Carlo Forlanini

Carlo Forlanini (1847-1918) si laurea a Pavia in medicina nel 1870. Nel 1877 esce la sua “Rivista di Aero e Climatoterapia”, organo dell’Istituto Medico-Pneumatico di Milano, da lui diretto, inizio di quel corpo di studi che perseguì per tutta la vita. Dal 1884 insegna a Torino Propedeutica e Patologia Medica poi dal 1898 all’Università di Pavia, prima Patologia Medica poi, nel 1899, Clinica Medica, cattedra che tiene sino al 1918. Le sue pubblicazioni sono molteplici per argomenti ma i lavori fondamentali sono quelli sulla patologia polmonare a cui è legata la sua fama di scienziato e di clinico. Interessatosi sin da giovane allo studio degli apparati pneumatici e all’aeroterapia, stimolato dal fratello Enrico, pioniere dei dirigibili, era appassionato soprattutto dei cosiddetti apparecchi pneumatici di cui studia e fa brevettare due modelli personali per far compiere le espirazioni in aria rarefatta e le inspirazioni in aria compressa in modo che il. polmone venga di nuovo dilatato. Le sue soluzioni tecniche sono ingegnose, anche se questo tipo di terapia per la cura dell’enfisema non doveva aver successo, come anche i modelli di apparecchi per le inalazioni medicamentose, delle quali però Forlanini aveva intuito l’avvenire. I suoi lavori sull’enfisema polmonare e quelli sulla cura dei versamenti pleurici sono pietre miliari nella Storia della Medicina. La toracentesi con introduzione di aria filtrata può essere considerato uno dei lavori fondamentali della medicina pratica; i suoi due precetti fondamentali (estrarre quanto più liquido è tecnicamente possibile ed introdurre aria al posto del liquido estratto) sono ancor oggi seguiti dai medici nella cura della pleurite. Importanti sono gli studi sulla espirazione intercisa e quelli sull’ipertensione arteriosa; si deve alla sua Scuola l’invenzione dello sfigmomanometro di Riva-Rocci, ancor oggi usato in tutto il mondo, che permise la determinazione della pressione arteriosa con un metodo incruento. Fondamentali sono le sue ricerche sulla cura della tubercolosi polmonare col pneumotorace artificiale, fino a pochi anni fa una delle migliori e più preziose conquiste nel campo della terapia di questo morbo. Dal 1882, anno della proposta puramente teorica del nuovo metodo di cura al primo caso di tubercolosi polmonare curato col pneumotorace, reso noto nel 1906, ai numerosi casi successivamente trattati, furono fatte continue modificazioni, per rendere gli apparecchi perfetti e semplici nello stesso tempo, al punto da poter dare, in mani esperte, la sicurezza dell’atto operativo. L’idea fondamentale di mettere a riposo il polmone malato, per facilitarne la guarigione, mediante introduzione nel cavo pleurico di gas inerti (azoto od aria filtrata) con un semplice ago derivava da speculazioni teoriche e constatazioni pratiche comuni a tutti i medici del suo tempo. La grandezza di Forlanini non consiste nell’aver suggerito di introdurre aria nel cavo pleurico, quanto nell’aver concepito la dottrina meccanica che giustifica il pneumotorace, la dottrina della collassoterapia. Le sue idee non trovarono via facile nella mentalità dei medici di quel tempo e solo dopo molti anni il suo metodo venne approvato e adottato in tutto il mondo e Forlanini venne candidato per due volte al Premio Nobel per iniziativa di Golgi .