PRIMA MEMORIA

 

Prima memoria sull’elettricità e sul magnetismo

Costruzione e uso d'una bilancia elettrica, fondata sulla proprietà dei fili di metallo d'avere una forza di reazione di torsione proporzionale all'angolo di torsione. [1]

Determinazione sperimentale della legge secondo cui gli elementi dei corpi carichi del medesimo genere di elettricità si respingono mutuamente. [2]

In una memoria presentata all'Accademia nel 1784, ho sperimentalmente determinato le leggi della forza di torsione di un filo di metallo, e ho trovato che questa forza è direttamente proporzionale all'angolo di torsione, alla quarta potenza del diametro del filo di sospensione ed è inversamente proporzionale alla sua lunghezza; il tutto moltiplicato per un coefficiente costante che dipende dalla natura del metallo e che si può facilmente determinare sperimentalmente.[3]

Ho mostrato nella medesima memoria, che per mezzo di questa forza di torsione è possibile misurare con precisione delle forze assai deboli come, ad esempio, un decimillesimo di grain.

Ho presentato nella medesima memoria una prima applicazione di questa teoria, cercando di valutare la forza costante dovuta all'aderenza nella formula che dà l'attrito sulla superficie di un solido in moto in un fluido. [4]

Oggi presento all'Accademia una bilancia elettrica costruita secondo gli stessi principi: essa misura con la massima esattezza lo stato e la forza elettrica d'un corpo, per quanto debole sia la sua carica. [5]

 

Costruzione della bilancia [6]

Benchè la pratica m'abbia insegnato che per eseguire in modo comodo diverse esperienze con l'elettricità, bisogna correggere qualche difetto nella prima bilancia di questo genere che ho fatto costruire, tuttavia, poichè è per intanto la sola di cui io mi sia servito, ve ne darò la descrizione, con l'avvertenza che la sua forma e le sue dimensioni possono essere modificate a seconda della natura degli esperimenti che si intendono eseguire. La prima figura rappresenta in prospettiva la bilancia della quale vi specificherò ora i dettagli.

Su di un cilindro di vetro ABCD di 12 pollici di diametro e di 12 pollici d'altezza viene posto un piatto di vetro di 13 pollici di diametro, che ricopre completamente il vaso di vetro; in questo piatto sono praticati due buchi di circa 20 linee di diametro, uno nel mezzo, in f, da cui s'innalza un tubo di vetro di 24 pollici d'altezza; questo tubo è cementato sul buco f, con del cemento in uso per gli apparecchi elettrici: all'estremità superiore del tubo, in h, è posto un micrometro di torsione, che si vede in dettaglio nella Fig. 2.

Nella parte superiore, n.l, si trovano il bottone b e l'indice io, e la pinza di sospensione q; questo pezzo entra nel buco del pezzo n.2: questo pezzo n.2 è formato da un cerchio ab diviso in 360 gradi e da un tubo di rame che entra nel tubo H, n.3, saldato all'interno dell'estremità superiore del tubo o dello stelo fh di vetro della Fig. 1.

La pinza q, (Fig. 2), n.l, ha pressappoco la forma dell'estremità d'un porta mine, che può stringersi per mezzo dell'anello q; è nella pinza di questo portamine, che è fissata l'estremità di un filo d'argento molto fine; l'altra estremità del filo d'argento è fissata (Fig. 3) in P, dalla pinza d'un cilindro PO di rame o di ferro, il cui diametro non è neppure una linea, e la cui estremità P è tagliata e forma una pinza che si chiude col correnteF. Questo piccolo cilindro è rigonfio e forato in C per potervi far scorrere (Fig. 1 ) l'ago ag : è necessario che il peso di questo cilindretto sia sufficiente a tendere il filo d'argento senza romperlo. L'ago che si vede (Fig. l) in ag, sospeso orizzontalmente pressappoco a mezza altezza del grande vaso che lo racchiude, è formato o da un filo di seta imbevuto di cera di Spagna, o da una paglia egualmente imbevuta di cera di Spagna, e termina da q fino ad a, per una lunghezza di 18 linee con un filo cilindrico di gomma-lacca: all'estremità a di questo ago, c'è una piccola sfera di sambuco di due o tre linee di diametro; in g, vi è un piccolo piano verticale di carta passato alla trementina, che serve da contrappeso alla sfera a, e che rallenta le oscillazioni.

Abbiamo detto che il coperchio AC deve essere dotato di un secondo foro in m; è dentro questo secondo foro che si introduce un cilindretto mFt, la cui parte inferiore Ft è di gomma-lacca; in t, vi è una sferetta anch'essa di sambuco; attorno al vaso, all'altezza dell'ago, si descrive un cerchio zQ diviso in 360 gradi: per maggior semplicità, io mi servo di una striscia di carta divisa in 360 gradi, che incollo intorno al vaso, all'altezza dell'ago.

Per cominciare ad operare con questo strumento metto il coperchio e faccio corrispondere il foro m pressappoco con la prima divisione, o col punto O del cerchio zoq tracciato sul vaso. Metto l'indice oi del micrometro sul punto O o sulla prima divisione di questo micrometro; faccio quindi ruotare l'intero micrometro entro il tubo verticale h, fino a che guardando nella direzione indicata dal filo verticale che sostiene l'ago, e dal centro della sfera, l'ago ag non si trovi a corrispondere alla prima divisione del cerchio zoq. Introduco poi attraverso il foro m l'altra sfera t sospesa al filo mFt, in modo che tocchi la sfera a, e che guardando nella direzione individuata dal centro del filo di sospensione e dalla sfera t, si incontri la prima divisione O del cerchio zoq. La bilancia è ora pronta per tutte le operazioni; vi esporremo per esempio, come ce ne siamo serviti per determinare la legge fondamentale secondo cui i corpi carichi si respingono. [7]

 

Legge fondamentale dell'elettricità

La forza repulsiva di due piccoli globi carichi con il medesimo tipo d'elettricità, è inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra i centri dei due globi.[8]

Esperimento

Si elettrizza, Fig. 4 ,un piccolo conduttore che non è altro che uno spillo con una grossa testa, che viene isolato affondando la sua punta nell'estremità d'un bastone di cera di Spagna; si introduce questo spillo nel foro m, e gli si fa toccare la sfera t, che è a contatto con la sfera a : tolto l'ago, le due sfere si trovano cariche del medesimo tipo di elettricità ed esse si respingono mutuamente, ad una distanza che si misura guardando nella direzione individuata dal filo di sospensione e dal centro della sfera a la divisione corrispondente del cerchio zoq : ruotando poi l'indice del micrometro nel senso pno, si torce il filo di sospensione lp, e si produce una forza proporzionale all'angolo di torsione che tende ad avvicinare la sfera a alla t. [9] Si osservano così le distanze a cui diversi angoli di torsione portano la sfera a verso la t, e confrontando le forze di torsione con le corrispondenti distanze tra le due sfere, si determina la legge di repulsione. [10]

Qui presenterò solamente qualche prova che è facile a ripetersi e che metterà immediatamente sotto i vostri occhi la legge di repulsione. [11]

Prima prova- Avendo elettrificato le due sfere con la testa dello spillo con l'indice del micrometro sullo 0, la sfera a dell'ago s'è allontanata dalla sfera t di 36 gradi. [12]

Seconda prova- Avendo torto il filo di sospensione, per mezzo del bottone o del micrometro di 126 gradi, le due sfere si sono avvicinate e fermate a 18 gradi di distanza l'una dall'altra. [13]

Terza prova- Avendo torto il filo di sospensione di 567 gradi, le due sfere si sono avvicinate a 8 gradi e mezzo. [14]

 

Spiegazione e risultato di questo esperimento

Quando le sfere non sono ancora elettrificate, si toccano, e il centro della sfera a, sospesa all'ago, non si è allontanato dal punto ove la torsione del filo di sospensione è nullo che della metà dei diametri delle due sfere. Bisogna tener presente che il filo d'argento lp, che costituisce la sospensione, era lungo 28 pollici, ed era così fine, che 1 piede di lunghezza di questo filo non pesava che 1/16 di grain. Calcolando la forza necessaria a tendere questo filo, agendo su a, lontano quattro pollici dal filo lp o dal centro di sospensione, ho trovato, usando le formule spiegate in una memoria sulle leggi della forza di torsione dei fili metallici, stampata nel volume dell'Accademia per il 1784, che per torcere questo filo di 360 gradi, era sufflciente applicare ad a, agendo sulla leva an, di quattro pollici di lunghezza, una forza di 1/340 di grain: cosicchè essendo le forze di torsione, come è dimostrato in quella memoria, proporzionali all'angolo di torsione, la minima forza repulsiva tra le due sfere le allontana sensibilmente l'una dall'altra. [15]

Noi troviamo nel nostro primo esperimento, mentre l'indice del micrometro è sul punto o, che le sfere si sono allontanate di 36 gradi, cosa che produce nello stesso tempo una forza di torsione di 36° = 1/3400 di grain; nella seconda prova, la distanza delle due sfere è di 18 gradi, ma dato che si è ruotato il micrometro di 126 gradi, risulta che a 18 gradi di distanza, la forza repulsiva è di 144 gradi: cioè a metà della prima distanza, la repulsione delle sfere è quadruplicata. [16]

Nella terza prova, si è torto il filo di sospensione di 576 gradi, e le due sfere non si trovano a più di 8 gradi e mezzo di distanza. La torsione totale è dunque di 576 gradi, quadrupla di quella della seconda prova, e solo per mezzo grado la distanza delle due sfere in questa terza prova, non si è ridotta alla metà di quella a cui erano nella seconda. [17]

Risulta dunque da queste tre prove che l'azione repulsiva che due sfere cariche del medesimo tipo di elettricità esercitano l'una sull'altra è inversamente proporzionale al quadrato delle distanze. [18]

 

Prima osservazione

Ripetendo l'esperienza precedente, si osserverà che servendosi di un filo d'argento fine quanto quello che abbiamo usato noi, che non dà per la forza di torsione di un angolo di 5 gradi che un ventiquattromillesimo di grain circa,per quanto calma sia l'aria e per quante precauzioni si prendano non si potrà esser certi della posizione naturale dell'ago, allorchè la torsione è nulla che con un'approssimazione di 2 o 3 gradi. Così per avere una prima prova confrontabile con le seguenti bisogna, dopo aver caricato le due sfere, torcere il filo di sospensione di 30 o 40 gradi, questa forza di torsione sommata alla distanza fra le due sfere osservate, fornirà una forza abbastanza considerevole, perchè i 2 o 3 gradi d'incertezza nella prima posizione dell'ago, quando la torsione è zero, non producano nei risultati un errore sensibile.Bisogna poi tener presente che il filo d'argento, di cui mi sono servito in questo esperimento, è così fine che si rompe alla minima scossa: ho visto in seguito, che è più comodo usare nelle esperienze un filo di sospensione di diametro quasi doppio, benchè la flessibilità risultasse da quattordici a quindici volta minore di quella del primo.

Bisogna aver cura, prima di usare questo filo d'argento, di tenerlo per due o tre giorni teso sotto l'effetto di un peso che sia circa la metà di quello che può portare senza rompersi;bisogna ancora tener presente che usando quest'ultimo filo d'argento non bisogna mai torcerlo più di 300 gradi, perchè passato questo termine comincia a incrudirsi e non reagisce più,come abbiamo dimostrato nella già citata memoria del 1784, che con una forza minore dell'angolo di torsione.[19]

 

Seconda osservazione

L'elettricità delle due sfere diminuisce un po' durante il tempo in cui si esegue l'esperimento, io ho provato che, il giorno in cui ho fatto le prove sopra riportate, le sfere elettrificate che si trovavano per effetto della loro repulsione a 30 gradi di distanza l'una dall'altra, con un angolo di torsione di 50 gradi, si sono avvicinate di un grado in tre minuti; ma poichè non ho impiegato che due minuti per eseguire le tre prove precedenti, si può in questi esperimenti, trascurare l'errore che risulta dalla perdita di elettricità. Se si desidera una maggiore precisione, o se l'aria è umida, e nel caso in cui l'elettricità si perda rapidamente, si deve, con una prima osservazione, determinare la diminuzione dell'azione elettrica delle due sfere in ogni minuto, servirsi poi di questa prima osservazione, per correggere i risultati degli esperimenti che si vorranno fare quel giorno. [20]

 

Terza osservazione

La distanza delle due sfere, allorchè si sono allontanate l'una dall'altra per effetto della loro azione repulsiva reciproca, non è esattamente misurata dall'angolo che esse formano, ma dalla corda dell'arco che unisce i loro centri; così come la leva all'estremità della quale si esercita l'azione, non è misurata dalla metà della lunghezza dell'ago, o dal raggio, ma dal coseno della metà dell'angolo formato dalla distanza delle due sfere; queste due quantità di cui l'una è minore dell'arco, e diminuisce di conseguenza la distanza misurata da quest'ultimo, mentre l'altra diminuisce la lunghezza della leva, in qualche modo si compensano; e negli esperimenti del genere di cui noi ci siamo occupati, si può senza errori sensibili attenersi alla nostra valutazione, se la distanza delle due sfere non supera i 25 - 30 gradi; altrimenti è necessario fare i calcoli rigorosamente. [21]

 

Quarta osservazione

Poichè l'esperienza dimostra che in una camera ben chiusa, si può determinare, usando il primo filo d'argento, con una precisione di 2 o 3 gradi la posizione dell'ago, quando la torsione è nulla, ciò che dà, secondo i calcoli delle forze di torsione proporzionali all'angolo di torsione, una forza tutt'al più d'un quaranta millesimo di grain, con questa bilancia si misurano facilmente anche i più deboli gradi di elettricità. Per fare ciò, si fa passare, Fig. 5, attraverso un tappo di cera di Spagna, un piccolo filo di rame cd, che termina in c con un uncino, e in d con una piccola sfera di sambuco dorata, e si mette il tappo A nel buco m della bilancia (Fig. 1), in modo che il centro della sfera d, vista dal filo di sospensione, corrisponda al punto o del cerchio zoq; avvicinando poi un corpo carico all'uncino c, per quanto debole sia l'elettrizzazione di questo corpo, la sfera allontanandosi da d, fornisce dei segni dell'esistenza dell'elettricità, e la distanza delle due sfere ne misura la forza, secondo il principio dall'inverso del quadrato delle distanze. Ma io devo premettere che dopo queste prime esperienze ho fatto approntare diversi piccoli elettrometri, che funzionano secondo i medesimi principi di torsione, usando come filo di sospensione un filo di seta, così come esce dal bozzolo, o un pelo di capra d'Angora. Uno di questi elettrometri che ha pressappoco la stessa forma della bilancia elettrica, descritta in questa memoria, è molto più piccolo; ha un diametro di non più di 5 o 6 pollici, uno stelo di un pollice; l'ago è un filetto di gomma lacca lungo 12 linee che termina in a con una laminetta circolare e leggerissima.

L'ago e la laminetta pesano circa un quarto di grain, il filo di sospensione, così come esce dal bozzolo, lungo 4 pollici, ha una tale sensibilità, che agendo con una leva con un braccio lungo un pollice, basta un sessantamillesimo di grain per torcerlo di un intero giro, cioè di 360 gradi: presentando in questo elettrometro all'ago c della Fig. 5 un normale bastone di cera di Spagna, elettrizzato per strofinio a 3 piedi di distanza da questo uncino l'ago è respinto a più di 90 gradi. Descriveremo in seguito i dettagli di questo elettrometro, quando vorremo determinare la natura ed il grado d'elettricità di diversi corpi, che strofinati l'uno contro l'altro, assumono un assai debole grado d'elettricità.[22]