OPERE SCELTE

VOLTA A DONNA TERESA VOLTA PEREGRINI

Car.ma Consorte

Parigi 10. 9.bre 1801.

Jeri l'altro ho ricevuto la lettera dell'Arcidiacono de' 20. 8bre. Da quel che vedo le lettere non si perdono, ma sono soltanto ritardate, tantochè voi ricevete le mie, ed io le vostre a capo di 18. giorni circa. Così dunque avrete ricevuta anche l'ultima, in cui fralle altre cose io ragguagliava l'Arcidiacono dell'opinione omai concorde di tutti i Medici intorno ai vantaggi dell'inoculazione del vajuolo vaccino; seppure questa lettera non è stata trattenuta, come temo, per aver tralasciato chi la portò alla posta di affrancarla. A proposito del vaccino ho discorso a lungo con alcuni del Comitato Medico, che si occupano su tal soggetto, e oltre le sue sperienze raccoglie tutte quelle che si fanno negli altri paesi, e tutte le opere che si sono pubblicate, e si pubblicano, sì a favore, che contro. Queste ultime sono pochissime in confronto delle altre, poco veridiche, e di niun pregio, e trovansi vittoriosamente confutate. Quì a Parigi si stanno facendo le controprove d'inoculare il vajuolo comune a dei vaccinati, e già a quest'ora sono più di 80. quelli, a cui si è fatta questa seconda ínoculazione, e niuno ha contratto il vajuolo, per testimonianza di un gran numero di medici rinomati, che vi hanno assistito.
Dietro al successo del vaccino vi dirò qualche cosa anche del successo delle mie sperienze, e teorie, con cui ho richiamato all'elettricità il mal inteso Galvanismo. Tutti dunque sono ora convinti, e adottano tutte le mie idee. Ma io poi non mi aspettava che una tal cosa dovesse fare tanto fracasso, nè interessare i più grandi personaggi, fino a procurarmi molte distinzioni dal primo Console. Sono stato a lui presentato insieme al mio compagno BRUGNATELLI dal nostro Ministro MARESCALCHI nell'udienza pubblica, in cui eranvi tutti gli Ambasciatori, il giorno 6. corrente. BONAPARTE mi disse molte cose graziose al primo abordo, poi tornò, dopo aver parlato con altri, a indirizzarmi il discorso intorno alle mie sperienze, entrando anche in materia; mi domandò se ne avevo fatto parte, e comunicate le mie idee ai Membri dell'Istituto e ad altri Sçavants; e rispondendogli io di sì, e che il giorno appresso io dovea leggere una Memoria all'Istituto mede-simo, mi disse che potendo ci sarebbe intervenuto. V'intervenne diffatti nell'abito ossia divisa di membro dell'Istituto, e sopraggiunse al momento appunto che il Presidente m'invitava a leggere la mia Memoria. Si mise a sedere in linea cogli altri tra il Presidente Haüi, e M.r La Place, che è anche Senatore; ed io fui chiamato ad un posto in faccia a lui a fare le mia lettura; la quale fu interrotta a varie riprese, chiamandomi LA PLACE perchè mostrassi a BONAPARTE i miei piccoli stromenti, e alcune sperienze con essi. Così interpellato più volte dal detto LA PLACE, e da BONAPARTE medesimo, che andava facendomi domande, e questioni, terminai la lettura colla sola prima parte della mia Memoria, riservando l'altra, che sarebbe riuscita troppo lunga, per un'altra volta. LA PLACE avrebbe desiderato, ed io pure, che avessimo avuto in pronto uno degli apparecchj in grande per gli effetti elettrici più spiegati, per la scossa, ecc. Si spedì anche in qualche luogo per averli, ma non fu possibile nel poco tempo che durò ancora la sessione. Finito che ebbi di leggere, prese Bonaparte la parola, ed esaltando le mie scoperte, e colmandomi di elogj propose all'Istituto di decretarmi una medaglia d'oro, e d'invitarmi a voler ancora continuare con alcuni di loro più addetti alla Fisica e alla Chimica le sperienze, con farle in grande, e variarle a qualunque spesa. Entrò in materia, e propose delle viste intorno alla diversa costituzione de' metalli, da cui dipendono gli effetti galvanici, che Volta, dicea, dimostra appartenere intieramente all'elettricità; intorno al passaggio dell'istesso metallo da uno stato all'altro, segnatamente del ferro dallo stato di ghisa a quello di ferro malleabile più o men dolce, di acciajo ecc.
Ho lasciato di dire, che il giorno dell'udienza, finita la medesima esso primo Console mi fece invitare a pranzo per quel giorno medesimo; ma il biglietto essendo stato spedito a Marescalchi, e da lui al mio alloggio assai distante, non mi giunse in tempo.
In mezzo a tante cose, che devono certo farmi piacere, e che sono fin troppo lusinghiere, io non m'invanisco a segno di credermi di più di quel che sono; e alla vita agitata da una vana gloria preferisco la tranquillità e dolcezza della vita domestica. Quindi è che sospiro di restituirmi a casa, per abbracciare i cari figli, e tutti voi. Ma temo, che non sarà così presto. Come disimpegnarmi ora dalla specie d'obbligo, che m'impone la proposizione di Bonaparte d'invitarmi l'Istituto a continuare qui le sperienze? E chi sa a quanto tempo ciò anderebbe? Sto pensando al modo di fare le mie rappresentanze per essere messo in libertà, e poter ripatriare al più presto. Ma già non è più possibile che noi partiamo fra otto giorni, come avevam divisato.
Jeri si è seguita la grande festa per la pace, che fu veramente magnifica, e sorprendente. Ne vedrete probabilmente la descrizione sui fogli pubblici. Vi dirò solo che l'illuminazione sulla Senna, e quella al palazzo e giardino della Tuilerie oltremodo grandiosa e bella, non può descriversi. Si calcola, che sulla Senna solamente vi fossero da duecento cinquanta mila lumi, e alle Tuilerie compresa la gran piazza della Concordia dippiù. Il tempo fu piovoso fino a mezza mattina; ma comparso Bonaparte alla finestra del palazzo, e dato il segnale che le barche rappresentanti le diverse Nazioni rimontassero la Senna, sparirono la pioggia e le nubi, e il giorno fu bello e calmo, e più ancora la notte.
Salutate tutti di casa. Dite molte cose di me ai figli. State allegra, e lasciate che le... .
Vi abbraccio, e sono

Vostro Aff.mo Marito

A. Volta.