La zecca ha un ruolo economico importante: garantisce la disponibilità di metallo monetato, tutela la bontà della moneta in circolazione, attrae lo scambio di metallo pregiato e permette di realizzare guadagni allo stato o a chi gestisce l’attività di coniazione, attraverso il signoraggio, cioè la differenza fra il valore della moneta per il suo peso in metallo pregiato e il valore nominale, ad esso superiore.
Il luogo di una zecca è legato alla necessità di mantenere la sicurezza ed il controllo da parte dell’autorità sull’attività di coniazione. La posizione della città in un nodo strategico di comunicazioni viarie e fluviali assicurava un vantaggio economico alla zecca per il rifornimento e trasporto di materie prime e per la distribuzione delle monete prodotte.
L’apertura della zecca romana di Ticinum fu condizionata dalla posizione strategica della città in relazione alle attività militari. La moneta era legata alla presenza di eserciti, soprattutto in aree di frontiera o in periodi di intensa attività militare.
La rapidità di comunicazioni con Roma e la vicinanza con Milano, garantivano un controllo sulla zecca di Ticinum da parte dei centri principali di autorità politica dell’Impero Romano.
In età gotica e longobarda la presenza di una zecca a Pavia fu giustificata soprattutto dalla ragione politica: l’attività di zecca era legata al ruolo di capitale, alla presenza del tesoro regio nel palatium.
Papia mantenne il privilegio di battere moneta per gli imperatori insieme a poche altre zecche in Italia, come Milano, Treviso, Vicenza, Lucca; nell'XI secolo i denari papienses circolavano diffusamente in gran parte d'Italia e la loro fortuna come valuta censuale, in cui erano fissati i censi della chiesa romana, durò fino al XIII secolo.
La fortuna dei denari pavesi fu progressivamente soppiantata dalle monete di Milano e Lucca e la zecca lavorò in modo saltuario finché la città non perse definitivamente l’autonomia politica sotto la signoria milanese.
Questa moneta della tarda età repubblicana ci mostra gli attrezzi necessari per la coniazione: incudine, conio superiore, tenaglia per tenere il tondello e martello. Sul diritto viene raffigurata la testa di Giunone Moneta o ammoninitrice; presso il tempio a lei dedicato sul Campidoglio si trovava la prima zecca di Roma in età repubblicana, da cui il termine "moneta" per indicare il luogo in cui si producevano i "nummi", le monete.
2) Denario in argento di T. Carisius 46 a.C. g. 3,95
In questa officina si vedono all’opera le principali figure impegnate nella fabbricazione delle monete.
Alle spalle é attiva la fornace, in cui viene preparato il metallo, controllandone il grado di purezza o realizzando una lega in base a percentuali stabilite dall’autorità.
La prima fase di lavorazione del metallo fuso consiste nel preparare una lastra dello spessore desiderato (la figura al centro), oppure delle barre circolari, poste sul banco a destra.
Da questa lastra o foglio vengono ritagliati dei tondelli del diametro necessario a ricevere il tipo monetale, così come fa la figura a sinistra.
Due operai vengono impiegati nell’operazione di battitura, l’uno mette in posizione il tondello, l’altro sferra il colpo di martello.
Su tutti si distingue la figura del funzionario, che controlla i libri e registri e verifica il peso delle monete prodotte.
5) Tratto da P. Grierson Introduzione alla numismatica, Roma, 1984
In questo disegno sono messe in rilievo la monumentalità dell’ambiente destinato alla zecca che accoglie un buon numero di operai impegnati nella battitura delle monete; non manca un supervisore, curvo sui registri e dotato di bilancia per controllare la validità del prodotto.
Gli spazi destinati alla zecca richiedono sicurezza (le mura poderose) e ventilazione adeguate (per la presenza della fornace). Quando l’attività è discontinua, o non particolarmente consistente, una zecca può essere allestita in locali non immediatamente riconoscibili dall’archeologia. Attraverso i secoli inoltre cambiano le condizioni di gestione della zecca, da officina di proprietà statale, a impresa data in affitto a privati.
6) Interno di zecca Disegno di scuola italiana XVI secolo Herzog Anton Ulrich Museum Braunschweig
(Tratto da I Luoghi della moneta, Milano, 2001)
Questo testo tardo ritrae con alcune idealizzazioni l’esistenza di varie corporazioni pavesi (barcaioli, pescatori, cordari, saponari, etc.) risalenti probabilmente all’XI secolo. E’ dettagliato anche il funzionamento della zecca pavese, in mano a privati, ma sotto il controllo di un collegio di magistrati responsabili davanti alla camera regia e al conte palatino per l’emissione di buona moneta, il controllo dell’attività di falsari e il pagamento di una rendita annuale al fisco.
7) Ministerium autem monete Papiensis debet habere novem magistros nobiles et divites super omnes alios monetarios, qui debent custodire et precipere omnibus aliis monetariis, cum magistero camere, ut numquam faciant peiores denarios quam sempre fecerunt, de pondere et argento de duodecim in decem; eo modo, quod, si magister monete invenerit aliquem falsarium, cum comite palatii et cum magistro camere debent manum dextram illius falsarii facere amputari et ad cameram regis omnem suam substantiam pervenire. Et debent illi novem magisteri donare fictum de moneta omni anno ad cameram regis duodecim libras denariorum Papiensium, et comiti palatii libras quatuor similiter; et ipsi novem magistri quando aliquis eorum intrat magistratum, debet dare ad cameram regis boni auri optimi unzias tres.
(Il ministero della zecca di Pavia deve avere nove magistrati nobili e ricchi sopra tutti gli altri monetari, che devono custodire e dirigere tutti gli altri monetari insieme al maestro di camera, in modo che non facciano mai denari di qualità peggiore rispetto al solito, di peso e di argento di 10/12; allo stesso modo se il responsabile della zecca dovesse trovare un falsario, con il conte di palazzo e il maestro di camera devono far tagliare la mando destra del falsario e far prevenire alla camera regia tutte le sue sostanze. Inoltre i nove magistrati devono donare un fisso dalla zecca ogni anno alla camera del re dodici libbre di denari di Pavia, e allo stesso modo quattro libbre al conte del palazzo; e gli stessi magistrati quando alcuno fra loro inizi l’incarico, questi deve dare alla camera del re tre once di oro buono di ottima qualità.) (Tratto da C. Bruhl C. Violante, Die "Honorantie civitatis papie", Wien, 1983)
In questo foglio dipinto intorno al 1330 Opicino de Canistris sovrappone alla mappa del Mediterraneo personificata e popolata di figure, mostri, animali, la pianta di Papia, con il reticolato delle vie e il tracciato delle mura. E' significativo che su questo tracciato indichi la posizione della zecca, per il ruolo importante della moneta al centro della vita cittadina, oltre che nel contesto storico contemporaneo. La posizione della zecca come illustrata corrisponde a quella documentata da altre fonti, sulla Piazza Grande, ora Piazza Vittoria, nella parte meridionale, più vicina al Broletto, nell'area orientale in corrispondenza della attuale via della Zecca.
8) Opicino de Canistris Codice Vaticano Latino 6435 foglio 84r (Foto riprodotte per gentile concessione prof. P. Tozzi)
Opicino usa il vocabolo latino moneta per indicare la sede della produzione monetaria. Il termine zecca deriva all'italiano dall'arabo per indicare uno strumento di coniazione; apparve inizialmente nelle zecche arabe di Sicilia nel IX sec. a.C., poi attraverso la diffusione nelle aree normanne dell'Italia del sud, raggiunse l'Italia centrale nel XIII-XIV sec.; è attestato a Pavia nel XV sec. nella forma zecha nel documento esposto più avanti
La posizione della zecca sul reticolato della città é rappresentata simbolicamente dall'immagine del fiorino, collocato sulla mappa del Mediterraneo in corrispondenza della città di Firenze, dove nel 1252 iniziò la coniazione di monete d'oro destinate a straordinaria fortuna nel commercio internazionale per i secoli successivi. Qui si presenta una moneta in bronzo di Firenze con l'immagine del giglio, che rimase simbolo della città attraverso varie coniazioni.
10) Particolare da Opicino de Canistris Codice Vaticano Latino 6435 foglio 85r (Foto riprodotte per gentile concessione prof. P. Tozzi)
Le corporazioni di monetieri godevano di grandi privilegi all’interno della città, oltre ai profitti tratti dall’esercizio di zecca: primo fra tutti era l’esenzione da tasse e servizi che viene ribadito in questa lettera ducale, quando tuttavia l’attività di zecca pavese andava ormai perdendo di importanza. Il documento sottoscritto dai membri del collegio attesta i nomi dei monetieri, appartenenti a poche famiglie che cercavano di mantenere il privilegio.
11) Ordine affinché i coniatori non siano molestati per tasse 1440 febbraio 27 (Archivio Comunale di Pavia Cart. 409 foglio 22)
CIL V(2) 6421
Questa base in marmo doveva probabilmente sostenere una statua di Caio Valerio Sabino, al quale é dedicata l'iscrizione che appare incompleta: mentre le prime tre righe sono incise, la qualifica RATIONALI é solo dipinta. Il titolo é comunque confermato da un'altra iscrizione ritrovata a Piacenza dedicata da Valerio Sabino P(erfectissumus) V(ir) RAT(ionalis) all'imperatore L. Domizio Aureliano. Questa iscrizione si data fra il 271 e il 275 d.C.; incompleta, fu poi riutilizzata (da cui la parte mancante) nella costruzione della porta S. Giovanni, nota anche come arco di Alboino, lungo il corso Garibaldi attuale all'altezza di via Pedotti - via Alboino, dove fu riscoperta nel 1818. Fu allora collocata nell'atrio della Biblioteca Universitaria, il locale adiacente a questo. Documenta il ruolo di rationalis nel tardo III sec., negli anni immediatamente precedenti la riforma monetaria di Aureliano e l'apertura della zecca di Ticinum. Rationalis summae rei è il titolo dato a partire dalla metà del III sec. d.C. al responsabile del fisco, sotto la cui responsabilità stavano l'amministrazione dei tesori imperiali, il controllo delle ricchezze provinciali e l'amministrazione delle spese; quindi anche l'organizzazione dell'attività di tutte le zecche imperiali. L'insieme degli operai direttamente coinvolti nella lavorazione della zecca era definito familia monetalis e comprendeva signatores, cioè incisori di conii, suppostores, responsabili della preparazione dei tondelli, e malliatores, cioè martellatori