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DAL PUZZLE EMERGONO I SINGOLI TASSELLI   
Nel gennaio 1872 venne pubblicato un bando di concorso per un posto di medico primario presso la "Pia Casa degli Incurabili", un vecchio ospizio per malati cronici di Abbiategrasso, una cittadina a venticinque chilometri da Pavia. Nello stesso ospedale aveva lavorato anche Alessandro Golgi circa quindici anni prima, serbandone sempre un buon ricordo. Giusto l'occasione attesa per smuovere quel figlio sognatore che guadagnava poco e spendeva molto per la pubblicazione dei lavori. Cosi, quasi controvoglia, Camillo accettò di partecipare e naturalmente vinse il concorso, iniziando l'attività il 10 giugno 1872. Era arrivato ad un punto della sua vita in cui tutto lasciava presagire l'abbandono definitivo e totale della ricerca. L'istituto non possedeva strumentazione scientifica e non erano previste spese per una attività sperimentale. Subito dopo il suo arrivo ad Abbiategrasso, Golgi visse allora un primo periodo di incertezza in cui accusò "lievi disturbi" che gli procurarono un "torpore intellettuale così grande" da inibire "completamente le possibilità di lavoro". Il legame con il vasto mondo della ricerca era comunque mantenuto, anche se a distanza, dalle lettere dei suoi amici Bizzozero e Nicolò Manfredi. Verso la fine di quel 1872 si era ormai ripreso, anche perché aveva organizzato un minuscolo laboratorio istologico nella cucina del piccolo appartamento che gli era stato assegnato nella Pia Casa. Tanti anni dopo, ricordando quel periodo, scrisse (5): "Educato a lavorare con il minimum di mezzi, ricco del fuoco sacro del lavoro scientifico, pure trovandomi in una specie di isolamento, non ebbi difficoltà a continuare ad occuparmi ancora di ricerche microscopiche nel rudimentale laboratorio da me organizzato nella cucina del piccolo appartamento che mi era stato assegnato nel Pio Luogo". Il "fuoco sacro del lavoro scientifico" aveva ripreso il sopravvento. Il 16 febbraio 1872 una frettolosa lettera inviata all'amico Manfredi portava scritto (6): "Ora io ho ripreso la lena che da vari mesi aveva perduta. Lavoro molte ore al microscopio. Sono felice di aver trovato una nuova reazione per dimostrare anche agli orbi le strutture dello stroma interstiziale della corteccia cerebrale. Faccio agire il nitrato d'argento sui pezzi di cervello induriti in bicromato di potassio. Ho gia ottenuto risultati assai belli e spero di ottenere di più". E' questo il primo annuncio a noi noto, della scoperta della "reazione nera" che, come è facile immaginare, ebbe un effetto elettrizzante sul giovane Camillo. Era giunta proprio al momento giusto, proprio quando il ricercatore part-time aveva bisogno di una medicina intellettuale per combattere il senso di abbandono dal più vasto mondo della ricerca scientifica, l'orizzonte intellettuale al quale rimanere aggrappati. La reazione nera consiste in una prima fase di "fissazione" del tessuto nervoso in bicromato di potassio (2.5%), per un periodo variabile da 1 a 45 giorni (e talvolta anche più), seguita da una seconda fase di immersione in una soluzione di nitrato d'argento. Il risultato che si ottiene è la precipitazione selettiva di un sale, il cromato d'argento che va ad occupare ogni parte del neurone e della glia inclusi tutti i loro prolungamenti. Ma la singolarità di questa reazione intracellulare è data dalla sua parzialità: solo poche cellule nervose fra quelle comprese nel campo microscopico (in percentuale compresa fra l'1 e il 5%) si colorano in nero e risaltano nettamente rispetto a tutte le altre. Un po' come se si riuscisse ad estrarre un singolo albero, con tutti i suoi prolungamenti, da un'inestricabile foresta. Ed è quindi proprio la parzialità della precipitazione del cromato d'argento a fornire l'incredibile potenza conoscitiva di questo metodo che divenne il mezzo fondamentale per lo studio della struttura del sistema nervoso. A tutt'oggi non si conosce ancora il principio chimico-biologico che sta alla base di questa precipitazione selettiva. Secondo alcuni istologi essa dipenderebbe dallo stato funzionale della cellula nel momento in cui si sviluppa il precipitato. A proposito della reazione nera si può quindi parlare sia di scoperta (perché si tratta di un fenomeno chimico-biologico) che di invenzione di un metodo di ricerca. Il metodo di Golgi realizza una sorta di amplificazione morfologica delle strutture istologiche causata dalla deposizione di un composto insolubile attorno o dentro formazioni così fini da non essere altrimenti apprezzate. Una tecnica che, opportunamente variata e affinata, ha trovato applicazione in molte aree della ricerca biologica permettendo, tra l'altro, la scoperta dell'apparato reticolare interno (apparato o complesso di Golgi), la scoperta del sistema di canalicoli intracellulari di secrezione delle cellule parietali (delomorfe) delle ghiandole gastriche producenti acido cloridrico (canalicoli di Müller-Golgi), la scoperta della rete nervosa pericellulare (Golgi-Netz), la scoperta del sistema T legato alle funzioni del reticolo sarcoplasmatico (da parte di Santiago Ramón y Cajal e degli allievi di Golgi, Romeo Fusari ed Emilio Veratti), la visualizzazione delle ciglia batteriche. Ma le applicazioni dei metodi all'argento si sono estese a campi di ricerca così lontani quali lo studio di agenti infettivi nei tessuti (e tra questi i batteri del genere Helicobacter già intravisti da Giulio Bizzozero alla fine del secolo scorso usando varianti della reazione nera), la messa in evidenza della rete epatica dei canalicoli biliari intralobulari o l'identificazione e l'analisi del sistema endocrino diffuso, in epoca pre-immunoistochimica. Caduta in oblio fra le due guerre, questa colorazione è stata riportata alla luce dalla microscopia elettronica, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, dimostrandosi ancora utile per lo studio dei tessuti nervosi. Golgi capì immediatamente l'importanza dello straordinario strumento che aveva creato. Qualcuno ha giustamente fatto notare che come Galileo aveva scoperto nuove stelle in qualsiasi regione celeste esplorata con il suo cannocchiale, così Golgi vedeva nuove architetture nervose in qualsiasi regione cerebrale studiata con la reazione nera. Il giovane ricercatore si trovava così in una di quelle posizioni che raramente si verificano nella storia della scienza, quella dell'esploratore privilegiato di un nuovo continente. Nell'isolamento di Abbiategrasso, la sua attività di ricerca divenne frenetica. Pochi mesi dopo pubblicava l'articolo: Sulla struttura della sostanza grigia del cervello (7), un lavoro che segna uno spartiacque rispetto alla tradizione neurobiologica precedente, apparvero altri lavori sulla struttura del cervelletto (dove descrisse tra l'altro le grandi cellule che portano il suo nome), sui bulbi olfattori e sulle alterazioni anatomo-patologiche nel sistema nervoso in un caso di corea (in cui Golgi descrisse le caratteristiche lesioni nei corpi striati e le alterazioni della corteccia frontale). Nel 1885 raccolse i risultati dei suoi studi neuroanatomici in un libro illustrato a colori dal titolo Sulla fina anatomia degli organi centrali del sistema nervoso (8), ristampato l'anno seguente presso l'importante editore milanese Ulrico Hoepli.

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5) Mazzarello 1993
(6) Mazzarello 1999; Mazzarello 2006
(7) Golgi 1873
(8) Golgi 1885
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