Pietro Moscati

Pietro Moscati nacque a Milano il 15 giugno 1739 da Bernardino, settore anatomico nell’Ospedale Maggiore. Nel 1763 gli fu assegnata la cattedra di anatomia chirurgica ed arte ostetrica nell’Università di Pavia, e nel 1772, passò a Milano come Regio Professore di Medicina e Chirurgia nell’Ospedale Maggiore. Fu poi nominato Direttore Medico (nel marzo 1778) della Casa delle Partorienti, dei Trovatelli, dell’Istituto di S. Corona, della Pia Casa dei pazzi; Medico ostetrico di S. Caterina della Ruota. Dapprima insieme al padre, poi da solo, si prodigò per le sorti del venerando Capitolo ed Ospedale Maggiore di Milano. Sono dovute alla loro collaborazione il riconoscimento della trasmettibilità della sifilide e l’adozione, nel nosocomio e particolarmente nel brefotrofio, delle precauzioni igieniche per opporsi alla diffusione del male, nonché gli insegnamenti specifici per infermieri e medici, e gli esami da richiedere al personale sanitario. Nel 1797 Moscati fu nominato professore di clinica medica a Pavia quale successore di Rasori, ma occupò la cattedra soltanto nel 1799 per ragioni di salute; il suo magistero fu però breve perché venne poco dopo imprigionato dagli austriaci ritornati in Lombardia. Quando la Lombardia venne riconquistata dai francesi, ritornò in patria e Napoleone I, nel 1802, lo reintegrò nell’Università ticinese quale Professore di clinica medica, Direttore dell’Ospedale e Presidente del Gabinetto Patologico del quale era stato l’iniziatore. Ma la malferma salute e l’età gli impedirono di riprendere l’insegnamento; si ritirò a Milano dove moriva il 6 gennaio 1824, colmato di onori da Napoleone: Consultore di Stato, Conte, Senatore del Regno, Direttore Generale dell’Istruzione, Membro dell’Istituto, Grande Aquila della Legion d’Onore, Gran Dignitario della Corona Ferrea, Presidente del Magistrato di Sanità. L’orazione Delle corporee differenze essenziali che passano tra la struttura dei bruti e la umana tenuta nell’Università di Pavia quand’era professore di anatomia chirurgica ed arte ostetrica, è molto importante perché valorizza la differenza fra postura orizzontale e quadrupede dei bruti e quella verticale e bipede dell’uomo e precorre di gran lunga la segnalazione dei rapporti di causalità o di concausa fra stazione eretta e conformazione del cranio e del cervello umani che solo molto più tardi sarebbero state addotte da studiosi di antropologia (Weidenreisch, nel 1941 e Washburn nel 1950) quali fenomeni evolutivi inerenti all’avvento dell’uomo sulla terra. Della sua attività di insegnante di Anatomia in Pavia (1763-1772) rimane l’Indice de’ discorsi anatomici che si tengono pubblicamente nel Teatro della Regia Università di Pavia stampato in Milano nel 1768, pregevole soprattutto per le note di commento che seguono ciascun capitolo, con riferimenti alla fisiologia, alla patologia ed alla pratica medica. Due concetti espressi nell’introduzione meritano di essere rilevati: la preminenza data all’anatomia studiata sul cadavere rispetto a quella dei libri, e l’importanza dell’anatomia tout-court, non soltanto per le sue applicazioni alla medicina, ma anche, insieme con l’anatomia comparata, per la conoscenza generale e filosofica della natura. Nel periodo milanese che va dal 1772 al 1797 Moscati svolse la sua attività in Ospedali ed Istituti a contatto coi malati e perfezionò, mediante le molte necroscopie eseguite e le valutazioni epicritiche, la conoscenza della malattia. Esplicò anche un’opera organizzativa innovatrice per un migliore funzionamento delle istituzioni sanitarie che gli vennero affidate. La valentia di Moscati nella tecnica si rivela tutta nella sua pubblicazione Sui principali artifizii anatomici per preparare e conservare le parti animali (1785). Egli vi espone non soltanto le modalità di applicazione dei metodi in uso, ma ne aggiunge altri utilissimi e personali, insistendo specialmente sulla tecnica delle iniezioni vasali e delle ricostruzioni plastiche in cera. Egli approfondì lo studio analitico delle strutture con i più fini accorgimenti intesi a scoprirne i dettagli non solo con l’impiego di lenti, ma anche con il microscopio semplice e il microscopio composto; Moscati è forse il primo, in ordine di tempo nell’Ateneo pavese, a cimentarsi con qualche successo nella ricerca microscopica. Nel suo Discorso intorno alla struttura dei tendini, Moscati riferì le sue indagini con accurati metodi di dilacerazione e di macerazione e con trattamenti diversi e descrisse la struttura fibrillare del tendine e la fondamentale differenza rispetto alla struttura dei fascetti muscolari. Mise in rilievo la natura cellulare (connettivale) della sostanza tendinea e la continuazione di questa con le lamelle o involucri cellulari (connettivali) che legano i fascicoli carnosi muscolari. Egli dimostrò di aver visto chiaramente quel rapporto tra fibre muscolari e tendine che in epoca molto più recente videro e descrissero Kolliker, Stôhr senior ed altri, specialmente per quei muscoli nei quali le fibre muscolari si connettono obliquamente con i tendini, con la caratteristica di una netta demarcazione delle fibre muscolari rispetto alla sostanza tendinea che sembra incappucciarle. In quella stessa memoria aveva messo in rilievo il variare delle proporzioni tra parte carnosa e parte tendinea dei muscoli a seconda dell’età, dello stadio di sviluppo, di accrescimento e di senescenza, i mutamenti nelle evenienze patologiche, escludendo però sempre la trasformazione della carne muscolare in sostanza tendinea.