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LA SCUOLA GOLGIANA COME BLOCCO DI POTERE INTELLETTUALE    


   
La tradizione morfologica pavese


  
 Il doppio binario della formazione scientifica di Camillo Golgi


    La nascita ed il primo sviluppo della scuola golgiana


La scuola golgiana come blocco di potere accademico


La scuola golgiana come blocco di potere intellettuale


   La scuola golgiana come atteggiamento metodologico ed epistemologico


 Principali allievi della scuola golgiana


L'esaurimento della scuola golgiana



All'inizio della sua carriera scientifica e per alcuni anni, Golgi ebbe grosse difficoltà a far accettare dalla comunità scientifica la sua grande innovazione metodologica, la reazione nera, il metodo messo a punto nel 1873 che permise di studiare la struttura del sistema nervoso centrale a livello di organizzazione cellulare. Inizialmente i lavori neurobiologici dello scienziato pavese vennero citati sporadicamente e tardarono a diventare motivi ispiratori di ricerche condotte in altri laboratori e, talvolta, furono addirittura visti con scetticismo. Un aneddoto raccontato da Battista Grassi esprime bene l'incredulità (e l'ironia) con cui venivano valutate le pubblicazioni di Camillo Golgi:
Mi trovavo nel 1880 a Heidelberg e tenevo presso di me uno di quei classici lavori di Golgi, uscito allora, e che dopo un quarto di secolo doveva contribuire ad ottenergli il premio Nobel. Con un certo orgoglio nazionale mostravo la pubblicazione al celeberrimo professor K?hne e gliela offrivo in lettura. Il giorno dopo, il K?hne mi riportava il lavoro, e nel consegnarmelo osservava che se il Golgi fosse veramente riuscito a colorare in rosso, come nelle figure riprodotte, il prolungamento nervoso, ed in nero quelli protoplasmatici, egli avrebbe certamente fatto una grande scoperta! Dell'essenza del lavoro non si era curato il fisiologo di Heidelberg.
Quanti anni dovevano passare prima che il metodo di mettere in rilievo gli elementi nervosi, scoperto dal Golgi, venisse riconosciuto dalla dotta Germania! (43)
Un'indifferenza ed uno scetticismo ben percepiti dallo stesso Golgi che negli anni '80, quando aveva oramai completato le sue ricerche sulla struttura del sistema nervoso centrale (44), iniziò ad assegnare ai suoi allievi argomenti di ricerca legati alle applicazioni della reazione nera. In tal modo poteva non solo approfondire settori di studio che interessavano direttamente il suo filone di ricerca, ma anche cercare di diffondere e propagandare la conoscenza delle sue scoperte scientifiche in un momento in cui le stesse trovavano grandi difficoltà ad affermarsi. La "scuola" divenne così organo e strumento di imposizione, diffusione e propaganda dei risultati dello scienziato pavese. Un aspetto questo che emerse particolarmente verso la fine del secolo quando Golgi si trovò al centro di due controversie scientifiche legate alle sue scoperte neurobiologiche e citologiche: l'emergere della teoria del neurone in contrapposizione alla concezione morfologico-funzionale golgiana della rete nervosa diffusa, da un lato, e i dubbi che venivano sollevati sulla realtà fisica dell'apparato reticolare interno (uno dei costituenti fondamentali della cellula), poi battezzato apparato di Golgi. Questi due temi forti furono strumentali nell'orientare le ricerche di molti dei collaboratori dell'Istituto di patologia generale.
Golgi non tollerava che i suoi allievi potessero liberamente aderire alla teoria del neurone da lui ferocemente avversata e così le indagini dei collaboratori dell'Istituto, sulla struttura del sistema nervoso, dovevano implicitamente presupporre l'opzione reticolarista (che poi, tautologicamente, veniva sempre "confermata"). Eugenio Medea, che si era formato nel laboratorio pavese prima di dedicarsi alla neurologia clinica, raccontò come nel corso di una sua lezione tenuta nell'Ospedale Maggiore di Milano avesse parlato della teoria del neurone:
Qualunque fosse stata la mia opinione personale in rapporto alla dibattuta questione, mi sarei ben guardato, per riguardo al Maestro, di assumere un atteggiamento favorevole a quella dottrina che sapevo non solo non condivisa, ma avversata tenacemente da lui [...]. Qualcuno (esistono sempre i simpatici mettimale) riferì malamente la mia lezione al Maestro e so che ne fu addolorato. Mi è sempre spiaciuto di avergli, senza mia colpa, cagionato un piccolo dispiacere. Tutto fu poi spiegato e continuarono gli ottimi rapporti con lui (45).
Chi nel laboratorio pavese si imbarcava in ricerche sulla struttura del sistema nervoso era predestinato a diventare più realista del re: riuscire a concludere uno studio scientifico con una prova in più a favore della teoria reticolarista voleva dire suscitare l'interesse di Golgi e acquisirne l'approvazione e la stima (46). Non meraviglia quindi constatare come un marchio di fabbrica tipicamente pavese delle ricerche sul sistema nervoso fosse la decisa opzione reticolarista (47).
Un analogo uso `strumentale' degli allievi è evidente anche nelle ricerche sull'apparato reticolare interno prodotte in seno all'Istituto di patologia generale (48). Golgi scoprì questo organello citoplasmatico nel 1898 (49) ma dovette immediatamente fronteggiare due ordini di problemi per imporlo nel mondo scientifico internazionale. Da un lato l'apparato sembrava uno dei tanti particolari citologici inessenziali che erano all'ordine del giorno nelle pubblicazioni biologiche dell'epoca. Dall'altro la difficoltà con cui si riusciva a riprodurlo sperimentalmente sembrava dar ragione a chi lo considerava una sorta di artificio tecnico, vale a dire un artefatto. Golgi che credeva fermamente nella realtà fisica di questo particolare istologico, adottò la strategia di impegnare molti allievi nel suo studio sperimentale, fronteggiando così le opposizioni critiche che giungevano da più parti e cercando di evitare che l'organello venisse ignorato dalla comunità scientifica internazionale.
Questi due esempi dimostrano come i gradi di libertà della ricerca, nel laboratorio di Golgi, non fossero estesi allo stesso modo per tutti i possibili argomenti di indagine. Se questi riguardavano i punti nevralgici e intellettualmente costitutivi del laboratorio, anche per come era percepito all'esterno, l'unica opzione adottabile era una scelta di campo a favore delle tesi golgiane.

(43) GRASSI, I progressi della biologia, p. 5-6.
(44) Pubblicata a puntate sulla "Rivista Sperimentale di Freniatria e Medicina Legale", venne poi raccolta in volume unico che ebbe una prima edizione parziale nel 1884 presso l'editore Calderini di Reggio Emilia ed una edizione completa l'anno successivo: CAMILLO GOLGI, Sulla fina anatomia degli organi centrali del sistema nervoso, Reggio Emilia, Tip. Calderini, 1885. Il libro venne ristampato dall'editore Hoepli di Milano nel 1886.
(45) MEDEA, Come, quando, dove, p. 5 bis.
(46) Cfr. PENSA, Ricordi di vita universitaria, p. 80-81.
(47) Lavori a favore della rete nervosa diffusa furono pubblicati, tra gli altri, da Achille Monti, Livio Vincenzi, Luigi Sala, Emilio Veratti, Antonio Pensa, Casimiro Mondino. Anche quando un ricercatore aveva lasciato il laboratorio per continuare la carriera in altre sedi universitarie, continuava a prendere posizione a favore della teoria neuroistologica di Golgi.
(48) ARIANE DRöSCHER, Camillo Golgi und seine Strategien zur Anerkennung des Golgi Apparats, in Pratum fioridum, Augsburg, Erwin Rauner Verlag, 2002, p. 61-74. Sulle prime fasi delle ricerche in Italia relative all'apparato reticolare interno si veda anche ARIANE DRöSCHER, L'apparato di Golgi nella ricerca italiana, in Golgi e Bizzozero nel centenario della scoperta dell'apparato reticolare interno, Torino, Accademia di Medicina di Torino-Tipografia Bodrato, 1999, p. 74-82.
(49) PAOLO MAZZARELLO-MARINA BENTNOGLIO, The centenarian Golgi apparatus, " Nature", 392 (1998), p. 543-544; MARINA BENTIVOGLIO-PAOLO MAZZARELLO, The pathway to the celi and its organelles: one hundred years of the Golgi apparatus, "Endeavour", 22 (1998), p. 101-105.

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