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IL DOPPIO BINARIO DELLA FORMAZIONE SCIENTIFICA DI GOLGI  


   
La tradizione morfologica pavese


   
Il doppio binario della formazione scientifica di Camillo Golgi


    La nascita ed il primo sviluppo della scuola golgiana


La scuola golgiana come blocco di potere accademico


La scuola golgiana come blocco di potere intellettuale


   La scuola golgiana come atteggiamento metodologico ed epistemologico


 Principali allievi della scuola golgiana


L'esaurimento della scuola golgiana



Camillo Golgi era l'opposto di Giulio Bizzozero. Avaro di parole, lento, quasi esitante, si era iscritto alla facoltà di medicina, "colla sola aspirazione di conseguire regolarmente il mio diploma professionale" (22). La passione per la ricerca scientifica gli era venuta durante gli anni di studio universitari e subito dopo la laurea in Medicina, ottenuta nel 1865, a contatto con Cesare Lombroso, docente di clinica delle malattie nervose (23), di cui divenne assistente ospedaliero. Il futuro fondatore dell'antropologia criminale andava proprio allora avvicinandosi agli argomenti di studio che l'avrebbero fatto diventare, verso la fine del secolo, un vero e proprio `fenomeno culturale' di spessore internazionale. Particolarmente congeniali a Lombroso erano i metodi di studio che cercavano una relazione fra biologia e patologia mentale e che si basavano sostanzialmente su misure antropometriche (particolarmente craniometriche) e sulla soglia differenziale della sensibilità dolorifica dei pazienti psichiatrici (algometria), mentre era sostanzialmente alieno alle tecniche microscopiche e disprezzava l'istologia alla quale considerava adatti "soltanto gli individui di cervice dura" (24). Golgi venne spesso ricordato nelle pubblicazioni di Lombroso della seconda metà degli anni Sessanta, come zelante collaboratore dei suoi programmi sperimentali (25). Sotto la guida dello psichiatra egli pubblicò nel 1868 la sua prima nota scientifica (26) su di un caso di pellagra, nel 1869 l'ampia monografia Sull'eziologia delle alienazioni mentali (27) e si occupò di Diagnosi medico-legali eseguite col metodo antropologico e sperimentale (28). Golgi iniziò, tuttavia, a rendersi conto delle gravi deficienze metodologiche di Lombroso il quale, da dichiarato positivista, affermava che l'attività scientifica dovesse basarsi su un'ampia raccolta di `fatti', ma nella realtà era spesso spinto a generalizzazioni teoriche non assoggettabili ad un rigoroso controllo sperimentale. Iniziò così ad avvicinarsi a Giulio Bizzozero e ad assimilare metodi e tecniche della ricerca microscopica di cui il giovanissimo ricercatore era oramai considerato protagonista indiscusso. Infatti:
[...] i metodi di indagine suggeritigli dal maestro [Lombroso] non l'appagano; i dati antropometrici, somatici e quelli di indole puramente clinica non rispondono che assai parzialmente al desiderio di approfondire l'intima essenza dei fatti morbosi.
Da giudizi da lui [Golgi] espressi più tardi sul Lombroso, vien fatto di pensare che lo ritenesse troppo incline a deduzioni avventate e non rigorosamente aderenti ai precetti che proprio dal Lombroso stesso erano stati proclamati, che dovesse la psichiatria essere scienza positiva di osservazione. Sottrattosi, forse per questo alla sua direzione, intensifica invece i rapporti col Bizzozero (29).
Nel Gabinetto di patologia sperimentale si accese così la vocazione sperimentale di Golgi per gli studi istologici, quell'opzione morfologica che avrebbe ispirato la sua vita scientifica. Il nuovo indirizzo di indagine sugli esseri viventi, scoperto dopo la laurea, ebbe l'effetto di una rivelazione. Se fu quindi Lombroso ad accendere nel giovane assistente la passione per il sistema nervoso, fu tuttavia Bizzozero a mostrargli la via istologica alla neurobiologia e più in generale alla ricerca sperimentale. Da quel momento Golgi non si staccherà più dal microscopio e dal controllo rigoroso dei fatti sperimentali ottenuto per mezzo di questo strumento.

(22) PAOLO MAZZARELLO, Un inedito autobiografico di Camillo Golgi, "Istituto Lombardo (Rend. Sc.) ", B 127 (1992), p. 334.
(23) Cesare Lombroso tenne il corso di clinica delle malattie mentali e di antropologia in qualità di "Docente privato" nell'anno accademico 1863-64; cfr. "Annuario della Regia Università di Pavia", anno scolastico 186364, p. 7 e p. 23. Dall'anno accademico 1864-65 al 1866-67 fu professore incaricato delle stesse materie e dal 1867-68 al 1875-76 professore straordinario di clinica delle malattie mentali; l'insegnamento dell'antropologia, su incarico, gli rimase fino al 1869-70. Cfr. "Annuario della Regia Università di Pavia" negli anni accademici compresi fra il 1863-64 e il 1875-76 e DRöSCHER, Le facoltà medico-chirurgiche italiane, p. 267 e p. 490.
(24) GRAssi, I progressi della biologia, p. 62.
(25) Si veda ad esempio: CESARE LOMBROSO, Le pigmentazioni e l'erpetismo nelle alienazioni mentali, "Giornale Italiano delle Malattie Veneree e della Pelle", 4 (1867), p. 17; Apoplessia e rammollimento del cervello seguita da mania epilettica e da ematomi intermuscolari e sottoperiostei, "Rivista Clinica", 7 (1868), p. 206; Sulla pellagra maniaca e sua cura, "Giornale Italiano delle Malattie Veneree e della Pelle", 4 (1868), p. 84; Pseudomelanosi ed infiammazione corticale del cervello e mania per causa morale, "Rivista Clinica", 7 (1868), p. 302.
(26) CAMILLLO GOLGI, Storia di pellagra non maniaca, "Gazzetta Medica Italiana-Province Venete", 11 (1868), p. 389-390.
(27) CAMILLO GOLGI, Sull'eziologia delle alienazioni mentali in rapporto alla prognosi ed alla cura, "Annali Universali di Medicina", 207 (1869), p. 564-632.
(28) CESARE LOMBROSO-CAMILLO GOLGI, Diagnosi medico-legali eseguite col metodo antropologico e sperimentale, "Annali Universali di Medicina", 223 (1873), p. 225-285.
(29) PENSA, Pietro Moscati, Antonio Scarpa, p. 271.

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