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PRINCIPALI ALLIEVI DELLA SCUOLA GOLGIANA   


   
La tradizione morfologica pavese


  
 Il doppio binario della formazione scientifica di Camillo Golgi


    La nascita ed il primo sviluppo della scuola golgiana


La scuola golgiana come blocco di potere accademico


La scuola golgiana come blocco di potere intellettuale


   La scuola golgiana come atteggiamento metodologico ed epistemologico


 Principali allievi della scuola golgiana


L'esaurimento della scuola golgiana



La forte personalità di Golgi impose naturalmente queste opzioni metodologico-scientifiche ai molti allievi che passarono nel laboratorio a partire dalla fine degli anni Settanta. Un'analisi anche sommaria delle pubblicazioni uscite dal centro pavese evidenzia chiaramente la loro filiazione golgiana, la coerenza dei temi di ricerca affrontati dagli allievi, l'uso di tecniche originali in gran parte sviluppate all'interno del laboratorio che permettevano l'invasione di nuove "nicchie" scientifiche, gli argomenti di studio legati agli interessi "di scuola". Oltre alle classiche ricerche sulla struttura del sistema nervoso, che dopo un periodo di grande espansione si esaurirono anche come conseguenza delle barriere ideologiche imposte da Golgi, nemico dichiarato della più promettente teoria del neurone, le ricerche fondamentali riguardarono la nascente microbiologia (in particolare in relazione agli studi di Golgi sulla malaria) e la struttura dell'apparato reticolare interno. In ognuno di questi settori vi furono contributi originali degli allievi di Golgi che subirono fortemente l'influenza della sua personalità scientifica. Volendo fare qualche esempio significativo basterà ricordare la scoperta dei corpi della rabbia da parte di Adelchi Negri e la loro interpretazione patogenetica in evidente analogia con quanto descritto da Golgi per lo sviluppo del plasmodio della malaria nel sangue umano (57), oppure le diverse decine di lavori dedicati all'apparato di Golgi con in testa quelli di Aldo Perroncito che lo osservò in vivo descrivendone dettagliatamente la frammentazione in tanti elementi da lui chiamati "dittiosomi" e la sua distribuzione alle due cellule figlie durante la divisione cellulare (58).
Anche se mancano precise stime quantitative sulle variazioni anno per anno degli allievi frequentatori del laboratorio (59), attorno al 1900 essi furono sicuramente attorno alla trentina, una cifra certamente cospicua. Golgi era molto attento nel selezionarli prima di ammetterli nel suo istituto; poi venivano seguiti dagli assistenti ma anche controllati dallo stesso direttore il quale passava frequentemente ad osservare i loro risultati sperimentali (60). Dopo l'iniziale apprendistato delle tecniche microscopiche e dei metodi istologici più comuni, gli studenti più ambiziosi e brillanti avevano la possibilità di imbarcarsi in ricerche originali e non raramente giungevano alle loro prime pubblicazioni entro l'anno di laurea (61).
Allora diventavano spesso dei discepoli. Ognuno sapeva di lavorare in un laboratorio che permetteva grandi opportunità e certamente provava la tensione della ricerca d'avanguardia e percepiva la possibilità di legare il proprio nome ad una scoperta, di lasciare una traccia nella scienza. Vi era coesione, spirito di corpo, consapevolezza e fierezza di appartenere ad una "gloriosa scuola di Istologia e Patologia" (62), un'appartenenza che veniva rivendicata anche quando la sede del lavoro scientifico non era più Pavia (63). Golgi, per quanto irraggiungibile, era l'esempio vivente a cui ispirarsi. La sua genialità sperimentale e il suo metodo sicuro lo avevano portato all'apice della scienza mondiale. Così, chi si trovava nel laboratorio, sapeva di non lavorare nelle retrovie, ma di muoversi in quella terra di confine della ricerca, là dove un esperimento può svelare un'importante novità. Poche volte nei laboratori italiani dell'ultimo secolo e mezzo si deve essere respirata un'aria simile e gli esempi che vengono immediatamente alla mente sono quelli del laboratorio romano di Enrico Fermi, di quello neurofisiologico di Pisa di Giuseppe Moruzzi e di quello istologico di Torino di Giuseppe Levi.
Le opportunità fornite da Golgi vennero raccolte da molti allievi che riuscirono a legare il loro nome a ricerche importanti. Aldo Perroncito identificò le modificazioni morfologiche e la cinetica della rigenerazione del nervo periferico, dopo sezione sperimentale, Vittorio Marchi, grazie all'influenza di Golgi, mise a punto il metodo che porta il suo nome per la colorazione della mielina (e che permise la descrizione delle vie nervose centrali), Emilio Veratti descrisse con grande precisione il sistema canalicolare della fibra muscolare legato alle funzioni del reticolo sarcoplasmatico, Adelchi Negri scoprì i corpi della rabbia nel cervello degli animali (e dell'uomo) affetti dalla malattia, Giulio Rezzonico con Golgi individuò gli imbuti cornei della mielina, Carlo Martinotti descrisse le cellule ad assone ascendente della corteccia cerebrale che ancora portano il suo nome. L'eccellenza educativa del laboratorio è anche evidente dai ricercatori che vi trascorsero periodi di studio e poi fecero grandi scoperte lontano da Pavia, come Battista Grassi che scoprì la zanzara Anopheles responsabile della malaria umana e Antonio Carini che scoprì in Brasile lo Pneumocystis carinii, il microrganismo che provoca frequenti pneumopatie in corso di immunodeficienza acquisita. Innumerevoli furono poi le osservazioni originali, ripetutamente citate nelle riviste internazionali dell'epoca, legate, fra gli altri, ai nomi di Giovanni Marenghi, Casimiro Mondino, Luigi e Guido Sala, Antonio Pensa, Romeo Fusari, Achille Monti, Edoardo Gemelli, Ottorino Rossi. Significativo fu anche il numero di coloro che, trascorso un periodo di formazione e perfezionamento nel laboratorio di Golgi, ebbero poi carriere prestigiose in settori lontani dall'istologia, dalla patologia generale e più in generale dalle discipline di base, come gli internisti Cesare Frugoni ed Antonio Gasbarrini, lo pneumologo e tisiologo Eugenio Morelli, il chirurgo Giuseppe Salvatore Donati (64). Nel laboratorio non vi era misoginismo ispirato dall'alto e i tanti pregiudizi positivistici sull'inferiorità mentale della donna non trovavano terreno fertile. Nel 1886 lo stesso Golgi presentava alla Società medico-chirurgica pavese una comunicazione della studentessa di medicina Anna Kuliscioff (65) sulle febbri puerperali. Negli anni seguenti altre donne verranno accolte nel laboratorio come Lina Luzzani, che proprio nei locali di Palazzo Botta conoscerà il futuro marito Adelchi Negri e diventerà nota per i suoi studi sulla rabbia sperimentale, Costanza Boccadoro che aiuterà Golgi nelle sue ultime ricerche sperimentali, Eugenia Berzolari studentessa in Scienze naturali e Piera Locatelli che diventerà nota per alcune ricerche sull'organogenesi indotta negli arti del tritone.
L'Istituto diretto da Camillo Golgi fu anche, per un certo periodo, polo d'attrazione per ricercatori in visita provenienti da diversi paesi europei e dagli Stati Uniti, come il norvegese Fritjof Nansen, illustre biologo e premio Nobel per la Pace nel 1922, il russo Serge Soukhanoff, studioso dell'apparato di Golgi, l'olandese Cornelius Ubbo Ariëns Kappers, noto per i suoi studi neurobiologici, l'americano Henry Herbert Donaldson, poi direttore del Wistar Institute of Anatomy and Biology di Philadelphia.

(57) CAMILLO GOLGI, L'opera scientifica di Adelchi Negri, "Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Pavia", 27 (1912), p. 87-124;EMILI VERATTI, L'interpretazione dei corpi del Negri cinquant'anni dopo la scoperta, Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Pavia", 67 (1953), p. 1-13.
(58) ALDO PERRONCITO, Contributo allo studio della biologia cellulare. Mitocondri, cromidii e apparato reticolare interno nelle cellule spermatiche, "Memorie e Rendiconti dell'Accademia Nazionale dei Lincei (CI. Sc. Fis. Mat. Nat)", 38 (1910), p. 24-261. Cfr. ARIANE DRöSCHER, L'apparato di Golgi nella ricerca, p. 79.
(59) Forse una risposta potrà giungere dalla documentazione conservata nell'Istituto di patologia generale che ancora deve essere analizzata in dettaglio.
(60) Cfr. PENSA, Ricordi di vita universitaria, p. 69: MEDEA, Come, quando, dove, p. 4.
(61) Sede privilegiata della prima diffusione delle ricerche del laboratorio di Golgi fu la Società medico-chirurgica di Pavia fondata nel 1885. Il Bollettino del sodalizio aveva una discreta circolazione internazionale. Tuttavia Golgi, quando lo riteneva necessario, appoggiava le pubblicazioni importanti dei suoi allievi sulle più prestigiose riviste italiane e tedesche.
(62) "Gazzetta Medica Lombarda", (1902), p. 434.
(63) Certamente nel caso di Golgi e forse ancor più di Bizzozero si può parlare di "dispersed research schools", intendendo la disseminazione nel territorio degli allievi che tuttavia mantenevano un forte senso di appartenenza alle origini. Cfr. i riferimenti in GERALD L. GEISON, Research schools and new directions in the historiography of science, "Osiris", 8 (1993), p. 236.
(64) Naturalmente questi nomi sono riportati a scopo indicativo. Elenchi più consistenti si possono reperire in MAZZARELLO, La struttura nascosta, passim.
(65) ANNA KOULISCIOFF, Sui microrganismi dei lochj normali, "Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Pavia", 1 (1886), p. 62-64.

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