La fisica del tardo XVIII secolo faceva ricorso a un complesso di materie di tipi qualitativamente diversi che facevano da portatori di forze, introdotte ognuna per la spiegazione di uno specifico ambito di fenomeni.
Queste materie si dividevano in materie comuni o ponderabili e fluidi senza peso, in grado di agire sulla materia ponderabile e, in certi casi, uno sull'altro.
La materia ordinaria porta e esercita su se stessa le forze di gravità, coesione, le forze derivanti da affinità chimiche e capillarità. Tra quelle imponderabili, le particelle di luce interagiscono con la materia ordinaria; i fluidi (o il fluido) elettrici agiscono sulla materia ordinaria e uno sull'altro;
I fluidi magnetici si comportano in maniera simile e il fluido autorepulsivo del calore (calorico) si contrappone alle varie forze coesive che, senza il suo intervento, coagulerebbero tutta la materia terrestre ponderabile in un grumo compresso.
Prendendo in prestito un termine dalla fisica di oggi, possiamo chiamare questo insieme di materie il Modello Standard del tempo. Esso rappresenta tutti i fenomeni fisici conosciuti alla fine del XVIII secolo; esso aveva l'unità di una comune veste matematica, se non di una ontologia coerente ed era guardato come un modello, non come una diretta trascrizione del piano di Dio per la creazione.
L'esempio del modello standard era la teoria della gravitazione e le allusioni alle sue estensioni ad altri fenomeni suggerite da Newton nelle Queries dell'Opticks. Per gran parte del XVIII secolo, tuttavia, l'accostamento tra calcolo e osservazione che fece la fama della teoria gravitazionale non poté essere replicato in ogni branca della fisica sperimentale. Cominciando intorno al 1770, la situazione cambiò rapidamente e elettricità, magnetismo e calore cominciarono a sottostare al tipo di analisi che aveva ordinato i movimenti dei pianeti.
Al passaggio tra il XVIII e il XIX secolo, i fenomeni di capillarità e il comportamento della luce rientrarono nello schema, sebbene in senso pickwickiano. Questi risultati ispirarono ed esemplificarono il programma descritto da Laplace nel 1796 e portato quasi alla realizzazione (o così egli pensò) da Gay-Lussac nel 1809: perfezionare la fisica terrestre con le stesse tecniche che Newton aveva usato per perfezionare lo studio della meccanica celeste.