè non si truova che fosse mai variata, è una delle cento che io fo in altrettanti modi diversi: nè da quella pure ho cominciato, come sembra che Ella supponga; mentre anzi fu delle ultime, a cui giunsi per una serie di altre molte suggeritemi mano mano dall'applicazione de' miei princìpi.

§ 5. Cominciai dunque dall'adattare un largo pezzo di foglietta di stagno alla punta della lingua, e più indietro sul dorso della medesima , e vicino alla sua radice una moneta d'argento: quali armature metalliche facendo poi comunicare per mezzo di un arco di fil d'ottone, od altro metallo qualunque, eccitavasi tosto sulla punta della lingua il sapore acido assai vivo. Fu questa la prima scoperta, a cui aggiunsi tosto l'altra del sapore affatto diverso, cioè acre, urente, e se non decisamente alcalino, tirante all'alcalino, che si sente (più difficilmente però, essendo d'ordinario assai più debole, e sovente impercettibile) quando si fa l'esperienza inversamente, con applicare cioè alla punta della lingua l'argento, e lo stagno al dorso, o ad altra parte della medesima. Ora riflettendo, che quel filo d'ottone, od altro intermedio metallo, ch'io impiegava a modo d'arco conduttore, non era altrimenti necessario, potendo compiere un tal officio, ossia servire alla richiesta comunicazione delle due armature, un capo della stessa lamina d'argento, o della stessa lamina di stagno, prolungato fino al mutuo contatto, m'appigliai ben tosto a questo comodo spediente, ora in una or in un'altra maniera; ora es. gr. applicando al dorso della lingua la parte larga e convessa di un cucchiaio d'argento, e venendo quindi giù a toccare col suo manico la foglia di stagno posta sulla punta della lingua; ora ripiegando addosso al cucchiaio la stessa foglia di stagno, o carta così detta d'argento, applicata alla punta della lingua in modo, che un lungo pezzo ne sopravvanzava; ora altrimenti. Facendo e rifacendo in varie guise queste sperienze, ebbi occasione di osservare, che posta un'armatura sulla punta della lingua, poteva porsi l'altra anche vicinissima sulla lingua medesima, sulle gengive, o sull'interior delle labbra; e che non era neppur necessario, che fossero tali armature estese molto, bastando anzi il combaciamento di pochi punti: conforme a quanto trovato già avea, che bastano picciolissime armature dei soliti stagno e argento, o di altri metalli, purchè diversi tra loro, poste sopra un nervo, ed anche sopra un nudo muscolo, e confinanti lembo a lembo, non che vicine l'una all'altra, bastan, dico, tali picciolissime e prossime armature, ove s'induca la necessaria comunicazione tra loro mediata od immediata, ad eccitare le contrazioni ecc. Così dunque anche sulla lingua mi riusciva benissimo l'esperimento del sapore, adoperando qual si fosse picciola moneta od altra piccola laminetta, d'argento, d'oro, di rame od ottone, se toccando con questa laminetta in qualunque maniera pochi punti della nuda lingua ai confini dell'armatura di stagno o di piombo ricoprente similmente pochi punti dell'apice di essa lingua, veniva finalmente a far toccare un metallo coll'altro. Allora mi suggerì di far la prova con sovrapporre ad una lamina d'argento una listerella di foglia di stagno, oppur della solita carta inargentata al falso, e così applicata tal listerella sulla lamina d'argento, o bordo a bordo, o in linea trasversale, portare la punta della lingua e premerla alquanto contro ambedue i metalli su quella linea di confine, sicchè alcuni punti di essa lingua combaciassero lo stagno, alcuni l'argento; e il successo corrispose all'aspettazione: cioè sentii vivissimo il sapore acido . Ecco dunque come venni, dopo una serie di tentativi, a coincidere coll'antica sperienza riportata da Sulzer, la quale sperienza unica, ed isolata, non essendo neppure a mia cognizione, come già dissi, non ha potuto darmi alcun lume.

§ 6. Ella riconosce citando codesta sperienza, ch'io sono stato condotto alle mie tanto più estese ed alla spiegazione delle medesime affatto diversa dall'antica di Sulzer, mercè di altri princìpi e di altre congetture. Non è però quello ch'Ella suppone il raziocinio, che mi ha spinto e guidato in tale indagine : cioè, che i nervi uniti a' corpi deferenti effondano l'elettrico vapore, il quale ove venga restituito ai muscoli, a' quali tende, ecciti qualche contrazione, od impressione. Che però fossero a cercare nell'uomo de' nervi, che presentandosi quasi allo scoperto, facilmente armar si potessero con lamina metallica: quali nervi offre appunto la lingua ecc. No, non fu questo il mio raziocinio, nè tale potea essere, dacchè considerando io le armature, ogni qual volta sono di due metalli diversi, non più quai semplici conduttori, ma quai veri eccitatori e motori del fluido elettrico, teneva che passivi soltanto fossero gli organi animali, e le parti loro contigue o vicine a quelle armature dissimili: che niuna mossa cioè dessero per sè stessi nè i nervi nè i muscoli al fluido elettrico; ma bene i metalli per propria virtù e forza spignendolo o tirandolo, e sì l'uno più dell'altro, per essere di specie diversa, es. gr. stagno e argento, nè lo venissero a togliere dal naturale equilibrio e riposo, e a mettere in corso.

§ 7. Ciò sembra indubitato per tutte quelle sperienze almeno, in cui, come scopersi son già molti mesi e pubblicai nelle già citate due Memorie, si ottengono i moti muscolari senza denudare alcun nervo, con applicare ai muscoli soli eziandio compagni, e finanche a due parti dell’istesso muscolo le armature dissimili, e farle quindi immediatamente, o coll’interposizione di un terzo metallo comunicare. Sembra, dissi, indubitato per tutte queste sperienze giacchè per le altre fatte collo snudare ed isolare i nervi alla maniera di Galvani, ed indurre poi per mezzo di un arco conduttore una comunicazione tra essi e i muscoli dipendenti, è ancora indeciso, e a mio parere molto dubbio se ciò che V. S. Ill. crede col prefato autore succedere in tutti i casi, accada pur qualche volta, ne' primi momenti, per esempio dopo la preparazione, fintanto che le forze vitali sono ancora nel lor pieno vigore, cioè che il trascorrimento del fluido elettrico, onde sono occasionati i violenti moti musculari, provenga realmente da una scarica di esso fluido, il quale sovrabbondi o dalla parte dei nervi o da quella dei muscoli, e tenda quindi per propria forza a ristabilirsi. Dico qualche volta, e ne' primi momenti, quando cioè si eccitano le convulsioni e moti, anche toccando con metalli dell'istessa specie di qua i muscoli, di là i nervi. e fin talora toccando questi soli con un solo metallo. Perchè poi quando (il che succede dopo pochi momenti, e dura in seguito assai più lungo tempo) è necessario per ottenere le contrazioni e moti musculari ricorrere ai diversi metalli od armature dissimili, gli è allora pure da credersi, e io tengo per certo che da codesti metalli mova originariamente l'elettricità, e che gli organi animali sieno qui pure meramente passivi, come sopra si è detto. Tale è la mia costante opinione per questi casi anche dei nervi snudati, cui sia necessario, per eccitare le solite convulsioni, far che combacino un metallo diverso da quello che combaciano i muscoli; checchè ne sia di quei pochissimi casi, ne' quali servono anche metalli od armature, che ci sembrano simili; ma forse non lo sono intieramente (intorno a che molte osservazioni potrei qui fare, ma le. riservo ad altro luogo): tale ella è per tutti gli altri casi senza eccezione, in cui si ottengono i moti de' muscoli applicando ambedue le armature, sempre però di arte esterna senza mettere allo scoperto alcun nervo, senza armare nervo e muscolo separatamente alla maniera di Galvani; e tale pur era fin prima che stendessi la mia seconda Memoria sull’Elettricità animale, che venne poi inserita ne’ due quaderni di Giugno e Luglio del giornale Fisico Medico di Pavia.

§ 8. Fu dunque ben diverso il raziocinio e il filo, che mi condusse alle nuove sperienze sulla lingua da quello, che V. S. Ill. mi attribuisce; e fu quest'altro cavato per sola analogia dalle antecedenti mie sperienze, indipendentemente da qualsiasi spiegazione. Non le dispiaccia pertanto ch'io glie lo esponga, come l'esposi in una lettera scritta in francese nel passato Agosto al Sig. Tiberio Cavallo per essere presentata alla Società Reale di Londra .

"Etant parvenu à exciter des convulsions toniques, et les mouvements les plus forts dans les muscles, et dans les membres, non seulement des petits, mais des grands animaux, sans découvrir aucun nerf, et par la simple application des armures de différents métaux aux muscles denués des intéguments; je pensai bien-tôt si on ne pourroit pas obtenir la même chose dans l’homme. Je conçus que la chose réussiroit très bien dans les membres amputés. Mais dans l'homme entier et vivant comment faire? Il auroit fallu aussi ôter les intéguments, faire des incisione profondes, emporter peut-être même une partie des chairs aux endroits sur lesquels on alloit appliquer les lames métalliques, comme j'ai fait remarquer, que je dois faire souvent aux parties charnues des grands animaux etc.. Heureusement il me vint dans la tête, que nous avons dans la langue un muscle nu, depourvu au moins des intéguments épais dont sont couvertes les parties extérieures du corps, un muscle assez humide, très-mobile d'ailleurs, et obéissant aux ordres de la volonté. Voilà donc, me disois-je, toutes les conditions requises pour pouvoir y exciter des vifs mouvements par l'artifice ordinaire des armures différentes. Dans cette vüe je fis sur ma propre langue l'expérience suivante.

Ayant revêtu la pointe de la langue, et une partie de sa face superieure dans l'étendüe de quelques lignes d'une feuille d'étain (le papier qu'on dit improprement argenté est le plus à propos) j'appliquai la partie convexe d'une cuiller d'argent sur le dos de la, langue, et, en inclinant cette cuiller je portai sa queüe jusqu’au contact de la dite feuille d’étain. Je m'attendois à voir tremblotter la langue: et je faisois pour cela l'expérience devant un miroir. Mais le mouvements, que j’avois osé prédire n'arriverent pas; et j'eus, au lieu de cela, une sensation, à la quelle je ne m'attendois nullement: ce fut un goût aigre assez fort sur la pointe de la langue.

Je fus d'abord fort surpris de cela; mais réflechissant un peux à la chose je ai conçus aisément, que le nerfs qui aboutissent à la pointe de la langue, étant les nerfs destinés aux sensations du goût, et nullement aux mouvements de ce muscle; il étoit tout-à-fait naturel, que la force irritante du fluide électrique mu par l'artifice ordinaire des armures métalliques différentes excitât ici une saveur, et rien autre chose: que pour exciter dans la langue les mouvements, dont elle est susceptible, il faudroit appliquer l’une des dites armures auprès de sa racine, où s'implantent les nerfs destinés à ces mouvements: ce que je vérifiai bientôt par cette autre expérience.

Ayant coupé à un agneau tout recemment égorgé la langue près de sa racine, j’appliquai une feuille d'étain près de cet endroit de la coupure, et sur la playe même, et la cuiller d’argent à une de ses faces: procedant alors à établir une communication, comme il faut, entre ces deux armures métalliques, j’eus le plaisir de voir la langue entière, tremousser vivement, lever sa pointe, se tourner et se replier de part et de l’autre, chaque fois et tout le tems qu’une telle communication avoit lieu.

J'ai repeté cette expérience sur une langue de veau, que je posai armée de la même manière de la feuille d'étain près de sa racine, sur un plat d'argent, pour qu'il fît l'office de l'autre armure; et le succès fut le même. Je l'ai repetée aussi sur la langue d'autres petits animaux, comme souris, poulets, lapins, etc., et j’obtins presque toujours l'effet. Je dis presque toujours, car quelques fois il manqua dans la langue des petits animaux, soit que la feuille d'étain ne fût pas appliquée convenablement à l'endroit juste, où les nerfs qui regissent le mouvement de la langue y ont leur insertion; soit que la langue refroidie eût déjà perdu sa vitalité, qui ne dure gueres long-tems dans les nerfs et muscles des animaux à sang chaud, et particulieremènt dans la langue".

" Essendo riuscito a eccitare convulsioni toniche ed i movimenti più forti nei muscoli e nelle membra, non solamente di piccoli, ma anche di grandi animali, senza scoprire alcun nervo, con la semplice applicazione di armature di metalli differenti ai muscoli snudati d'integumenti. Pensai allora se non fosse possibile ottenere le stesse cose nell'uomo. Immaginai che la cosa sarebbe riuscita benissimo nei membri amputati; ma come fare nell'uomo integro e vivente? Sarebbe stato pure necessario eliminare gli integumenti, fare incisioni profonde, forse asportare una parte delle carni laddove si fossero da applicare le lamine metalliche, come ho fatto notare, che devo fare spesso per le parti carnose dei grandi animali, ecc. Fortunatamente mi venne in mente che noi abbiamo nella lingua un muscolo nudo, privo almeno degli integumenti spessi di cui sono coperte le parti esterne del corpo, un muscolo abbastanza umido, assai mobile d'altronde, e sottoposto agli ordini della volontà. Ecco, dunque, mi dissi, tutte le condizioni richieste per potervi eccitare movimenti vivaci con l'ordinario artificio delle armature differenti. In questa visuale feci sulla mia lingua l'esperimento seguente.

Rivestita la punta della lingua e una parte della sua faccia superiore per l'estensione di qualche linea d'una foglia di stagno (la carta che impropriamente si dice argentata è la più adatta) applicai la parte convessa d'un cucchiaio d'argento sul dorso della lingua, ed inclinando questo cucchiaio portai il suo manico a contatto con la suddetta foglia di stagno. Mi attendevo di vedere tremolare la lingua e per questo facevo l'esperienza davanti a uno specchio. Ma i movimenti che avevo predetto non avvennero; ed ebbi, invece, una sensazione che non mi attendevo affatto: cioè un sapore agro, assai forte sulla punta della lingua.

Dapprima fui molto sorpreso di ciò; ma riflettendo un po' sul fatto capii facilmente che i nervi che fanno capo alla punta della lingua sono destinati alle sensazioni del gusto e nient'affatto ai movimenti di questo muscolo; era del tutto naturale che la forza irritante del fluido elettrico mosso con l'artificio ordinario dalle armature metalliche differenti eccitasse qui un sapore e nient'altro: e che per eccitare nella lingua i movimenti di cui essa è suscettibile, occorrerebbe applicare una delle dette armature vicino alla radice, là dove s'innestano i nervi destinati a questi movimenti: il che ho verificato subito col seguente nuovo esperimento.

A un agnello, sgozzato di recente, ho tagliato la lingua vicino alla radice, ho applicato una foglia di stagno vicino a questa parte del taglio, o sulla stessa piaga, ed il cucchiaio d'argento su una faccia della lingua: procedendo allora a stabilire una comunicazione come si deve tra queste due armature metalliche, ebbi il piacere di vedere la lingua tutta tremolare vivamente, sollevare la sua punta, torcersi e ripiegarsi da parte a parte, ogni volta e per tutto il tempo in cui aveva luogo una tale comunicazione.

Ho ripetuto questa esperienza su una lingua di vitello che poggiavo, armata allo stesso modo della foglia di stagno vicino alla sua radice, su un piatto d'argento che facesse l'ufficio dell'altra armatura; ed il successo fu lo stesso. L'ho ripetuta anche sulla lingua d'altri piccoli animali come topi, polli, conigli, ecc. e ottenni quasi sempre l'effetto. Dico quasi sempre, perché talvolta mancò nella lingua di questi piccoli animali, sia perché la foglia di stagno non era applicata opportunamente nella parte giusta dove s'innestano i nervi regolatori dei movimenti della lingua, sia perché la lingua raffreddata aveva perduto la sua vitalità, che non dura a lungo nei nervi e nei muscoli degli animali a sangue caldo e particolarmente nella lingua ".

Ho voluto qui trascrivere questo lungo squarcio di lettera per mostrare a V. S. Ill. come io pensava già parecchi mesi sono, e la traccia, che ho seguita nelle sperienze, che mi hanno condotto a nuove scoperte. Ora terminerò la presente, già troppo prolissa, col farle parte di una picciola scoperta di queste ultime settimane.

§ 9. Ho dunque trovato, che il carbone di legna ben cotto, riconosciuto già per eccellente conduttore, poco o nulla inferiore agli stessi metalli, si comporta come questi anche in ciò, che mostrasi pur esso eccitatore e motore di elettricità, ove faccia officio di armatura, ossia combaci convenientemente le parti animali, od ogni altro corpo assai umido, e meglio l'acqua stessa. Quello, che sembra più mirabile è, che il carbone stia, in ordine a tal virtù, non già colla classe de' metalli, che ho chiamata inferiore, e che comprendeva stagno e piombo, cui ho in seguito aggiunto lo zinco; e neppure colla media, in cui avea posto il ferro, il rame, l'ottone, e in appresso anche l'antimonio, il bismuto, e il cobalto; ma bensì colla superiore, comprendente argento, oro, platina, mercurio. Con questi dunque va di paro il carbone, anzi li supera tutti, e fin l'argento, ch'io avea posto in cima: di maniera che il più vivo sapore, che mai possa eccitarsi sulla lingua, non è più collo stagno e l'argento; ma collo stagno e il carbone (che sia però carbon perfetto; giacché non tutti i pezzi di carbone presi all'azzardo riescono bene); sapore acido al solito, se la punta di essa lingua bacia e preme lo stagno; alcalino, e ben acre ed urente, se bacia e preme il carbone. In conformità di questo è lo stesso carbone superiore all'argento, all'oro e agli altri metalli molto più, trattandosi di eccitare, invece del sapore sulla lingua, le contrazioni e moti negli altri muscoli volontari; i quali moti e convulsioni si ottengono da questi muscoli e membri anche troncati e recisi e in cui si crederebbe spenta ogni vitalità, assai più facilmente, che il sapore nella lingua sana ed intiera, massime che il sapore alcalino. Che detti metalli, e fin l'argento, stian sotto, e di molto al carbone, come all'oro ed argento stan sotto l'ottone e il ferro, è altresì provato da ciò, che si sente dalla punta della lingua pur anco il sapor acido, sebben debole, portandola a toccare esso argento, es. gr. una moneta, mentre tiensi applicato al suo dorso il pezzo di carbone, e lo si avanza fino al contatto di essa moneta: non altrimenti che sente essa punta della lingua il medesimo sapore acido, e all'istesso grado presso a poco dall'ottone e dal ferro, confrontati per egual maniera coll'argento ecc.

Mi restano molte cose ancora a dirle concernenti la sua bella Dissertazione latina, ed altre mie sperienze ed osservazioni; ma ciò sarà in una o più altre lettere.

Sono intanto ecc.