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Scienze classiche e baconiane nel XVII e XVIII secolo
La complessa serie di eventi che va sotto il nome di "rivoluzione scientifica" ha parecchi aspetti. Secondo Kuhn da una parte era il risultato di una trasformazione concettuale che ebbe luogo nelle scienze "classiche" (astronomia, meccanica, ottica, acustica), dall'altra dette il via ad un'ampia sperimentazione nei nuovi campi "baconiani" (elettricità, magnetismo, chimica, termologia). Tre modelli erano in competizione alla fine del XVII secolo: quello di Cartesio, quello di Leibniz e quello di Newton. Benché fossero in senso lato tutti parte di una visione meccanicistica della natura, essi presentavano differenze sostanziali: sul ruolo attivo o passivo della materia, sul privilegio dato alla dinamica o alla statica, sull'accettazione di forze perenni o di principi di conservazione.
Newton influenzò tanto la tradizione classica quanto quella baconiana, con due approcci molto differenti, esposti l'uno nei Principia (1687) e l'altro nell'Opticks (1704). Il successo dei Principia fu tale che per due secoli l'approccio newtoniano dominò le scienze classiche.
Nei campi baconiani la tendenza alla quantificazione, fortemente sostenuta dalla cultura scientifica dell'illuminismo del tardo XVIII secolo, si poneva tra strade differenti e in competizione, ancora sulla base degli approcci di Cartesio e Leibniz. Rilevante qui il ruolo e il coinvolgimento dei Gesuiti che, sconfitti nel campo delle scienze classiche (astronomia, meccanica) cercavano una rivincita.
I lavori teorici di Volta sono profondamente permeati di questi dibattiti. |
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