Camillo Golgi

Camillo Golgi 15 nacque il 9 luglio 1843 a Corteno; iscrittosi alla Facoltà Medica dell’Università di Pavia, si laureò in medicina e chirurgia nel 1865 e incominciò subito il suo tirocinio in ospedale, frequentando i reparti ospedalieri di Pavia, la Clinica dermosifilopatica, la Clinica chirurgica e intensificando l’indagine microscopica sotto la guida di Bizzozero, in qualità anche di assistente. Prese parte attiva nel debellare un’epidemia colerica e poi, attratto dalle ricerche sulla psiche e sulle sue alterazioni nonché dalla fama di Cesare Lombroso, chiamato a dirigere la Clinica psichiatrica, assunse in questa un posto di assistente e condusse a compimento un lavoro nel 1868 su un caso di pellagra non maniaca e nel 1869 una monografia più completa sull’eziologia delle alienazioni mentali, nella quale si affermava la necessità che la psichiatria diventasse una scienza positiva di osservazione. In seguito intensificò i suoi rapporti con Bizzozero che lo orientò verso l’indirizzo anatomico e sperimentale e in breve tempo concluse un lavoro sulla struttura e sullo sviluppo degli psammomi (1869) e uno sulle alterazioni dei vasi linfatici del cervello (1870); nel primo Golgi si opponeva all’idea, espressa da Robin, sulla natura epiteliale di questi tu-mori, mentre nel secondo sono fondamentali le sue deduzioni sulla possibilità che quegli spazi divengano vie di diffusione di processi morbosi. Risale al 1870 la descrizione della nevroglia della quale viene tuttora riconosciuta l’esattezza, cioè che essa è formata da cellule provviste di numerosi prolungamenti talvolta filiformi e lunghissimi molti dei quali vanno ad inserirsi alle pareti dei vasi. Importante è il rilievo dei rapporti intimi coi vasi sanguigni, da una parte, e con le cellule e fibre nervose dall’altra, fatti che documentano la funzione trofica di questo particolare tessuto interstiziale del tessuto nervoso. Egli mise anche in evidenza le differenze peculiari tra nevroglia della sostanza grigia e della sostanza bianca dei centri nevrassiali. Nel corso di queste ricerche Golgi, combinando la fissazione col bicromato di potassio col metodo della nitratazione, ottenne i primi risultati dell’impregnazione degli elementi nervosi col cromato d’argento, in pratica quel metodo detto della reazione nera che, facendo spiccare cellule e fibre nervose in tutti i loro particolari, permise a Golgi di rivoluzionare le conoscenze che si avevano sulla struttura del sistema nervoso. Accettato per motivi familiari il posto di primario del Pio Luogo degli Incurabili di Abbiategrasso, non trascurò però gli studi sul sistema nervoso, ottenendo reperti nuovi e più interessanti e incominciando ad imporsi per le sue scoperte. E fu proprio grazie al suo metodo della reazione nera che le teorie precedenti vennero sostituite e profondamente modificate per dar luogo ad un nuovo corpo di dottrina: già nel primo lavoro del 1873 riassunto nella nota Sulla sostanza grigia del cervello Golgi affermava che il prolungamento nervoso delle cellule nervose si divideva in tanti rami che a loro volta hanno filamenti, in modo da farne risultare un complicato sistema di fili diffusi in ogni direzione nella sostanza grigia cerebrale. Fu questo il primo passo che preluse alla sua scoperta della “rete nervosa diffusa”. Nel lavoro sui bulbi olfattivi (1875) si trova la prima documentazione iconografica dei reperti ottenuti e la sua idea della rete nervosa diffusa si va completando conducendo alla deduzione anatomica che è proprio tramite questa rete che le fibrille olfattorie sono connesse con le cellule del bulbo olfattivo e che i neuriti di queste si continuano con le fibre del tractus nei centri superiori. Dal punto di vista fisiologico, la connessione funzionale non avviene per trasmissione isolata attraverso gli elementi singoli, ma per una trasmissione d’insieme. Da Abbiategrasso, Golgi estese le sue ricerche ad altri territori del sistema nervoso centrale, scrisse una lunga monografia corredata di descrizioni e di nitido materiale illustrativo per un concorso indetto dall’Istituto lombardo di Scienze e Lettere; risultando poi vincitore. Nel 1875 ottenne a Pavia l’incarico di insegnamento dell’Istologia e nel 1879 vinse il concorso come professore di Anatomia a Siena, ma l’anno seguente preferiva ritornare a Pavia come titolare di ruolo per la cattedra di istologia. A Pavia ben presto passò alla Patologia Generale mantenendo anche l’incarico di Istologia fino al suo collocamento a riposo avvenuto nel 1918. Nel periodo iniziale della sua carriera, nella città lombarda, nonostante i pochissimi mezzi finanziari per il funzionamento del piccolo laboratorio, riuscì con la sua reazione nera ad ottenere risultati meravigliosi senza necessità di strumenti e di reagenti di grande impegno. Estende così le indagini sul sistema nervoso centrale aumentando il novero delle scoperte, e con note preventive e riassuntive sui lobi olfattori sul midollo spinale, sul cervelletto, sulla corteccia cerebrale e sulla origine dei nervi, esprime, nella sua formula definitiva, la sua dottrina che è basata sulla funzione di conduzione dell’attività nervosa del prolungamento nervoso e prevalente funzione trofica dei prolungamenti protoplasmatici, sulla distinzione delle cellule nervose in due tipi a seconda che il loro prolungamento nervoso si risolva tutto nella rete nervosa diffusa della sostanza grigia, oppure che partecipi alla formazione di questa rete solo con le sue ramificazioni collaterali per continuarsi invece direttamente nel cilindrasse di una fibra nervosa e sul significato che egli dà alla sua rete nervosa diffusa come mezzo di connessione anatomico e funzionale tra tutti gli elementi a funzione specifica dei centri nervosi. Golgi aveva avvertito che l’utilizzazione del termine “rete” lasciava impregiudicata la questione se si trattasse di rete nel senso assoluto della parola, con anastomosi di fibre provenienti da elementi nervosi diversi, o di semplice intreccio di filamenti di diversa origine, essendo superflua una tale precisazione ai fini funzionali. Avendo più tardi dimostrato, specialmente a proposito del cervelletto e della fascia dentata, che una terminalità assoluta di fibre in rapporto agli elementi cellulari non esiste, ma è solo parziale o apparente, Golgi si oppose sempre più decisamente alla teoria del neurone e della polarizzazione dinamica. Egli faceva rilevare la corrispondenza dei dati anatomici scoperti con i dati funzionali e con le evenienze cliniche specialmente a proposito delle localizzazioni cerebrali, e, pur accettando le localizzazioni cerebrali, egli opponeva la documentazione anatomica a quanto vi era di troppo assoluto e di schematico nella teoria stessa. Avendo dimostrato che non esisteva un andamento isolato delle fibre nervose dagli organi destinati a ricevere le impressioni direttamente dal mondo esterno alle singole corrispondenti zone corticali e da queste zone agli organi effettori del movimento, che esisteva una continuità di tessitura e anzi un intimo collegamento tra le diverse parti della corteccia, egli affermava che nei centri nervosi non si ha un’azione individuale isolata delle singole cellule o gruppi di cellule, ma un’azione di insieme di varie cellule e concorrenza d’azione di gruppi cellulari appartenenti a zone diverse. Egli dedusse che la specificità di funzione delle varie zone cerebrali sarebbe determinata dalla specificità dell’organo a cui perifericamente le fibre nervose vanno a mettere capo e non da una specificità di anatomica organizzazione di quelle zone. Negli anni 1882 e 1883, nella “Rivista sperimentale di Freniatria” vennero pubblicate le varie parti riguardanti la fine anatomia degli organi centrali del sistema nervoso e nel 1886 venne raccolta l’opera completa in un volume, dove è minutamente descritta la struttura del midollo spinale, del bulbo olfattivo, della corteccia cerebrale, del cervelletto, del piede d’ippocampo, della fascia dentata ecc., che ha grande diffusione ed è oggetto di ammirazione da parte del mondo scientifico e viene tradotta in diverse lingue. Golgi e il suo laboratorio ottennero numerosi riconoscimenti, e in breve tempo viene nominato membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia di Medicina di Parigi, di Vienna, di Berlino, di Pietroburgo, della Società Neurologica di New York; della Società di Scienze microscopiche di Londra. Gli vengono attribuiti il premio Riberi, il premio Thompson e il premio Rieneker. Nel frattempo era iniziato il contrasto con la scuola di Ramon y Cajal che, valendosi dello stesso metodo ideato da Golgi e poi di altre tecniche personali, compiva ricerche sull’anatomia microscopica del sistema nervoso; Golgi oppose fatti e considerazioni alle vedute dell’istologo spagnolo sulla teoria del neurone, sulla legge della conduzione isolata dell’attività nervosa e della polarizzazione dinamica. Ma in effetti sia l’opera e le interpretazioni di Golgi sia le posizioni e le vedute della scuola spagnola erano altrettanto valide al punto che l’accordo tra le due teorie fu solennemente riconosciuto con l’assegnazione nel 1906 del premio Nobel contemporaneamente ai due contendenti, Golgi e Cajal. Ma nell’orazione ufficiale tenuta in occasione della consegna del premio e nelle successive relazioni accademiche Golgi insisteva con nuove argomentazioni nel prospettare incongruenze e dati di fatto contrastanti la teoria del neurone e dei neuronisti, sostenendo che i nuovi fatti emergenti dall’applicazione di metodi dimostranti la struttura neurofibrillare delle cellule e delle fibre nervose e precisamente la dimostrazione di rapporti di continuità degli elementi nervosi per mezzo delle neurofibrille, contrastavano la teoria del neurone ed invece bene si adattavano, integrandola, alla sua dottrina. Golgi si interessò ancora della struttura interna della cellula e nel 1898 fece la scoperta dell’apparato reticolare interno detto del Golgi, quel particolare di struttura endocellulare completamente nuovo che, in seguito, per opera sua e dei suoi collaboratori, si dimostrò potersi considerare come particolare riconoscibile in tutte le cellule anche non nervose. Nel campo sempre del sistema nervoso, Golgi mise in evidenza nel 1880 la particolare disposizione nelle fibre nervose midollate che venne ritenuto apparato di sostegno della mielina, dimostrando che è costituito da quel sistema di fili disposti a spirale che è noto come legato al suo nome. Golgi scoprì anche i corpuscoli terminali muscolo tendinei di natura sensitiva e altri organelli terminali pure di natura sensitiva ritrovati nei muscoli. Ma egli precisò anche il rapporto delle fibre muscolari coi tendini, mise in evidenza particolari nuovi sulla struttura del rene e specialmente sulla disposizione dei tuboli renali dimostrandone la genesi e l’accrescimento durante lo sviluppo, scoprì l’apparato canalicolare delle cellule delomorfe delle ghiandole del fondo dello stomaco contemporaneamente a E. Müller. Nel 1920 Golgi rese noti fini particolari strutturali dei globuli rossi e dei leucociti del sangue umano e di altri vertebrati, mentre nel 1923, già ottantenne, pubblicò una monografia sulla struttura dei cosiddetti globuli o piastrine del vitello o tuorlo dell’uovo di ovipari che possono far pensare alla natura organizzata di tali formazioni. Ma Golgi si era occupato anche problemi di patologia e aveva cominciato a farsi conoscere con indagini in questo campo, pubblicando i studi sugli psammomi, sui gliomi, sui linfatici del cervello e sull’eziologia delle malattie mentali. Più tardi svelerà l’intima essenza dell’ipertrofia compensatoria dei reni (1882) e della neoformazione dell’epitelio dei canalicoli uriniferi nel morbo di Bright (1884). Ma importante è anche il periodo che va dal 1886 al 1893, nel quale affronta ed approfondisce il problema della malaria, stabilendo il ciclo di sviluppo monogamico del plasmodio della forma quartana e della forma terzana della malaria, le differenze specifiche esistenti fra il parassita dell’una e dell’altra forma, la coincidenza costante fra le fasi di sviluppo del parassita e le manifestazioni cliniche del processo.Questa coincidenza è espressione di una legge, che insieme con la scoperta del ciclo dei parassiti e delle loro differenze morfologiche specifiche portano Golgi a dedurre la necessità dell’esame del sangue dei malarici e a dettare le norme per effettuare tale esame. Fondamentale per la cura è la scoperta del modo di azione del chinino sui parassiti malarici, e in particolare il fatto che le forme giovanili immediatamente derivanti dal processo di segmentazione o sporulazione sono le più suscettibili; ne deduce quindi che per impedire l’insorgenza dell’accesso febbrile ed eliminare progressivamente l’infezione, è necessario somministrare il chinino poche ore prima dell’accesso, affinché questo agisca sulle nuove generazioni del parassita. Ma Golgi dal 1885, data della prima nota pubblicata, nella quale affermava che il patologo doveva ormai riconoscere la natura parassitaria dell’infezione malarica, dovette lottare fino al 1889 contro dubbi, opposizioni, opinioni contrastanti la sua teoria ma finalmente con la nota Intorno al preteso Bacillus malariae di Klebs, Tommasi - Crudeli e Schiavuzzi, dimostrava che esso non aveva nulla a che fare con l’infezione malarica ottenendo completo riconoscimento con l’assegnazione dell’VIII premio Riberi dell’accademia delle Scienze di Torino. Ospitato a Roma da Guido Bacelli, studiò le forme gravi estivo-autunnali di malaria e ne pubblicava i risultati specificando la peculiarità dei reperti nel sangue circolante ed i caratteri particolari del plasmodio. Egli dava la descrizione di alcuni casi seguiti clinicamente e anche di controlli necroscopici e segnalava l’evenienza, talvolta fuorviante nel giudizio diagnostico, di casi nei quali si manteneva negativo il reperto dei parassiti nel sangue circolante perché essi erano localizzati in organi interni e si diffondevano nella circolazione periferica soltanto nell’imminenza della fase agonica del malato. L’opera di Golgi, in tema di malaria, venne poi da lui ripresa con indirizzo pratico quando, dal 1905 al 1910 diresse un’intensa campagna antimalarica nelle provincie di Pavia e di Vercelli che, essendo stata protratta per qualche anno, riuscì a debellare quasi completamente il flagello. Golgi non si limitò alla sola attività scientifica, ma si impegnò, in seguito alla sua nomina a Rettore dell’Università, per la costruzione di nuovi edifici per gli istituti scientifici, diventando il principale organizzatore del Policlinico, avviandone una sistemazione che soltanto la sua morte gli impedì di vedere compiuta.