Teodorico condusse gli Ostrogoti in Italia nel 488 per conto dell’imperatore bizantino Zenone contro Odoacre; sconfittolo nel 493 si proclamò re dei Goti senza l’approvazione imperiale, che giunse solo nel 497 da parte di Anastasio successore di Zenone. Le sedi del potere ostrogote in Italia erano diverse, se Ravenna era formalmente capitale, Teodorico aveva un palazzo regio anche a Verona e Pavia, e si impegnò nella ricostruzione parziale di Roma, devastata da ripetuti saccheggi nel V secolo. Il territorio direttamente controllato dal re goto si estese e contrasse con le vicende belliche prima contro Odoacre, poi contro lo stesso imperatore bizantino in Italia durante il lungo conflitto della guerra greco-gotica (535-553).
Il periodo ostrogoto rappresenta la fondamentale rielaborazione dell’eredità classica attraverso il mondo germanico. Il rapporto fra le due culture é necessario per la sopravvivenza e l’affermazione di un principio di autorità -dell’Impero d’Oriente nei confronti del re goto- e di legittimità -del re goto rispetto all’usurpazione del potere-, ma é fonte di tensioni ideologiche, politiche, militari. Simbolo del fallimento di una pacifica convivenza fra le due etnie, goti e romani, fu la condanna di Severino Boezio (480-526), intellettuale di spicco della cultura classica di cui Teodorico si era inizialmente circondato.
Attraverso le scelte di politica monetaria si rivelano aspetti di questa interdipendenza insieme ad elementi di novità.
I re ostrogoti emisero moneta in oro, argento e bronzo sulla base dello stesso sistema di pesi in uso nell’Impero bizantino, ma é difficile riconoscere con certezza le denominazioni effettive di questo sistema abbastanza articolato. Sulle monete in oro vi sono indicazioni che permettono di attribuire le monete a zecche diverse, Roma e Milano oltre a Ravenna, ma queste lettere distintive mancano sull’argento e sul bronzo. La personificazione della città o della divinità cittadina permette in alcuni casi di riconoscere il luogo di coniazione con una ragionevole sicurezza.
La moneta é immagine dell’autorità e la prerogativa di battere moneta é tradizionalmente dell’imperatore. Sulle monete ostrogote appare quindi sul diritto il nome e il ritratto dell’imperatore bizantino contemporaneo del sovrano ostrogoto, che emette moneta a nome dell’imperatore, avendone ricevuto la delega. Mantenere la stessa tipologia delle monete dell’imperatore di Bisanzio garantiva inoltre una buona accettazione della moneta ostrogota, soprattutto d’oro, destinata agli scambi internazionali di alto livello.
1) Moneta in argento di Teodorico con busto di Anastasio, zecca di Mediolanum g. 0,80
2) Moneta in argento di Witige con busto di Giustiniano, zecca di Ravenna g. 1,31
La datazione delle monete ostrogote si appoggia sulla serie degli imperatori bizantini, meglio conosciuti e documentati. Quando il re Baduila perse Ravenna ai Bizantini e si ritirò nel palazzo di Ticinum, nel momento di maggior tensione della guerra greco - gotica, le monete emesse portavano il nome e il ritratto non di Giustiniano, allora imperatore, ma di Anastasio che cinquant’anni prima aveva riconosciuto il regno goto. Questo richiamo ad un imperatore non contemporaneo era un problema che Eckhel non riuscì a spiegare se non ipotizzando l’esistenza di un altro Baduila non ricordato dagli storici.
BADVILA incertus
Ricordano un re Baduila le monete di Anastasio e Giustiniano, ma non può essere la stessa e unica persona, poiché Anastasio cessò di vivere nell’anno 518 e l’altro Baduila , con il nome anche di Totila, non ottenne il regno dei Goti fino all’anno 541, come già aveva giustamente osservato il Banduri. Dopo Teodorico, che regnò sotto Anastasio, tennero il regno, secondo la testimonianza certa degli scrittori e delle monete, Atalarico, Teodato, Vitige, etc., infine Baduila Totila, per cui non é possibile trovare spazio fra questi, per quel Baduila, almeno per quanto risulta dalla storia. Necessariamente dunque, questo Baduila di cui si tratta fu un re barbaro, che visse sotto Anastasio, ma il cui regno non fu tramandato dagli storici. Si veda anche Bimardi.
Monete con testa di Anastasio
D.N. BADVILA REX o RIX. all’interno di corona.
Iscrizione e testa di Anastasio. Quin(ario). Mus(eo) Caes(ariano)
3) Traduzione di J. Eckhel, Doctrina numorum veterum, Vienna, 1792, vol. VIII, p. 212
L’aquila é ricca di simbologia che attraverso i secoli e al di là delle variazioni culturali rimanda sempre al potere più alto. Nel mondo greco era associata a Zeus signore degli dei, nel mondo romano era legata all’imperium e alla prodezza militare. Su questa moneta gli Ostrogoti riprendevano il patrimonio iconografico e mitologico più tradizionale ritraendo un’aquila con le ali aperte su un fulmine.
4) Moneta in bronzo di Atalarico, zecca di Ravenna g. 2,50
La geografia politica dell’Italia subì notevoli trasformazioni con la definitiva caduta dell’Impero d’Occidente e il rapporto spesso conflittuale con l’Impero d’Oriente. La centralità di Roma rimase però salda nella mappa ideologica del potere e sulle monete ostrogote si celebrava INVICTA ROMA come un richiamo alla continuità del potere legittimo passato ai re ostrogoti, anche su monete emesse in altre città.
6-9) Monete in bronzo di Teodato, zecca di Mediolanum g. 3,58; 3, 2,89; 2,75
La raffigurazione del re germanico sulle monete in bronzo fa parte di una strategia di appropriazione degli strumenti e del linguaggio della cultura classica per comunicare un contenuto nuovo, l’identità etnica del popolo ostrogoto. Atalarico viene raffigurato stante in armi, Teodato con abbigliamento tipicamente germanico.
10) Moneta in bronzo di Atalarico, zecca di Roma g. 2,27
11) Moneta in bronzo di Teodato, zecca di Roma g. 7,40
Una novità tipologica introdotta sulle monete dei regni romano - germanici é l’uso del monogramma in sostituzione dell’immagine ritratto del sovrano. La raffigurazione sulle monete di un essere umano vivente é prerogativa dell’imperatore; il monogramma é meno compromettente e diventa l’espressione visiva dell’autorità del re, che riceve la delega al potere dall’imperatore. La forma del monogramma può indicare anche una relazione di discendenza dinastica, la maggior parte dei monogrammi ostrogoti sono costruiti su base quadrata.
12) Moneta in bronzo di Atalarico, zecca di Roma g. 1,24
13) Moneta in bronzo di Baduila, zecca di Roma g. 0,89
Il tipo scelto da Baduila per le emissioni di Ticinum riprende un motivo iconografico già noto dal mondo classico e sperimentato anche nella monetazione di epoca ostrogota: la personificazione della divinità cittadina con corona ad archi, come si vede anche sulle monete di Ravenna. L’iscrizione monetale si legge FELIX TICINVS, cosa che ha portato ad interpretare la raffigurazione della divinità fluviale, piuttosto che della città.
14-16) Monete in bronzo di Atalarico, Teodato, Witige, zecca di Ravenna g. 2,73; 2,72; 2,28
17) Moneta in bronzo di Baduila, zecca di Ticinum g. 2,78
Le monete antiche in genere non indicano esplicitamente il valore, i diversi tagli possono in alcuni casi differenziarsi per il tipo. Nella moneta romana in bronzo si associano al tipo simboli che indicano il valore della moneta, un uso continuato nella monetazione bizantina e ripreso in quella ostrogota.
18-19) Monete in bronzo di Atalarico del valore di cinque nummi, in numero romano V, zecca di Roma g. 1,21; 1,09