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LA SCUOLA GOLGIANA COME ATTEGGIAMENTO METODOLOGICO    


   
La tradizione morfologica pavese


   
Il doppio binario della formazione scientifica di Camillo Golgi


    La nascita ed il primo sviluppo della scuola golgiana


La scuola golgiana come blocco di potere accademico


La scuola golgiana come blocco di potere intellettuale


   La scuola golgiana come atteggiamento metodologico ed epistemologico


 Principali allievi della scuola golgiana


L'esaurimento della scuola golgiana



Golgi e il microscopio formarono un tutt'uno nell'immaginario scientifico italiano della prima metà del Novecento, un binomio che si radicò profondamente soprattutto dopo l'assegnazione del premio Nobel. L'istologia era stata la via e il mezzo dell'eccellenza scientifica dello scienziato lombardo; attraverso il microscopio aveva visto l'intima struttura della materia vivente e addirittura il destino gli aveva assegnato il compito di osservare per primo, con grande esattezza, la fine organizzazione dell'organo più complesso e quindi sfuggente: il cervello. Gli stessi straordinari successi ottenuti attraverso lo studio microscopico degli esseri viventi convinsero Golgi che solo ciò che poteva essere ridotto a`struttura' avesse piena dignità di verità scientifica. In questo quadro concettuale l'istologia assunse una posizione dominante in quanto disciplina che era stata in grado di evidenziare la sostanziale uniformità morfologica dei tessuti viventi al di là delle differenze di specie e funzione:
Così è avvenuto che Zoologia, Anatomia umana e comparata, acquistarono un'impronta ed un indirizzo altamente scientifico venendo rivolte ad un solo scopo: la conoscenza delle origini e delle leggi della vita. Ed è doveroso riconoscere che siffatto collegamento dei vari rami della Biologia, così da risultarne quasi un unico tronco, ha potuto effettuarsi soprattutto per opera di una scienza nuova: la scienza dell'organizzazione, l'Istologia (50).
Nelle mani di Golgi l'istologia o "scienza dell'organizzazione", divenne così una specie di `epistemologia', mezzo e scopo fondamentale del suo programma di ricerca e autentico baricentro concettuale delle discipline biologiche. Era, quella di Golgi, una forma di fisicalismo spinto che privilegiava il dato morfologico e che lo spinse a nettamente sottostimare i progressi straordinari che giungevano da altri settori della biologia, in particolare dalla neurofisiologia (51). Nei lavori di Golgi vi è qualche riferimento, specie prima del 1890, a qualche lavoro neurofisiologico (52); tuttavia mano a mano che i metodi istologici da lui escogitati andavano rivelando straordinarie possibilità di ricerca, egli iniziò sempre più ad ignorare campi scientifici lontani (53). Ciò non significa che Golgi non fosse interessato allo studio delle `funzioni', anzi. La sua opera dimostra come la fisiologia e la fisiopatologia degli esseri viventi fosse uno scopo fondamentale della sua ricerca. Tuttavia lo studio delle funzioni aveva garanzia di attendibilità e poteva considerarsi certo e sicuro solo quando era isolabile all'interno di una cornice chiara e visibile, i.e., solo quando poteva essere ridotto inoppugnabilmente a struttura esplicativa del vivente e dei suoi fenomeni clinico-patologici. Paradigmatici furono gli studi di Golgi sullo sviluppo del plasmodio della malaria nel sangue umano. Fra il 1885 e il 1892, per mezzo dello studio istologico del sangue, egli fu in grado di correlare con precisione quasi matematica le modificazioni di forma del microrganismo con le manifestazioni cliniche dei pazienti, prima fra tutte l'accesso febbrile. E comunque fin dal 1885, nella sua opera sulla struttura del sistema nervoso centrale, lo scienziato lombardo aveva scritto che: "Per ciò che riguarda gli organi centrali del sistema nervoso precipuo compito della moderna Anatomia deve esser quello di mettersi in grado di rispondere ai più urgenti quesiti posti dalla Fisiologia" (54). La morfologia, quindi. come risposta alle domande poste dalla fisiologia (e dalla fisiopatologia). L'importanza del dato strutturale al fine dell'interpretazione funzionale generava l'ossessione per gli "artefatti", intesi come "inganni" che la tecnica istologica poteva ingenerare e che divenne lo spauracchio metodologico di tutta la scuola golgiana (55). L'artefatto divenne anche una comoda scusa per difendere le proprie tesi quando dai disegni degli avversari scientifici, primo fra tutti quelli dello spagnolo Santiago Ramón y Cajal, emergevano particolari che non corrispondevano alle visioni teoriche della scuola. Era facile allora sostenere che le immagini non erano perfette, che vi erano stati dei difetti o degli eccessi di colorazione, che l'operatore non era stato sufficientemente abile, insomma che si era lasciato ingannare dagli artefatti. Da qui i controlli morfologici rigorosi e ripetuti con pedanteria per mezzo di più metodi, così caratteristici della scuola pavese di istologia e patologia generale, al fine di giungere ad un quadro morfologico il più inoppugnabile possibile.
Un carattere epistemologico essenziale della scuola, legato intimamente a questa prevalenza di ciò che può essere visto e dimostrato con immagini, fu l'atteggiamento nei confronti delle "ipotesi". Golgi era un un' induttivista stretto che ammetteva soltanto quelle che chiamava "ipotesi di lavoro", vale a dire quelle inferenze che scaturivano come diretta conseguenza di quanto si poteva dimostrare sotto il microscopio. Solo queste avevano diritto di cittadinanza nella scienza, le altre non erano altro che concezioni ipotetiche basate su altri elementi ipotetici. Secondo Golgi non vi era spazio per idee che andassero oltre l'immediatamente dimostrabile e un serio cultore della biologia non doveva lasciarsi tentare da ipotesi arrischiate (56).
La ripugnanza per le idee creative che andassero oltre quanto visibile attraverso l'oculare del microscopio diventò una caratteristica di tutti i principali allievi dell'Istituto di patologia generale. spaziale

(50) CAMILLO GOLGI, La moderna evoluzione delle dottrine e delle conoscenze sulla vita, "Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere" s. 2, 47 (1914), p. 61.
(51) Su questi aspetti dell'epistemologia golgiana si veda l'importante lavoro di GIOVANNI BERLUCCHI, Emilio Veratti and the ring of the czarina, "Rendiconti Lincei-Scienze Fisiche e Naturali", s. 9, 13 (2002), p. 270-271.
(52) CAMILLO GOLGI, Sulle alterazioni degli organi centrali nervosi in un caso di corea gesticolatoria associata ad alienazione mentale, "Rivista Clinica" s. 2, 4 (1874); ID., Sulla fina anatomia (1885), p. 50-51.
(53) Golgi rivendicò il valore dell'istologia anche in età avanzata in un momento in cui lo studio chimico-fisico delle soluzioni colloidali, così promettente per l'analisi dei fenomeni vitali, sembrava relegarla ad un ruolo secondario. Cfr. GOLGI, La moderna evoluzione, p. 53-104.
(54) CAMILLO GOLGI, Sulla fina anatomia, p. 3; ID., Opera Omnia, I, Milano, Hoepli, 1903, p. 295
(55) BERLUCCHI, Emilio Veratti and the ring, p.270.
(56) Si può rimanere stupiti da questo atteggiamento se si pensa al numero di ipotesi poco fondate o non fondate che furono caparbianiente sostenute da Golgi, come il ruolo trofico dei dendriti ed il significato fisiologico differenziale delle cellule del primo e secondo tipo di Golgi. La teoria della rete nervosa diffusa era per il patologo pavese non già una ipotesi, ma un dato di fatto basato sui risultati sperimentali. In realtà proprio questi non erano `neutri' ma venivano filtrati e selezionati proprio dalle concezioni ipotetiche che dovevano dimostrare o confermare. Vi era alla base del procedimento induttivistico di Golgi una logica `circolare' che poneva tautologicamente nel dato sperimentale una parte del contenuto ipotetico che si voleva dimostrare. Cfr. MAZZARELLO, La struttura nascosta, p. 475-479. Sui presupposti metodologici di Golgi e della sua scuola si veda: GUIDO CIMINO, Idee direttrici e presupposti metodologici nell'opera neurologica di Camillo Golgi, "Physis", 17 (1975), p. 140-148; ID., La mente e il suo substratum, Pisa, Domus Galilaeana, 1984, p. 311-318 e p. 371-381; PAOLO MAZZARELLO, Il positivismo prudente di Camillo Golgi, in Scienza e professione medica nel primo Novecento, Pavia, Università di Pavia, 2001, p. 61-81; BERLUCCHI, Emilio Veratti and the ring, p. 257-272.

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