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LA TRADIZIONE MORFOLOGICA PAVESE   


   
La tradizione morfologica pavese


   
Il doppio binario della formazione scientifica di Camillo Golgi


    La nascita ed il primo sviluppo della scuola golgiana


La scuola golgiana come blocco di potere accademico


La scuola golgiana come blocco di potere intellettuale


   La scuola golgiana come atteggiamento metodologico ed epistemologico


 Principali allievi della scuola golgiana


L'esaurimento della scuola golgiana


                     


Alla fine del Settecento l'Università di Pavia poteva vantare un primato nella ricerca medico biologica sia nell'ambito morfologico, con Antonio Scarpa, professore di anatomia e chirurgia, che fisiologico-funzionale legato alla figura di Lazzaro Spallanzani, docente di storia naturale. Solo uno di questi due tronconi generali delle discipline medico-biologiche avrebbe tuttavia stabilmente mantenuto un buon livello scientifico nei primi decenni del secolo successivo. Una delle ragioni fu che Spallanzani, pur collaborando occasionalmente con colleghi di università o personale subalterno, non lasciò una scuola, anche se innumerevoli furono i suoi seguaci intellettuali nella penisola ed in tutta Europa, mentre Antonio Scarpa ebbe allievi diretti, fautori e continuatori rispettosamente fedeli della sua opera scientifica basata sul primato della morfologia e sul gusto estetico, "del bel preparato anatomico". Il principale di questi fu Bartolomeo Panizza, suo successore sulla cattedra di anatomia dell'Università di Pavia e autore di studi fondamentali, quali la scoperta dell'area corticale visiva che inaugurò l'indagine rigorosamente scientifica del vasto capitolo sulle localizzazioni cerebrali delle funzioni psichiche. Panizza soleva ripetere che "la fisiologia e la patologia si riducono all'anatomia e a qualche ipotesi" (7) e riuscì ad influenzare la direzione degli studi medico-biologici in senso marcatamente morfologico fino ai primi anni dell'unità d'Italia. Nel frattempo i progressi della microscopia avevano profondamente ridisegnato programmi e metodi della ricerca sugli organismi viventi. Queste novità furono recepite, non senza difficoltà, negli ambienti scientifici pavesi, spingendo alla fine la ricerca morfologica nel dominio microscopico e rinnovando profondamente l'intero assetto degli studi biologici. Negli anni '50 e '60 l'Università di Pavia divenne così il centro d'avanguardia in Italia degli studi microscopici. Il particolare gusto estetico della preparazione anatomica sul cadavere, curiosa ed esplicativa, si sarebbe allora trasformato nel culto del "bel preparato istologico" così caratteristico della ricerca microscopica pavese. Lo stesso Panizza fu tra coloro "che sentirono l'importanza e la necessità della ricerca microscopica e fu in Italia fra i primi che la favorirono prendendo posizione contro i non pochi misoneisti che la consideravano con certa diffidenza" (8). Proprio facendo uso di un microscopio, nell'ultima fase della sua carriera, Panizza studiò la struttura microscopica dell'ovaio.
La prospettiva, o potremmo anche dire la "tradizione disciplinare" (9) morfologica, si trasmise pienamente al suo allievo Eusebio Oehl, un cultore appassionato delle tecniche microscopiche che fece soggiorni di studio negli istituti fisiologici ed anatomici di Vienna e nel 1861 fondò il Gabinetto di fisiologia sperimentale di Pavia (10). Nel 1854-55 e nel 1856 "dietro preghiera degli studenti di medicina nell'I. R. Collegio Ghislieri" Oehl si assunse "il grave incarico" di fornire "un corso completo d'Istologia normale e patologica" (11). Contemporaneamente redasse un testo di tecnica microscopica (12) e lavorò alla versione italiana del celebre manuale di Istologia di Albert von Kölliker, uno dei padri fondatori della disciplina. Purtroppo la traduzione non era completa e soprattutto mancava delle ricche illustrazioni che integravano l'edizione originale in tedesco. Vale la pena di riportare quanto Kölliker scrisse ad Oehl a proposito della versione italiana, perché la dice lunga sullo stato degli studi microscopici in Italia e sulla considerazione che se ne aveva nei paesi di lingua tedesca.
Per quanto io abbia finora esaminata la sua versione, non posso che lodarmi di essa, e credo pure abbia Ella fatto assai bene ad abbreviarla d'alquanto, stanteché allo studente ed al medico Italiano non interessano come in Germania le cose microscopiche. - Mi duole soltanto ch'Ella non sia stata nella opportunità di pubblicare le tavole, giacché queste facilitano assai la comprensione (13).
Tuttavia la situazione era migliore a Pavia, una città che aveva tradizionali legami con i paesi di lingua tedesca, rispetto alla maggior parte degli altri centri scientifici della penisola. Qui, contrariamente a quanto pensava Kölliker, vi erano e stavano arrivando giovani interessati alle "cose microscopiche"; inoltre la grande novità concettuale della medicina tedesca, la patologia cellulare di Rudolf Virchow, trovava precocemente sensibile il professore di Clinica medica, Salvatore Tommasi (14). In quello che all'epoca era l'unico Ateneo lombardo, si avvertiva più chiaramente che altrove il ritardo che verso la metà del secolo era stato accumulato dalla scienza italiana e l'esigenza di colmarne le lacune. Proprio il Gabinetto di fisiologia sperimentale di Oehl vide il passaggio, al momento della sua istituzione, di due studenti particolarmente interessati alla ricerca microscopica: Enrico Sertoli e Giulio Bizzozero. Il primo, dopo alcune ricerche importanti proseguite alla Scuola veterinaria di Milano, "abbandonò la ricerca scientifica e limitò quasi la sua attività all'adempimento del suo dovere di direttore di laboratorio e di professore" (15), invece il secondo avrebbe presto esercitato un ruolo fondamentale nell'ulteriore sviluppo degli studi biologici ad impronta morfologica, dapprima nell'Università di Pavia e poi in tutta Italia (16). Ciò che colpiva immediatamente di Bizzozero era la precocità della sua maturazione scientifica tanto che nel 1862, all'età di sedici anni e da poco iscritto all'Università, si era già fatto notare da Eusebio Oehl per la sua capacità di lavoro:
Il giovanissimo Bizzozero Giulio ha dato prove della più lodevole insistenza nelle indagini e nelle preparazioni di anatomia microscopica. Per lui commisi ed arrivò da Wetzlar un buon microscopio che il giovane Bizzozero non lascierà certamente immerso nel sonno jemale della sua custodia, avendo dato non indubbie prove della sua attività, sì pei preparati microscopici forniti al laboratorio, che per un bel lavoro sovr'alcune particolarità di struttura delle ossa dei batraci, lavoro che fu condotto in laboratorio e che stà per vedere la luce negli Archivj che si stampano a Genova (17).
Tuttavia il giovanissimo ricercatore cambiò presto settore di ricerca, passando allo studio dei meccanismi alla base delle malattie presso il Gabinetto di patologia sperimentale da poco fondato nel palazzo dell'Orto botanico da un altro scienziato che si era formato e laureato a Pavia (con un periodo universitario di studio anche a Pisa): Paolo Mantegazza, professore di patologia generale. Sotto la sua direzione, Bizzozero divenne rapidamente l'enfant prodige della ricerca biologica pavese che aveva a proprio emblema il microscopio. Dopo la laurea bruciò rapidamente le prime tappe della carriera universitaria iniziando quasi immediatamente a sostituire Mantegazza nelle lezioni e ottenendo dal 1869-70 l'incarico ufficiale del corso di patologia generale (18). Così, nella Pavia dell'epoca, sia lo studio della fisiologia che quello della patologia era basato sul primato della microscopia, vale a dire di ciò che poteva essere visto attraverso le lenti rifinite di un microscopio acromatico. In altri termini con Bizzozero veniva sviluppato il concetto che lo studio delle `funzioni biologiche', nella normalità e soprattutto nella malattia. dovesse basarsi sull'osservazione morfologica microscopica delle strutture viventi. Tuttavia il giovanissimo patologo non era un osservatore passivo dei fenomeni biologici ma cercava di produrli e isolarli in condizioni rigorosamente controllate. Comunque il risultato finale dell'esperimento era fornito dal microscopio.
Bizzozero iniziò presto ad essere conosciuto a Pavia come autentico fenomeno di precocità scientifica e in più la sua sicurezza di studioso, le sue capacità di docente e le indubbie qualità caratteriali nei rapporti interpersonali, gli permisero di diventare rapidamente l'esponente di punta della nuova corrente riformatrice degli studi medici che interpretava lo sviluppo degli esseri viventi, il loro funzionamento normale e le manifestazioni abnormi della vita, sulla base della teoria cellulare e della patologia cellulare di Rudolf Virchow (19). Bizzozero diventò coraggioso seguace ed allievo diretto del patologo tedesco (20), proprio nel momento in cui a Pavia si facevano fortemente sentire le teorie contrarie, sostenute proprio dai suoi maestri Mantegazza e Oehl oltre che da altri studiosi. E questo la dice lunga sulla sua precoce maturità intellettuale e sulla sua indipendenza di giudizio. Ma le difficoltà per Bizzozero erano soprattutto rappresentate dall'anatomo-patologo Giacomo Sangalli, che manifestava nette tendenze vitalistiche ed un'idea 'umoralista' dei meccanismi fisiopatologici ma che, soprattutto, attaccava scientificamente il giovanissimo studioso (21) opponendosi alla sua progressione di carriera a Pavia. Nonostante queste difficoltà ed in possesso di una solida e persuasiva teoria interpretativa dei fenomeni vitali che faceva ricorso alle ultime novità scientifiche, Bizzozero diventò uno studioso ammirato e ricercato dagli studenti intellettualmente più vivaci e alcuni di loro divennero suoi allievi diretti. La sua smilza figura sempre in movimento, la loquela puntuale, il gesto rapido e preciso, non affascinava soltanto gli allievi che seguivano le sue lezioni, ma anche i medici laureati da qualche tempo, più vecchi di lui e già qualificati sul piano scientifico e professionale. Appena il lavoro lo permetteva lasciavano cliniche ed ambulatori per andare a perfezionarsi sulle tecniche microscopiche nel Gabinetto di patologia sperimentale.
Camillo Golgi fu proprio uno di questi.

(7) ANDREA VERGA, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza, Milano, Tipografia di Giuseppe Bernardoni, 1869, p. 16.
(8) ANTONIO PENSA, Pietro Moscati, Antonio Scarpa, Bartolomeo Panizza, Agostino Bassi, Giulio Bizzozero e Camillo Golgi, in Discipline e maestri dell'Ateneo pavese, Pavia, Università di Pavia e Mondadori, 1961, p. 251. Nel Museo per la storia dell'Università di Pavia sono conservati diversi preparati microscopici ascrivibili agli interessi scientifici e all'opera di Panizza; cfr. SILVIA RISI, I manoscritti di Bartolomeo Panizza relativi alle esperienze di laboratorio e le preparazioni microscopiche, conservati nel Museo per la Storia dell'Università di Pavia. Tesi della Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell'Università di Pavia, anno accademico 1995-96. Anche Antonio Scarpa aveva manifestato un certo interesse per la microscopia, cfr. GIUSEPPINA BOCK BERTI-MARIA LEDDA BELLOTTI, Le `preparazioni microscopiche dello Scarpa" al Museo per la Storia della Università di Pavia, "Istituto Lombardo (Rendiconti Scientifici)" , B 116 (1982), p. 27-43.
(9) GIULIANO PANCALDI, Darwin in Italia, Bologna, il Mulino, 1983, p. 12.
(10) EUSEBIO OEHL, L'Istituto e l'insegnamento straordinario di fisiologia sperimentale in Pavia, Pavia, Bizzoni, 1862.
(11) Cfr. quanto scrive Oehl nella prefazione ad ALBERT KöLLIKER, Manuale di istologia umana pei medici e studenti. Versione compendiata sulla seconda edizione tedesca del Dott. E. Oehl, Milano, Società per la Pubblicazione degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, 1856, p. 2-3. La traduzione era stata anche pubblicata a puntate, fra il 1855 e il 1857, sulla rivista "Annali Universali di Medicina". Il rettore del Collegio Ghislieri certificò che Oehl tenne il suo corso attendendo "alle più accurate indagini ed operazioni microscopiche"; si veda BATTISTA GRASSI, I progressi della biologia e delle sue applicazioni pratiche conseguiti in Italia nell'ultimo cinquantennio, vol. 3, parte 1°, Milano, Pubblicazioni Accademia dei Lincei - Hoepli, 1911, p. 59.
(12) EUSEBIO OEHL, Teoria ed uso del microscopio, Pavia, Tipografia dei Fratelli Fusi, 1855.
(13) KöLLIKER, Manuale di istologia, p. 3-4 (prefazione di Oehl).
(14) SALVATORE TOMMASI, Lettera, "Il Morgagni" 3 (1860), p. 209-216; ID., Il naturalismo moderno, Napoli, Tip. Ghio, 1866; cfr. ARIANE DRöSCHER, Bizzozero e Virchow: due vite per la patologia cellulare. Atti del Convegno per il centenario della morte di Giulio Bizzozero, Varese, La Tipografica Varese, 2002, p. 40-41 e GIORGIO COSMACINI-VIT'TORIO A. SIRONI, Il male del secolo. Per una storia naturale del cancro, Roma-Bari, Laterza, 2002, p. 35.
(15) GRASSI, I progressi della biologia, p. 61.
(16) La figura e l'opera di Giulio Bizzozero sono stati i temi di due recenti convegni: Golgi e Bizzozero nel centenario della scoperta dell'apparato reticolare interno, Torino, Accademia di Medicina di Torino, 1999; Convegno per il centenario della morte di Giulio Bizzozero, Varese, La Tipografica Varese S.p.A., 2002. Si rimanda inoltre a: VITTORIO CAPPELLETTI, Giulio Bizzozero, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 10 (1968), p. 747-751; PIETRO FRANCESCHINI, Bizzozero Giulio Cesare, Dictionary of Scientific Biography, II, Ed. CHARLES COULSTON GILLISPIE, New York, Charles Scribner's sons Publisher, 1973, p. 164-166; CLAUDIO POGLIANO, Bizzozero in Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali, Milano, Franco Maria Ricci, 1985, p. 111-112; ENRICO GRANELA, Giulio Bizzozero, Torino, U. Allemandi & C., 1989; PAOLO MAZZARELLO-ALESSANDRO L. CALLI
GARO-ALBERTO CALLIGARO, Giulio Bizzozero: a pioneer of cell biology, "Nature Reviews Molecular Cell Biology", 2 (2001), p. 776-781.
(17) OEHL, L'Istituto e l'insegnamento, p. 8-9.
(18) Giulio Bizzozero fu ufficialmente incaricato sulla cattedra di patologia generale negli anni accademici 1869-70, 1870-71 e 1871-72 (nel 1869-70 e nel 1870-71 supplì Paolo Mantegazza) e sulla cattedra d'istologia nel 1870-71 e 1871-72; cfr. "Annuario della Regia Università di Pavia" per gli anni accademici compresi fra il 1869-70 e il 1871-72 e ARJANE DRöSCHER, Le facoltà medico-chirurgiche italiane (1860-1915). Repertorio delle cattedre e degli stabilimenti annessi, dei liberi docenti e del personale scientifico, Bologna, Clueb, 2002, p. 265 e p. 468. Comunque già nel 1867 Bizzozero si impegnava per un corso d'istologia e microscopia "affinché gli studenti potessero rendersi famigliare l'uso di questo strumento così importante in medicina"; cfr. la lettera di Bizzozero al rettore dell'Università di Pavia conservata nel Museo per la storia dell'Università di Pavia. Si veda: ALBERTO CALLIGARO, Camillo Golgi al Museo per la Storia dell'Università di Pavia, in Golgi e Bizzozero nel centenario della scoperta dell'apparato reticolare interno, Torino, Accademia di Medicina di Torino-Tipografia Bodrato, 1999, p. 17.
(19) ARIANE DRöSCHER, Bizzozero e Virchow, p. 39-49.
(20) Il soggiorno nel laboratorio berlinese di Virchow risale agli anni 1867-68, cfr. DRöSCHER, Bizzozero e Virchow, p. 43 e p. 49. Da una lettera di Bizzozero, risulta che il patologo varesino seguì i corsi universitari di Virchow nel 1869; cfr. CHRISTIAN ANDREE, La correspondance entre Giulio Bizzozero et Rudolf Virchow. Atti del Convegno per il centenario della morte di Giulio Bizzozero, Varese, La Tipografica Varese, 2002, p. 51.
(21) GIACOMO SANGALLI, Vita e organizzazione, "Memorie del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere", 12 (1873), p. 433-459.

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