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UN FINO ED ELEGANTE RETICOLO NASCOSTO ENTRO IL CORPO CELLULARE    
Nel corso del 1897 studiando i gangli spinali con una variante del classico metodo cromoargentico, Golgi scoprì, in alcune cellule, un apparato filamentoso ad andamento convoluto disposto in maniera tale da formare una rete citoplasmatica nettamente separata dal nucleo e dalla membrana cellulare. Tuttavia l'osservazione non era facilmente riproducibile. Così decise di attendere prima di pubblicare questi risultati preliminari. Quando fra la fine del 1897 ed i primi mesi del 1898 il suo allievo Emilio Veratti riuscì a dimostrare la stessa formazione endocellulare studiando le cellule di origine del quarto nervo cranico, Golgi decise di rendere nota la sua scoperta. Nel frattempo era riuscito a riprodurre la struttura reticolare anche nelle cellule di Purkinje del cervelletto. Così nell'aprile 1898 comunicava alla Società Medico-Chirurgica di Pavia la scoperta dell'apparato reticolare interno. Era, per usare le sue parole, "rappresentata da un fino ed elegante reticolo nascosto entro il corpo cellulare e d'aspetto tanto caratteristico per cui anche piccoli frammenti di esso, dato che la reazione sia parziale, possono con sicurezza essere riconosciuti come appartenenti al medesimo apparato endocellulare [...] Però la nota più caratteristica dell'apparato risulta dalla sua fisionomia - esso, mentre è nettamente limitato verso l'esterno, tanto che [ ... ] la zona di sostanza cellulare compresa tra il limite stesso e la superficie della cellula appare perfettamente libera ed in forma di un regolare orlo chiaro, verso l'interno, invece, i fili del reticolo si approfondiscono a piani diversi"(13). Poco dopo la scoperta gli allievi di Golgi Antonio Pensa, Adelchi Negri ed Edoardo Gemelli ne dimostrarono la presenza anche in tessuti non nervosi. Tuttavia per molti anni la scoperta dell'apparato reticolare interno non venne pienamente accettata dalla comunità scientifica internazionale e infatti non entrò nella motivazione ufficiale del conferimento del premio Nobel a Golgi nel 1906. Da un lato si riteneva che l'organello costituisse una parte di un più ampio sistema di canalicoli "linfatici" esteso tra più cellule, il "Trophospongium", la cui esistenza era stata ipotizzata dallo svedese Emil Algot Holmgren e che si riteneva implicato in funzioni trofiche. Ma nei primi decenni del secolo venne dimostrato che il trofospongio non aveva niente a che fare con l'apparato reticolare interno (così come aveva sempre sostenuto Golgi) e infine si arrivò a considerarlo un artefatto. Altri negarono la stessa esistenza in vivo dell'apparato reticolare ritenendolo una struttura fittizia secondaria a processi chimico-fisici di gelificazione del citoplasma. L'intrinseca aleatorietà della reazione cromoargentica e la difficoltà incontrata dai ricercatori a riprodurre i risultati della scuola golgiana, aveva anche portato a ipotizzare (più o meno seriamente), che qualche particolarità chimica dell'acqua di Pavia, ricca in ferro e in biossido di zolfo, fosse il fattore determinante. La controversia sull'esistenza della struttura scoperta dall'istologo di Pavia continuò per molti anni e venne definitivamente risolta nel 1954 da Marie Felix Albert Dalton con il microscopio elettronico. Quando, sulla base del suo aspetto reticolare e della sua distribuzione intracellulare Golgi aveva proposto di chiamarlo "apparato reticolare interno", certamente non avrebbe immaginato che ad esso sarebbe rimasto associato il suo nome facendolo diventare, probabilmente, il biologo più menzionato nella letteratura scientifica internazionale. Forse il primo che iniziò a parlare di "apparato di Golgi" fu Carlo Besta nel 1910. Tuttavia l'eponimo diventò di uso internazionale soltanto a partire dal 1913 quando venne pubblicato il lavoro di Jòsef Nusbaum, professore all'Università di Lemberg (Lwòw). Nella letteratura internazionale si parla di complesso di Golgi dagli anni Cinquanta e di Golgi, tout court da circa vent'anni. Poi vi è stata un'amplificazione terminologica clonale di eponimi golgiani. Si parla così di Golgi vesicles, Golgi recycling, Golgi budding, Golgi saccules, Golgi stack, Golgi network, Golgi enzymes ecc. Ultime arrivate sono le golgine, proteine particolari legate alle funzioni dell'apparato reticolare interno. Il nome Golgi è così sempre presente per qualsiasi struttura o funzione che si riferisca all'organello. Così è diventato una mera etichetta senza più alcun legame con l'istologo di Pavia. Altrettanto variabili sono state le funzioni attribuite a questo organello a partire dal momento in cui Golgi propose timidamente che potesse essere implicato in funzioni secretive o nutritive cellulari. In questi ultimi anni le ricerche sviluppate nei laboratori di tutto il mondo ne stanno chiarendo l'importanza fisiologica fondamentale in molti processi cellulari; emerge sempre più il ruolo multifunzionale dell'apparato di Golgi in processi quali la modificazione, il trasporto e lo smistamento delle proteine alla superficie cellulare secretiva e la biosintesi degli oligosaccaridi e dei lipidi.


(13) Golgi 1898; Mazzarello e Bentivoglio 1998; Dröscher, A. 1999; Bentivoglio e Mazzarello 1999
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