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L'ESAURIMENTO DELLA SCUOLA GOLGIANA  


   
La tradizione morfologica pavese


   
Il doppio binario della formazione scientifica di Camillo Golgi


    La nascita ed il primo sviluppo della scuola golgiana


La scuola golgiana come blocco di potere accademico


La scuola golgiana come blocco di potere intellettuale


   La scuola golgiana come atteggiamento metodologico ed epistemologico


 Principali allievi della scuola golgiana


L'esaurimento della scuola golgiana



Proprio il particolare successo raggiunto dall'istologia nel laboratorio pavese determinò l'assoluta prevalenza e quasi l'esclusività con cui i metodi di questa scienza vennero adottati diventando patrimonio comune condiviso dalla "scuola". Purtroppo però quegli stessi pregi che la fecero grande costituirono il suo limite in un'epoca successiva, quando molte delle novità scientifiche scaturirono più dall'integrazione fra fisiologia e morfologia che da un atteggiamento metodologicamente unidimensionale.
Il "feticismo pel microscopio" (66) di Golgi e la sua ripugnanza per le ipotesi (67) furono duramente attaccate, sul piano epistemologico, dagli psichiatri Enrico Morselli e Ernesto Lugaro. Il primo denunziò il "predominio" e la "prepotenza usata dagli istologi per dominare in tutte le sfere dell'attività scientifica e specialmente nelle Università Italiane". Al punto che, continuava lo psichiatra:
I pochi coraggiosi dissenzienti, ossia coloro che ritenevano la funzione, sotto il punto di vista della Medicina neurologica e in particolar modo della Psichiatria, di gran lunga più interessante da studiare che non l'organo (cadaverico), erano posti al bando, sgominati nei concorsi, svalutati nella carriera, guardati con mal celato dispregio, come fossero degli ignoranti, dei regressivi, o, peggiore ingiuria nel gergo dei Laboratorii istologici, dei "filosofi" (68). Era oramai giunto il tempo, proseguiva Morselli, "che la Istologia si renda conto del limite dei suoi meriti, e si consideri, una bella volta, con senso maggiore di modestia". Proseguiva poi con una critica serrata a questa disciplina e agli "istomani" che la praticavano, con espliciti riferimenti a Golgi e alla sua scuola.
Lugaro criticò soprattutto la fobia per le ipotesi dello scienziato pavese osservando come:
L'ipotesi rappresenta in ogni momento la sintesi del nostro sapere, essa sola ci mostra quali conclusioni possiamo trarre dai fatti, quali previsioni hanno carattere di probabilità. Essa indirizza sempre la ricerca, apre la via all'esperimento, essa è il fermento che attacca l'ignoto e lo trasforma in nuove nozioni che vengono ad ampliare il nostro orizzonte intellettuale. Senza l'ipotesi la ricerca scientifica sarebbe una futile pratica, tanto varrebbe contare i granelli di polvere di uno stradale o seguire e storiografare il volo delle mosche (69).
Poi, attaccando frontalmente le idee fisiologiche di Golgi (in particolare la rete nervosa diffusa), soggiunse:
Non sono le ipotesi per sé stesse che possono nuocere alla scienza, nuoce soltanto l'ostinazione con cui spesso sono sostenute di fronte alla marea dei fatti nuovi, nuoce l'illusione che talvolta si ha, che esse non siano delle ipotesi, ma dei fatti dimostrati (70).
Queste critiche andavano al centro nevralgico della scuola golgiana, ne evidenziavano i limiti, l'autoritarismo totalitario e la sterilità in quella fase dello sviluppo scientifico. Se nella seconda metà dell'Ottocento `1'istomania' aveva avuto il merito di sviluppare fino alle sue estreme conseguenze un settore di studio vergine, arrivando ad una descrizione dettagliata di tutti i tessuti del corpo umano, interpretandoli alla luce della teoria e della patologia cellulare, ora era tempo di abbandonare questo approccio assolutista e di raccordare il più possibile, specie in campo neurobiologico, la morfologia con gli elementi sperimentali forniti dalla fisiologia e dalla clinica. Ma Golgi era alieno a queste nuove esigenze di ricerca e dopo il 1900 la sua creatività si esaurì; anche se continuò a lavorare in laboratorio e a pubblicare lavori, era oramai un sopravvissuto dal punto di vista scientifico. Sopravvissuti furono anche molti dei suoi allievi che continuarono a aderire pedissequamente ai principi dell'attività scientifica che avevano ispirato il loro maestro, continuando a ritenere che l'approccio principe ai fenomeni biologici dovesse basarsi quasi esclusivamente sulla morfologia.
Così, dal punto di vista teorico, gli allievi di Golgi sopravvissero lungamente a loro stessi, continuando a guardare al passato più che al futuro. Ancora nel 1961 uno dei più autorevoli interpreti e continuatori della scuola golgiana, Antonio Pensa, nel suo Trattato di Istologia Generale, presentava la teoria di Golgi della rete nervosa diffusa come un modello attendibile delle connessioni nervose, in un momento in cui gli sviluppi della neurofisiologia ne avevano oramai dimostrato, da molto tempo, l'inconsistenza. A posteriori possiamo così sostenere che l'esaurimento della scuola golgiana fu dovuto alla rigidità dei suoi presupposti metodologici e alla sua conseguente incapacità a mutare, a adattarsi alle nuove situazioni che lo sviluppo della scienza andava producendo. A ciò si aggiunse anche la circostanza contingente della precoce scomparsa di due dei suoi migliori interpreti, Adelchi Negri e Aldo Perroncito, morti di tubercolosi ancora in età relativamente giovane dopo aver dato contributi rilevanti all'infettivologia, alla citologia e alla neurobiologia.

(66) L'espressione si trova in ENRICO MORSELLI, Psichiatria ed Istologia. Speranze e delusioni in riguardo alla fina anatomia del sistema nervoso, "Quaderni di Psichiatria", 4 (1917), p. 3.
(67) ERNESTO LUGARO, A proposito di un presunto rivestimento isolatore della cellula nervosa,Rivista di Patologia Nervosa e Mentale", 3 (1898), p. 65-271.
(68) MORSELLI, Psichiatria ed Istologia, p. 3
(69) LUGARO, A proposito di un presunto, p.270
(70) Ibidem.

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