La collezione numismatica universitaria si forma tra il Settecento e l’inizio dell’Ottocento in un periodo cruciale per l’Ateneo pavese e per gli studi di numismatica.
E’ un periodo di trasformazione che riflette alcuni ideali dell’Illuminismo, in primo luogo la razionalizzazione del sapere. Lo studio delle monete e medaglie viene affrontato con un nuovo ordine basato su semplici principi geografici e cronologici che rivoluzionano il collezionismo seicentesco e pongono le basi della numismatica come scienza.
Anche il corso di studi universitari viene riformato in base alle nuove esigenze politiche e culturali di fine Settecento. La riforma degli studi operata sotto Maria Teresa dà l’avvio alla creazione dei Gabinetti scientifici delle collezioni universitarie che uniscono criteri di empirismo e democrazia. La conoscenza é basata sull’osservazione diretta, sull’esperimento e l’esperienza. Inoltre la creazione di collezioni pubbliche sottrae il predominio culturale alle classi nobili che avevano legato al patrimonio famigliare Musei e Biblioteche fino ad allora senza rivali.
Sono numerosi i personaggi che hanno contribuito a formare la storia della Collezione numismatica dell’Università di Pavia. Alcuni dei più importanti sono rappresentati qui attraverso documenti che attestano il loro ruolo nella formazione del Gabinetto Antiquario Numismatico.
Joseph Eckhel (1737-98)
Gli studi di numismatica hanno compiuto progressi epocali grazie allo studio e all’opera di Joseph Eckhel, primo docente di numismatica, responsabile della collezione imperiale a Vienna.
1) Medaglia in argento realizzata da Luigi Manfredini a Milano nel 1837
Echkel propose dei criteri scientifici per ordinare le monete antiche, greche e romane, trasformando così lo studio della numismatica in una disciplina rigorosa e di valido sostegno allo studio della storia. L’influenza di Echkel sugli studi numismatici è paragonabile a quello di Gray e Linnaeus sulla botanica; finalmente diventava possibile mettere ordine nel mondo naturale e artificiale in base a criteri oggettivi e verificabili, che dessero un senso a tutto il materiale conosciuto. Questi criteri, per la loro semplicità e razionalità, sono ancora in alcuni aspetti validi al giorno d’oggi. Per la numismatica Eckhel definì l’adozione di un ordine geografico per le monete greche e cronologico per le monete romane e propose di distinguere periodi diversi in base al metallo, alla forma, allo stile delle monete, all’iscrizione e alla forma delle lettere. Soprattutto Echkel insisteva sulla necessità di una conoscenza autoptica, cioè una visione diretta, delle monete descritte. E’ rappresentato qui in medaglia e attraverso i volumi della sua Doctrina Numorum Veterum, Scienza delle monete antiche, un punto di arrivo della ricerca numismatica attraverso il secolo dei lumi e la base di partenza per un secolo di lavorio intenso nella creazione e riorganizzazione delle collezioni e degli studi nel secolo successivo.
L'opera di Joseph Eckhel (1737-98) fu essenziale nel dare fondamento scientifico agli studi numismatici, paragonabile per importanza a quella del suo contemporaneo Johann Joachim Winckelmann nella storia dell'arte e dell'archeologia. Curatore del Museo dell'imperatore Giuseppe II d'Austria e primo docente di numismatica, pubblicò un'opera fondamentale che riorganizzava tutta la monetazione conosciuta greca e romana.
Arcangelo Spedalieri (1779-1823)
Il ruolo di Spedalieri fu determinante nella costituzione del nucleo originario della collezione universitaria. Questa figura bonaria fu ritratta nel suo necrologio con poteri quasi taumaturgici per le guarigioni effettuate nei suoi ultimi anni di vita, ritornato nella Sicilia da cui era partito per seguire gli studi di medicina, prima a Napoli e poi a Pavia. All’Università di Pavia perfezionò gli studi con il conte Pietro Moscati, di cui divenne assistente e amico, e tenne l’insegnamento di Fisiologia e Anatomia medica dal 1813 al 1821. Ricoprì la carica di Rettore dal 1819 al 1820, proprio nel periodo in cui veniva ratificata la creazione della cattedra di Antiquaria e Archeologia, Diplomatica, Araldica e Numismatica già istituita nel 1817. Appassionato di numismatica aveva costituito una piccola collezione personale che donò all’Università nel 1820, di concerto con l’allora Podestà di Pavia, Conte Carlo Vistarini Bellingeri. L’elenco delle monete che formavano la collezione Spedalieri è l’unico documento che permetta di immaginare gli interessi del collezionista e di formulare ipotesi sulla provenienza delle monete stesse. Sono comprese monete greche, romane, bizantine, medievali e moderne, sembra quindi una collezione di ispirazione ancora settecentesca, enciclopedica, che desidera nel suo piccolo rappresentare tutto il mondo conosciuto. Si rivelano però alcune aree di interesse personale: quasi tutte le monete greche sono di origine siciliana, come la famiglia Spedalieri. Il Rettore donò 29 monete d’oro, 300 d’argento e solo 76 di bronzo, una collezione piccola, ma ricca, forse messa insieme con acquisti in Sicilia, ma anche in Francia e Svizzera oltre al Lombardo - Veneto dove Spedalieri viaggiò per accompagnare il Moscati e per visite scientifiche.
Il Rettore Arcangelo Spedalieri (1779-1823) donò la sua raccolta privata per dotare la nuova cattedra di Numismatica di una collezione didattica. Questo lascito é costituito per la maggior parte di monete d’oro e d’argento di tutte le epoche, dalla Sicilia di età classica alle monete degli imperatori romani e bizantini; il valore non trascurabile indica che fu composta attraverso acquisti selezionati sul mercato antiquario.
2) Inventario Generale 1825-29
Famiglia Bellisomi
Il collezionismo numismatico settecentesco a Pavia è rappresentato bene dalla raccolta di monete formata da tre generazioni di rappresentanti della famiglia Bellisomi e infine donato all’Università nel 1821. Ancora oggi si riflette nella collezione universitaria la predominanza di monete romane imperiali che costituiva il grosso della donazione Bellisomi. La famiglia Bellisomi fu al centro della vita culturale pavese per almeno due secoli a partire dal 1622, data in cui Nicola Annibale acquistò il feudo di Frascarolo e con esso acquisì il titolo di marchese. Nel palazzo di famiglia tra la contrada di Porta Damiani e S. Maria in corte Cremona trovarono luogo un museo delle curiosità con collezioni naturali e antiquarie ed una biblioteca che rifletteva questo interesse per la conoscenza scientifica oltre che letteraria e storica. Il primo nucleo di monete fu raccolto da Pio Giuseppe Bellisomi all’inizio del Settecento; il figlio Gaetano Annibale aggiunse circa trenta monete d’oro e trecento cinquanta di bronzo antiche e moderne; il discendente Pio Bellisomi fu un appassionato collezionista che incrementò ancora la collezione e si dedicò allo studio di aree particolari della storia recente attraverso la documentazione offerta dalle monete. Preparò infatti un volume sulla storia recente delle repubbliche democratiche sorte in Italia in seguito al passaggio di Napoleone, basato sulle monete e medaglie emesse fino al 1805, delle quali cercò di fare una collezione completa.
La famiglia Bellisomi collezionò monete per circa un secolo attraverso tre generazioni, prima che il patrimonio famigliare di Museo, collezione e biblioteca venisse smembrato all’estinguersi del ramo con la vendita o donazione di varie parti per le quali era stata famosa nel Seicento. La collezione monetale donata all’Università é centrata sulle monete romane di età repubblicana e poi imperiale (sono dette “Monete delle famiglie” poiché sulle monete appaiono i nomi dei magistrati responsabili dell’emissione).
3) Lascito Bellisomi 1820 (Archivio Civico Pavia Fondi fuori inventario Cartella 2 MS 11)
Stefano Bernardo Majnoni (1756?-1826)
La componente più interessante della collezione universitaria è costituita dalla raccolta del Marchese Stefano Bernardo Majnoni, un amatore erudito probabilmente attivo collezionista nel primo quarto dell’Ottocento. La famiglia originaria di Intignano aveva un ruolo centrale nella vita sociale e culturale della Lombardia della Restaurazione; anche negli studi numismatici Stefano Majnoni faceva parte di una fitta rete di collezionisti ed eruditi che portavano avanti un programma di ricerca e diffusione di nuovo sapere. La novità consisteva nella ricerca diretta del mercato, soprattutto d’oriente, di nuovi tipi e varietà, ma anche nel metodo di studio basato sull’osservazione diretta degli oggetti. Il Majnoni si dedicò allo studio particolare delle monete cufiche e sassanidi e fece pubblicare questa sua speciale collezione, oltre a tipi rari e inediti della più ampia collezione (esposta qui una copia della Notizia di medaglie rare od inedite della collezione Majnoni, con tavola). L’interesse per le coniazioni delle zecche greche d’oriente nasceva proprio in questo periodo e ancora oggi rappresenta per gli studiosi un campo ricco di informazioni sulla storia politica, economica e culturale di un gran numero di città e stati di cui altrimenti sopravvivono poche altre testimonianze dirette.
Quale attivo collezionista e studioso di numismatica il Marchese Stefano Bernardo Majnoni (1756?-1826) fece pubblicare le parti più interessanti della sua raccolta, conosciuta nell’ambiente grazie all’amicizia con Domenico Sestini, numismatico alla corte toscana di Elisa Baciocchi. In questa pubblicazione appare l’interesse per le varietà e novità che arrivavano dall’Oriente e costituivano materia di studio.
5) Nota di Alcune Medaglie rare od inedite della Collezione Majnoni Milano 1818
Traduzione e riproduzione parziale.
NOTA DI ALCUNE MEDAGLIE RARE OD INEDITE DELLA COLLEZIONE MAJNONI I.R. DIRETTORE DELLE FABBRICHE DI TABACCO IN MILANO
MILANO 1818 DALLA TIPOGRAFIA DE’ COSTUMI ANTICHI E MODERNI DEL DOTTORE GIULIO FERRARIO
Num. 1
ARGO in Argolide
SEPTIMIO SEVERO
....AVG.IMP. Busto di Septimio Severo con il capo incoronato d’alloro volto a destra.
R. APΓEIWN Figura militare in piedi con il capo elmato a destra, la mano destra spostata a lato, la sinistra protende qualcosa. AE. 2.
Questa medaglia bilingue non è stata finora da altri pubblicata.
Num. 2 EGINA isola dell’Attica Plautilla.
Busto di Plautilla a destra.
R. AIΓЄIN... Venere in piedi a destra, nella sinistra una mela. AE. 2.
Medaglia inedita.
Num. 7. SIBARI in Lucania.
MV (al posto di ΣΥβαρις) Toro stante a destra, la testa voltata indietro.
R. Area incusa. AR. 4
Num. 8. TARANTO in Calabria
Testa frontale con corona di raggi.
R. TAPANTINON. Folgore. AV. 4.
Il Chiarissimo Avellino nel suo giornale numismatico pag. 60 num. 40. descrive la stessa medaglia esistente nel museo di Monsignor Capyciolatro vescovo di Taranto, ma dubita della vera lezione dell’epigrafe, talchè alla pag. 87. di detta opera così si esprime. Sarebbe forse meglio leggere in postica AΛEΞANΔPOY, e attribuire la moneta ad Alessandro re dell’Epiro, del quale trovo un argenteo simile nella prima Silloge di Eckhel. Ma la presente medaglietta, la cui epigrafe è bastantemente chiara, scioglie il dubbio al prelodato Autore.
Num. 9. Testa di Nettuno a destra, a fianco S.
R. Q. PEDE....Ara AE. 3.
Questa medaglia appartiene alla città di Carteja nella Spagna Betica; ma è diversa da quelle già pubblicate per il tipo dell’ara.
Num. 10. ARSACE re incerto della Partia.
Testa giovanile cinta con fascia regale quadruplice.
R. sic sic sic sic Un parto seduto a destra mostra l’arco, in mezzo +, a fianco monogramma AR. 3.
Singolare riesce questa medaglia per la testa giovanile del re Parto, ma mancando di nota cronologica non si saprebbe stabilire a quale degli Arsacidi appartenga.
Num. 11. POLEMO II. re del Ponto e del Bosforo.
BAΣIΛEWΣ ΠΟΛΕΜWΝΟΣ Testa di Polemo II diademato a destra.
R. ETOYС IZ (anno 17.) Busto di Nerone paludato, con testa laureata a destra. AR. 3.
La presente medaglia coll’anno 17. e col ritratto di Nerone non trovasi pubblicata da alcuno. Mionnet vol. 2. pag. 365. num. 36 ne descrive una colla stessa epoca, ma per rovescio ha la testa d’Agrippina.
Num. 12. PATRAE in Acaia.
NERONE
IMP. NERO. CAESAR Testa di Nerone laureata a destra.
R. AVGVST. APOLLO., nel campo da una parte C, dall’altra P. Nerone vestito come Apollo suona la lira a destra.
AE. circa 2.
Questa interessante medaglia rimarcabile per la leggenda del rovescio verrà con altre illustrata dal celebre Professore Sestini.
Num. 13. POEMANENI in Misia.
Testa di Giove laureato a destra.
R. ПOIMANHN...Folgore
AE. 3.
E’ nota la rarità delle medaglie di questa città.
Alcune monete pubblicate nel 1818 (nell’opera riprodotta sopra) sono ancora presenti nella collezione e comprendono una varietà di tipi, dalle monete arcaiche di Sibari, colonia greca nell’Italia meridionale, a monete indipendenti delle città d’Asia (Poemaneni in Mysia, Anatolia), a monete cosiddette romane provinciali, cioé emesse da città di tradizione greca ormai inserite nell’Impero Romano (le monete di Polemo II, re del Ponto sotto Nerone, Argo sotto Settimio Severo, Egina sotto Plautilla).
6) Obolo in argento di Sibari, c. 510-475 a.C. g. 0,46
7) Moneta in argento di Polemo II, 54/55 d.C. g. 3,70
8) Moneta in bronzo di Poemaneni nella Mysia, con contromarca raffigurante un'ape, I sec. a.C., g. 5,65
9) Moneta in bronzo di Argo, g. 7,36
10) Moneta in bronzo di Egina, g. 3,34
In questo catalogo della collezione Aldini, ex Majnoni, si registra l’esistenza delle monete emesse dai re goti in Italia ed esposte nella vetrina 4. Pietro Vittorio Aldini, primo docente di numismatica a Pavia, acquistò appena disponibile nel 1826 la collezione Majnoni e la utilizzò per l’insegnamento, integrandola con continui scambi ed acquisti. Fu acquistata dall’Università nel 1846 nella vendita effettuata dagli eredi, quando fu redatto questo catalogo per verificarne la composizione e il valore.
11) Acquisti numismatici 1821-1860
Nel Settecento si riavvicinarono la storia e l’antiquaria: entrambe ricercavano la conoscenza del mondo antico, l’una attraverso i trattati storici centrati sugli eventi politici e militari, l’altra attraverso le testimonianze relative a tutti gli aspetti della vita umana, di lingua, cultura, religione, arte di diverse civiltà. Le monete combinano testo e immagine in modo da fornire informazioni allo storico politico ed allo studioso dell’arte e dei costumi. Il Gabinetto Antiquario Numismatico (2) e la Biblioteca (4) furono affiancati per riunire in un solo luogo tutte le testimonianze del mondo antico. Anche l’iscrizione a C. Valerius Sabinus RAtionalis fu collocata nell’atrio del Salone Teresiano al suo ritrovamento nel 1845.
12) Iconografia del piano superiore
(Tratto da P. Vaccari, Storia della Università di Pavia, 1957, Pavia)
Le monete medievali di Pavia nella collezione universitaria non provengono da una collezione storica, ma furono acquistate fra il 1845 e il 1860. La qualità delle monete e la loro conservazione suggerisce che gli acquisti avvenissero quando si rendevano disponibili nuovi pezzi, forse da ritrovamenti. La serie delle monete medievali infatti non è completa, ma riflette la maggior abbondanza di monete del periodo ottoniano ed enriciano.
13) Inventario Generale 1845-1860
I tipi delle monete emesse dalla zecca imperiale di Pavia si mantennero stabili per circa tre secoli. Le monete vengono sommariamente descritte, senza un'attribuzione certa a Ottone I, II o III, o ad un Enrico particolare, che richiede un confronto di minuti dettagli. La datazione delle monete antiche, che non riportavano la data di emissione, si basa su elementi interni, come la titolatura del sovrano, re o imperatore, oppure esterni, per esempio la presenza di monete diverse in uno stesso tesoretto, cioè un gruppo di monete per qualsiasi ragione nascosto in un dato momento storico e poi non recuperato se non in epoca successiva, attraverso scavi archeologici o ritrovamenti fortuiti.
14) Inventario Generale 1845-1860